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| inviato il 08 Agosto 2025 ore 13:00
................... ci ha insegnato tanto ...... grazie .................. |
| inviato il 08 Agosto 2025 ore 14:53
Vero. A me personalmente ha insegnato che: 1) Non esiste "la Fotografia" perchè i generi sono tanti. Ciascuno deve trovare quello in cui rende meglio, cercando un equilibrio tra passione e opportunità. Intendo dire che non sempre il genere versp cui si ha più passione è quello per cui si hanno le possibilità e magari neppure quello dove si ha talento. 2) Le foto sono buone se "Lavorano", ossia servono ad uno scopo. Però possono anche essere belle. A lui interessava meno il fine estetico perchè il suo lavoro necessitava di foto utili, ma non tutti fanno foto per lavoro e non tutti i lavori sono di reportage. 3) Le foto sono memorie. Se sono fatte ad un contesto sociale, hanno tutte un valore come testimonianza di un epoca. GBG diceva di non eliminare mai i negativi (cancellare i raw per noi digitali). Prima o poi arriverà qualcosa che darà uno scopo a quello che si vede. Col senno di 15 anni dopo, ammetto che aveva ragione. Mi trovo spesso a ripescare immagini che inizialmente avevo scartato, salvate da un diverso modo di vederle o post processarle. 4) Non si ricorderanno te, ma di quello che hai lasciato. Teneva tantissimo al suo archivio gigantesco di foto come lascito documetale di un lungo periodo storico e dell'evolversi dalla società. Della fama personale come "autore" non ho mai sentito alcuna traccia nelle conversazioni. 5) Essere fotoamatore vuol dire essere libero. Anche un professionista, quando fa foto per se, per i suoi progetti, è un fotoamatore. Mi esortava a non fare foto casuali, ma a scegliere un percorso e organizzare un progetto, anche più di uno se volevo evitare di stare confinato su un solo tema. L'importante è dare un senso nel tempo a quello che si fa. Allora pensavo che fosse un consiglio dettato dal suo orientamento alla pubblicazione di libri , mentre nella "mia" epoca, non è più necessario. Col tempo ho invece capito che il senso è più profondo. Nessuna foto da sola comunica nulla. La capacità comunicativa è tutta nel testo che correda la foto (titolo, discalia). Però la foto mantiene una funzione collaterale particolare: convince, rende credibile il testo e lo arricchiste di aspetti emotivi. Ora, se uno non ha la vena da scrittore, l'unica alternativa che ha di "narrare" qualcosa è di usare più immagini. Con una dopo l'altra si riduce l'ambiguità di significato della immagine isolata e senza contesto. Lentamente emerge un racconto. Per questo serve un progetto. E' nel progetto che va messa l'idea, non in una singola foto. Potrebbe essere buona anche un foto che ha 95% di estetica e 5% di coerenza con il progetto. 6) Fotografia è un termine ambiguo: è usato per indicare un processo e un risultato, che sono due concetti estremamente diversi. Fare un workshop con uno bravo (anche non necessariamente top come GBG) insegna molto del processo. Il nozionismo invece lo lascio ai cultori della storia della fotografia. Nessuna mostra o libro insegna così tanto sul processo come affiancare un professionista. Assistere alle sessioni di selezione di immagini e di ritaglio, mi ha insegnato molto anche per l'applicazione a foto "tette e culi", come le chiamano i denigratori. Infine, mi resta il ricordo di una lunga conversazione durante una cena in cui gli ero seduto a fianco. Il tema era una mia previsione (nel 2009) di come sarebbe cambiato il processo di acquisizione delle immagini, ad esempio in eventi sociali o sportivi, ossia un maggiore uso della "raffica" (oggi anche a 360°) e poi selezione al computer. Lui era ovviamente inorridito dall'ipotesi e io cercavo di spiegargli che questo non cambia la necessità di avere "occhio", ma semplicemente sposta l'attività di selezione in una fase diversa. Ovviamente non sono riuscito a convincerlo della equivalenza per mille ragioni e va bene così. Quello che però che mi ha stupito è stata la dispobilità ad affrontare seriamente l'argomento, ma sempre con modi gentili anche se determinati, ognuno sulle proprie posizioni. Insomma, un esempio di come essere sarcastici o arroganti non serva alle persone che sono veramente competenti. Ora (2025), mi capita di attivare la raffica di tanto in tanto, più che altro per giocare un po' con la tecnologia oppure se ho soggetti in movimento imprevedibile. La gran parte delle volte però mi accorgo che la foto migliore è la prima della sequenza e penso: "potevo evitare di attivare la raffica e fidarmi dell'instinto con uno scatto unico". Ecco, in quei momenti, mi viene sempre in mente lui. |
| inviato il 08 Agosto 2025 ore 17:13
Interessanti riflessioni! |
| inviato il 08 Agosto 2025 ore 17:22
C'erano Hansel Adams e Gianni Berengo Gardin, il bianconero che parlava,complimenti ciao Mauro |
| inviato il 08 Agosto 2025 ore 20:51
Motofoto si può stampare quanto ben scritto sopra a mo' di epitaffio indelebile nel tempo del grande Maestro ? |
| inviato il 08 Agosto 2025 ore 22:24
Hansel e Berengo, due grandi della fotografia e grazie per avere condiviso questa straordinaria esperienza e per la fortuna di essere stato al suo fianco. I suoi scatti parleranno sempre di lui Chapeau Ciao Mario |
| inviato il 09 Agosto 2025 ore 20:33
Veramente straordinario Gianni Berengo Gardin il" Mozart della fotografia"un grande maestro che ha fatto storia ! |
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