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Resoconto di un viaggio al tempo di Covid-19...

Varie ed eventuali

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Resoconto di un viaggio al tempo di Covid-19 inviata il 06 Maggio 2020 ore 14:21 da Edecapitani. 6 commenti, 430 visite. [retina]

1/320 f/7.0, ISO 80, mano libera.

Prime ore di un mattino di primavera Covid-19 Mi avvicino al confine del confino condominiale, un'arietta frizzante mi attrae come un richiamo, costeggio la rete che mi separa dalle sanzioni, giungo al cancelletto che mette in comunicazione il giardino con i campi di granturco ed ecco che il varco è insolitamente aperto invitandomi a compiere il passo fatale. Un brivido di eccitazione e timore mi percorre da capo a piedi, mi guardo intorno… nessuno… infilo la mano nella saccoccia dei pantaloni in cui ho riposto l'autocertificazione – non so se la prima, la quarta o la diciannovesima – la tocco per assicurarmi che ci sia veramente, come se fosse il passaporto della mia salvezza e mi inoltro tra i giovani virgulti di granturco. Cammino, cammino ed ecco mi appare dinnanzi la breve macchia di robinie e querce che delimita il campo ad Ovest. La brezza mattutina, il ciarlare degli uccelletti, il dolce e invitante profumo dei fiori di robinia, tutta la sinfonica birbonaia di primavera mi solletica, le nubi in cielo corrono verso sud e portano il cuore lontano. Tasto ancora l'autocertificazione, mi guardo intorno e mi addentro nella macchia. Passo dopo passo cammino e cammino, non so per quanto tempo, non so in qual direzione. Cammino e la macchia diviene un boschetto, il boschetto una foresta sempre più fitta. Che cosa sta accadendo? Controllo ancora la tasca e l'autocertificazione è sempre lì, sono sveglio e vigile in un giorno dell'era Covid-19, lì a pochi metri da me ci deve essere la mia casa, fra poco cominceranno le ronde di zelanti che controllano l'ottemperanza alle disposizioni del dpcr. E cammino e cammino, robinia dopo robinia, quercia dopo quercia, un coniglio selvatico attraversa il sentiero, poi sfreccia un'astuta volpe ed ora una nube si abbassa e mi avvolge. Non percepisco più il trascorrere del tempo e non so più dove sia l'ovest di casa mia, il sud-est del Number1 e il settentrione dei monti lontani di cui conosco i nomi, cima per cima (beh quasi), perché prima di morire li voglio salire tutti quelli che vedo da Paullo, dal monte Rosa alla Presolana, e quelli che indovino dietro le avanguardie. Ed ecco che all'improvviso nella fredda nebbia si apre un altro varco, come un taglio di luce. Capisco che non è la porta del rientro, che faccio? Vada via ai ciapp, lo attraverso e – o mioddio – quel che appare ai miei occhi è come un sogno, simile ad un mondo che ho già attraversato in un altro tempo, tanto tempo fa, simile ma non lo stesso: valli erbose abitate da rare conifere, erte lambite da una pioggia di luce meridiana e impervie torri rocciose che sfidano il cielo – o lo amano – fino a toccarne le nubi. Sono solo, di quella solitudine che ho sempre amato e che fin da ragazzo ho cercato con la bicicletta, con le gambe e con il cuore. Solo in una vastità simile a quella in cui già fui immerso e che cercai vanamente di confinare in una fotografia e la feci pure “panoramica” – oh stolto! – per farci star dentro più vastità possibile. Un luogo simile ma non uguale, ci sono particolari che spostano quel luogo in un'altra dimensione ma non li so descrivere e non so in che dimensione mi trovo. Ehi, laggiù c'è M 49 che sta amabilmente conversando con uno stambecco ed è una cosa strana perché M 49 è un orso “problematico” (così hanno detto concordi i telegiornali) e non dovrebbe essere qui, è stato beccato senza mascherina e messo ai domiciliari in una comunità di recupero per animali difficili non so dove. Non so più cosa pensare – eppure l'autocertificazione è sempre lì nella mia tasca – ma rimango qui. Sì, rimango qui e tu, ombra mia che fedelmente mi segui da 12 lustri, per una volta abbandonami, lasciami qui, torna sui miei passi oltre il varco, attraversa la selva di querce e robinie, attraversa il tempo, prendi il mio posto nel mondo covid-19 per sbrigare le faccende che mi competono, troverai una nuova autocertificazione e le mascherine nel cassetto del comodino. Prenditi pure la mia voce, qui nella solitudine non mi occorre proferir minchiate e per cantare bastano il cuore, gli occhi e il respiro, laggiù invece la mia voce ti renderà credibile. Sii una buona compagna per i miei cari e per Blackie (anche se non credo che lui si farà ingannare), verrai poi a riprendermi quando sarà finita la fase 2.



Vedi in alta risoluzione 19.5 MP  



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avatarsenior
inviato il 06 Maggio 2020 ore 15:40

Bellissime e entrambe, foto e racconto e per un momento mi hai fatto uscire di casa, almeno con il pensiero...Complimenti

avatarsupporter
inviato il 06 Maggio 2020 ore 16:12

Grazie Benny!

avatarsupporter
inviato il 08 Maggio 2020 ore 11:10

Monumentale racconto profondamente bello.
I miei sentiti complimenti; peccato che la lontananza attuale non mi consente di proporti un'uscita in bicicletta con fotocamera, con poche chiacchiere, a condividere il piacere della solitudine. Da due anni ho il piccolo sogno di salire fino all'Iseran e mi sa che anche quest'anno tutto quanto si coniugherà in qualcosa di simile al tuo scatto. Il potere della mente, tuttavia, non conosce limiti e, in certe occasioni, il Covid non esiste più.
Un saluto.
Paolo

avatarsupporter
inviato il 08 Maggio 2020 ore 11:14

Grazie Paolo, appena possibile sarò felice di fare l'uscita in bicicletta. L'Iseran l'ho fatto tantissimi anni fa: bellissimo scenario e pedalabile. Ancor più bello e molto più impegnativo il Galibier, oggi non so se lo rifarei

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2020 ore 13:21

Gran bel paesaggio magistralmente ripreso. Complimenti per la foto e per la didascalia che rende quasi come fosse l'inizio di un bestseller di cui si attende il seguito. Un saluto e complimenti.

avatarsupporter
inviato il 10 Maggio 2020 ore 14:34

Grazie Dylan


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