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I miei occhi cerulei incontrano quelli rossi......

Incontri ravvicinati con la fauna

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I miei occhi cerulei incontrano quelli rossi... inviata il 27 Ottobre 2025 ore 18:24 da Matteoorlandofotografo. 0 commenti, 24 visite. [retina]

, 1/1600 f/10.0, ISO 640, mano libera. Parco delle Madonie, Italia.

I miei occhi cerulei incontrano quelli rossi del saettone: quando l'uomo e la natura si riconoscono nelle Madonie Carissimi amici, oggi vi porto con me per mostrarvi il mio amico: sono in compagnia del Saettone occhi rossi (Zamenis lineatus), una creatura elegante e che mi affascina davvero molto, è un endemismo dell'Italia meridionale e della Sicilia. Qui, nel cuore delle Madonie, la sua presenza è abbastanza rara non comune. Davanti a me, il saettone mi osserva con i suoi occhi rossi accesi. C'è qualcosa di magnetico in quello sguardo, un equilibrio perfetto tra curiosità e prudenza. Io lo guardo, lui guarda me, e per un istante sento che tra noi non c'è distanza: solo due " animali " che si riconoscono, ognuno custode del proprio territorio, il paesaggio delle Madonie si miscuglia come un dipinto vivente. I lecci sempreverdi si intrecciano con il foliage autunnale. I suoi occhi rossi non sono solo un dono particolare estetico, ma il risultato di pigmenti particolari nell'iride, la cui intensità può cambiare con l'età e la luce. Nei giovani la tonalità tende all'arancio, mentre negli adulti si fa più profonda, quasi sanguigna. Forse è un modo della natura per renderlo unico. Il saettone occhi rossi è un serpente non velenoso, ma molto agile e rapido, capace di arrampicarsi tra i rami spinosi. Nelle Madonie, si nutre di piccoli roditori, come topi e arvicole, ma anche di lucertole, nidiacei e uova d'uccello. È un predatore discreto, che caccia soprattutto nelle ore tiepide del giorno, muovendosi con attenzione, percependo ogni vibrazione del terreno. Così contribuisce al fragile equilibrio dell'ecosistema, mantenendo sotto controllo le popolazioni di piccoli animali e favorendo la salute del bosco. Con l'arrivo dei primi freddi autunnali, quando le giornate si accorciano e l'aria delle Madonie si fa più frizzante, il saettone inizia a cercare un rifugio sicuro per il letargo. Generalmente, tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, si ritira in cavità sotterranee, tra le radici degli alberi secolari, nei muretti a secco o in crepacci rocciosi dove la temperatura rimane stabile. Lì trascorrerà i mesi invernali in uno stato di quiete profonda, risparmiando energie fino al ritorno della primavera, quando la luce e il calore lo richiameranno a nuova vita. Nell'arco degli anni, sono proprio specie come questa, delicate e preziose, che dovrebbero essere conservate e protette. Purtroppo, il loro equilibrio naturale è spesso minacciato dagli ungulati, in particolare dallo spopolamento incontrollato dei suidi, che scavano il terreno, distruggono tane, habitat e nidi, alterando profondamente l'ambiente in cui il saettone vive. È un richiamo silenzioso alla responsabilità dell'uomo, che dovrebbe imparare a custodire e non solo osservare, a proteggere ciò che rende unico ogni frammento di natura. La livrea dorata del saettone, attraversata da sottili bande più scure, si fonde perfettamente con la luce calda della Sicilia. È una pelle che racconta le stagioni, i riflessi del sole e le ombre del sottobosco. E forse, se ci pensiamo bene, l'uomo non è poi così diverso dal saettone. Anche noi attraversiamo stagioni di luce e di silenzio, momenti in cui cerchiamo il calore e altri in cui abbiamo bisogno di ritirarci nel nostro “letargo” interiore per ritrovare il nostro equilibrio. Come il saettone che si affida alla montagna, anche noi dovremmo imparare a fidarci della natura, a viverla non come un possesso ma come una casa da rispettare. Matteo Orlando Fotografo Naturalista-Divulgatore



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