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Martedì 20 giugno 2017 salita al monte Etna. Una montagna senz'anima, un'indifferenziata massa nera, bruciata nel corso del tempo da eruzioni, lave, lapilli.
Anche la bruta materia ha perso la sua 'vita' di roccia, che una volta avrà avuto un aspetto più sereno e vitale all'occhio umano.
Come una notte nera in cui tutto è indifferenziato, senza identità nelle connotazioni strutturali.
Un senso di desolazione e tristitudine, che apre ad una rarefazione dei sentimenti.
Si percepisce un marcato senso di ostilità del colosso alla presenza umana.
"L'universo tace, il silenzio e la notte se ne impadroniscono...
Tutto si muta in una vasta solitudine dove i fenomeni inosservati trascorrono muti e sordi.”, (Diderot, alla voce 'Encyclopédie' ).
Terra terra nelle note logistiche dei costi, marcata l'esosità degli esborsi per la visita.
30 euro a persona (senza sconti per gli anziani ed i bambini al di sopra dei 4 anni) in una salita a quota 2500 metri dal rifugio Sapienza, a bordo di vecchie e scricchiolanti vetture della funivia. Per salire sui 3000 e passa metri, solo a bordo di jeep e con guide. Costo altri 63 euro.
Ad una famiglia di 2 persone e di 2 ragazzi, viene a costare 372 euro.
E anche i servizi pubblici (come già detto in una mia precedente nota) lasciano assurdamente a desiderare.
Un bus di linea di una sola società, con un'unica partenza la mattina alle ore 8.15 ed una sola corsa di ritorno alle 16.15
Se per il rientro non fossero venute a prendermi due amiche, avrei dovuto sedermi in meditazione sino al pomeriggio.
Ah, è ovvio che tutto quanto scritto è soltanto una descrizione succinta di quanto da me provato nei luoghi della visita.
(paolo patrone)
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