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La Bottega di Stefano si trova in un piccolo borgo nel cuore della valle del Casentino. Terra di leggende e magia, circondata di monti dalle foreste ombrose e da eremi al riparo dal tempo. Per raggiungerla attraverso un Arno che è giusto un ragazzo appena sceso dal Monte Falterona. Sulle rive, ancora offuscate dalla bruma del mattino, scorgo quella pietra bianca che fu materia per scalpellini fino ad un recente passato. Il Laboratorio è proprio sotto casa sua. L'ha costruita in buona parte da solo, intorno ai 30 anni, nelle ore oltre il lavoro. Sì, perché Stefano non è stato sempre un liutaio. Fino a 40 anni era un falegname di pregio, con un capannone nella Valle. Poi, con l'avvento dell'euro, qualcosa si è rotto. Sempre meno clienti potevano permettersi un mobile di fattura artigianale o il restauro di ciò che gli era stato tramandato. Insomma, l'attenzione per l'oggetto di valore andava perdendosi. Ragioni culturali ed economiche insieme, spezzavano un legame durato secoli. Quando ci incontriamo, trovo un uomo sorridente e sereno, fiero e appagato del suo lavoro. Eppure, nelle poche ma intense ore che trascorriamo, non riesco a smettere di interrogarmi su come abbia saputo reinventarsi totalmente un mestiere, tantopiù difficile ed esclusivo come il liutaio, a 40 anni suonati e con una famiglia sulle spalle. Come abbia affrontato quel passaggio. Ad un certo punto glielo chiedo. Mi risponde con delicatezza che non è stato facile e, con uguale determinazione, che ha sempre avuto estrema fiducia nelle sue capacità manuali. A queste si è aggrappato ed alla sua passione per il violino che iniziava proprio allora a rafforzarsi. Quello strumento elegante e minuto, retto da un fasciame di legno spesso appena 2 millimetri. Poca materia e molta magia. Imparò proprio dal suo come fosse fatto. Passò mesi a costruirne e portarli in prova a musicisti che nel frattempo aveva conosciuto. Fino a che trovò il coraggio di presentare un suo strumento ad una famosa bottega fiorentina. Quei signori, che avevano sempre praticato la liuteria, frequentato le scuole di formazione giuste, lo osservarono con curiosità. Il giorno successivo, Stefano ricevette una telefonata. Il Violino era piaciuto, al punto che gli offrirono di collaborare. " Fu come rinascere", sussurra mentre scava il legno d'abete con una sgorbia. Da quel giorno sono trascorsi vent'anni. I suoi strumenti, oggi, hanno un prezzo decisamente diverso da allora. Compiono giri immensi nel mondo. Cina, Giappone, Australia. Lui continua a suonare il violino, sempre con la stessa insegnante, a cui avverto quanto sia legato da profonda gratitudine per averlo sostenuto in questo percorso di grande cambiamento. Ha affinato il suo orecchio, sa cosa cercare dalle diverse essenze in base alla sensibilità del musicista. Da appassionato e liutaio, è anche perfettamente consapevole che questi strumenti avranno una vita lunga e che il loro meglio lo daranno quando lui non ci sarà più. E' come se lanciasse dei messaggi che solo il futuro potrà ascoltare. Ci ridiamo sopra. Non importa in realtà, perché già adesso sanno regalargli un appagamento profondo. Si è fatto tardi. Lo aspetta la sua insegnante di inglese. "Quando arrivano compratori da altri continenti, qualcosa devo pur capire ", mi dice sorridendo. A 60 anni c'è ancora molto da imparare e per le insolite traiettorie che alcune vite sanno compiere, si è soltanto all'inizio.
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