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Non so bene per quale motivo mi è saltato in mente di viaggiare in bici, probabilmente per sperimentare un modo davvero alternativo di vivere le vacanze, sta di fatto che dopo averlo proposto ad un amico decidiamo di partire alla volta del Lago Trasimeno. L'idea era quella di percorrere la Provincia di Cuneo da nord verso sud per raggiungere la costa Ligure che ci avrebbe accompagnato fino alla Toscana dove dopo alcune decine di chilometri di costa ci saremmo spinti verso l'entroterra attraversando la Provincia di Pisa e di Siena per arrivare fino al Trasimeno. Cominciamo a tracciare percorsi e alternative, tappe e punti di sosta e ci rendiamo presto conto che il percorso risulta davvero interessante. Nel periodo successivo alcuni miei acciacchi mettono in seria discussione la possiblità di partire in bici, fortunatamente tutto si risolve e decidiamo di partire il 19 agosto. Il periodo precedente alla partenza è uguale per tutti i viaggi, iniziano i preparativi, si sistemano le bici, si compra ciò che serve e il 18 agosto tutto il necessario è saldamente ancorato al sedere delle biciclette che ora risultano davvero pesanti e ingombranti con circa 10-15kg stretti al portapacchi, facendo un giro di prova inizio a rendermi conto di che cosa sto andando in contro. Sarà dura.
Il 19 agosto intorno alle 8 partiamo in direzione Bastia Mondovì dove ci attende il primo campeggio.
I primi 50 km di viaggio scorrono veloci e leggeri, siamo freschi e la strada è in piano, attraversiamo diverse zone nel pinerolese senza incontrare strade troppo trafficate, la campagna piemontese ci accoglie bene, pedaliamo tra paesi e campi coltivati il viaggio è rilassante nonostante Stefano spinga troppo secondo i miei gusti, anche perchè mi è tornato un fastidioso dolore al ginocchio che accompagna le mie uscite in bici da un bel po' di tempo. Intorno alle 11 e mezza comincia a farsi sentire il caldo che avvolgerà le ultime settimane di Agosto, fastidioso e stancante ci accompagna fino a Savigliano dove ci fermiamo per il pranzo.
Da qui si riparte per giungere a Bastia, si ripresenta la campagna piemontese e anche qualche salita che superiamo con facilità, quando giungiamo a Bastia Mondovì ci rendiamo conto che abbiamo percorso 110km invece che i 93 previsti, siamo morenti ma dobbiamo ancora montare la tenda, lavarci, lavare il vestiario, preparare la cena e lavare le stoviglie. Alle 10 siamo nei sacchi a pelo distrutti, dormire però non risulta così facile come pensavamo a 50 metri da noi infatti il team di animatori del campeggio sta portando avanti una festa con tanto di musiche e intrattenimento al microfono, di fianco a noi un cane continua ad abbaiare legato alla roulotte in cerca del suo padrone, malediciamo tutti e tentiamo di dormire finchè il sonno non ha il sopravvento.
L'aria del mattino è fresca e noi ci alziamo poco volentieri, per lo meno io, avrei voluto dormire ancora 2-3 ore. Dormire in tenda è distruttivo, ci si sveglia in continuo, si è sempre scomodi soprattutto a causa del materassino da fitness molto leggero e poco ingombrante che ci portiamo appresso, insomma uno schifo ma non abbiamo altro. La mattina è faticosa, smontare la tenda, raccogliere i panni e preparare i bagagli sono operazioni che nello stato confusionario in cui riversiamo richiedono un sacco di tempo, ci svegliamo alle 6 partiamo alle 8.
Finiti i preparativi e dopo una buona colazione saltiamo in sella e partiamo in direzione Calizzano, la tappa è breve, 50/60 km non di più, siamo ben motivati e fino a Bagnasco non incontriamo difficoltà. Qui dopo il pranzo iniziano 7 km di salita, bisogna scollinare per raggiungere Calizzano. E' qui che inizio ad odiare la bicletta, 7km davvero impegnativi che mi costringono più volte alla sosta causa anche il dolore al ginocchio che in salita si fa sentire con più intensità. Dopo 4-5 km chiedo ad un motociclista quanto manchi per scollinare, mi risponde "eh ancora molto, almeno 5 km", bene, riparto con il cuore in pace. Stefano mi ha salutato da tempo essendo in migliore forma fisica sale con meno difficoltà, finchè non vedendomi arrivare mi telefona chiedendomi dove sono e dicendomi che manca poco. Raggiunto Stefano mi rendo conto che il motociclista era un C******, da quando l'ho incrociato ho pedalato per 2 km, l'ho maledico e dopo una breve sosta ci buttiamo in discesa. Le zone che attraversiamo sono prevalentemente boschive, molto tranquille e ciclabilissime, i tornanti in discesa che ci conducono a Calizzano sono un toccasana dopo la salita,
La discesa restituisce sempre ciò che hai dato in salita, non solo per la sensazione di velocità che si prova scendendo ma anche per l'emozioni che suscitano i posti che si attraversano, in discesa si riesce a godere meglio del paesaggio che si sta attraversando, c'è più attenzione verso ciò che si ha intorno, non si sta faticando e lo sguardo vaga qua e la oltre che sulla strada.
Arriviamo a Calizzano, da qui dobbiamo ancora percorrere 5-6 km in leggera pendenza verso Bardineto dove ci attende una mia amica e il "Balla con i cinghiali" un mega-festival a base di reggae-elettronica-rock e tanta altra buona musica. Montiamo le tende e facciamo una doccia gelata nel campeggio allestito per il festival, una megalopoli di tende grandi e piccole montate in un prato oramai diventato deserto di sabbia, insomma uno schifo. Passiamo la serata a divertirci in compagnia della mia amica e di una serie di fanciulle amiche sue, prendiamo una bella sbronza e alle 2 distrutti da giornata e dalla festa ci ritiriamo in tenda.
Mi sveglio alle 10, oggi non pedaliamo, si riposa, sono rintronato dall'alcol e dal sonno fumo una sigaretta (da buon ciclista) controllo le bici e torno a dormire. Riapro gli occhi a mezzogiorno, sveglio Stefano e vado a lavarmi i denti, lui mi raggiunge in evidente stato comatoso dicendomi "sto male" "devo vomitare" così dicendo apre la porta sul retro del bagno-container e fa quel che deve. Vomiterà ancora una volta dopo aver passato circa due ore seduto all'ombra con la testa fra le braccia. Incidenti del mestiere, capita, forse anche perchè la sera prima era stato designato a sua insaputa il "finisci bicchiere" della serata, "Ste non ne voglio più...." povero.
Ora torniamo a Calizzano, con Stefano che pedala per 6 km in ciabatte da doccia raggiungiamo un agriturismo dove abbiamo deciso di passare la notte in comodità. Un posto stupendo, isolato e beato proprio sotto il Colle Melogno, che la mattina seguente dovremo scalare per raggiungere la costa Ligure. Passiamo la serata nuovamente con la mia amica che ci conduce a Borgio Verezzi, località incantevole posta sulla costa ligure a qualche centinaio di metri sopra il livello del mare, un borgo davvero magnifico fatto di strade strettissime in salita e di una piazza in festa che ricorda i paesini del meridione, un posticino molto turistico dove gli anziani del luogo siedono sul bordo della piazza-terrazza che da proprio sul mare. Qui beviamo una birra incantanti dal fascino del borgo poi si torna all'agriturismo, domani si pedala.
Ci alziamo, raccogliamo i panni stesi ancora bagnati vista l'umidità della notte, facciamo colazione a base di caffè e biscotti, il tutto offerto dai gentilissimi vicini di stanza, e partiamo per scalare il Melogno. 7 km di salita e 300 metri di dislivello, arriviamo in cima (circa 1000 metri sul livello del mare, "vetta" massima della nostra scampagnata) con facilità probabilmente grazie al fresco del mattino e al riposo del giorno precedente. Qui in cima incontriamo un ciclista con cui chiaccherando scopriamo una strada alternativa a quella che volevamo seguire, quella che ci consiglia è una strada che prosegue nelle Alpi Liguri e che ci condurebbe a Spotorno invece che a FInale Ligure evitandoci così una buona parte di Aurelia molto trafficata in questo periodo. Ci proviamo sapendo di andare incontro a una nuova salita di 3km che risulterà poi anche molto faticosa. Seguendo la strada che ci è stata consigliata percorriamo una ventina di km in discesa, scendiamo per una via sconosciuta dai molti, dove non incrociamo altro che ciclisti, nessuna automolbile una strada stupenda che ci condurrà anche verso una chiesetta incantevole. Scendendo verso il mare cominciamo a sentire il caldo afoso che ci aveva abbandonato prima del Melogno, forse è anche più intenso ora, sta di fatto che nonostante la discesa risulti fastidioso. Raggiungiamo il paese da cui inizia la salita, 3 km verso l'alto con il caldo che la fa da padrone, comincio a maledire la strada ma il peggio deve ancora arrivare. Arrivati in cima dobbiamo scendere in direzione Spotorno, prendiamo l'unica strada che sembra scendere e percorriamo 5 o 6 km in discesa finchè non raggiungiamo una statale, dove con nostra grande sorpresa leggiamo uno splendido cartello che ci farà imprecare in malo modo "FINALE LIGURE". Qui scopriamo di aver sbagliato strada, di avere quindi percorso circa 30 km inutilmente. Decisamente incazzati con noi stessi raggiungiamo il centro di Finale Ligure e visto il ritardo accumulato prendiamo decisi l'Aurelia in direzione Arenzano. Il tratto di Aurelia che percorriamo è stupendo non fosse per le automobili che lo trafficano in modo esorbitante sarebbe ancora più affascinante, saliamo e scendiamo per una via che taglia le falesie a picco sul mare, pedalando cerco di sporgermi per vedere meglio il mare, la spuma bianca viene su verso la strada, bellissimo qui, a sinistra abbiamo pareti di roccia a destra un salto di una ventina di metri che porta al mare. Superiamo con facilità diversi paesi, si scende al paese, si sale sulla falesia e si scende di nuovo, passano così una quarantina di km. A Varazze la musica cambia, per raggiungere Cogoleto e poi Arenzano bisogna superare una salita che tira parecchio, questa ci farà penare per qualche km fino a quando scendiamo verso Cogoleto. Raggiunto il paese incontriamo un po' di problemi ad individuare il campeggio, incappiamo in un punto informazioni dove ce ne indicano uno ad una decina di km, lo raggiungiamo con facilità. Rinizia l'opera: lavati, lava, mangia, lava, dormi. In campeggio incontriamo sempre gente molto cordiale, in questo incontriamo una famiglia di Torino in vacanza al mare, sono tutti un po' increduli quando raccontiamo il viaggio-avventura che stiamo facendo. Alle 10 siamo in branda.
Il mattino seguente è dei soliti, lentezza, sonno e poca voglia di prepararsi. Oggi dobbiamo arrivare a Chiavari, soprattutto dobbiamo superare Genova. Raggiungerla è facile, anche se la strada non è delle più belle entriamo in Genova con facilità poi il delirio. Genova è una città orribile, soprattutto per un ciclista, 20 km in mezzo a una superstrada che attraversa palazzoni grigi e semafori sempre rossi, TIR e autobus che corrono prepotenti in mezzo a un milione di auto, non mi godo nulla qui. Inoltre con i bagagli siamo lenti e non troppo agili pur essendo in bici, dobbiamo districarci fra labirinti di incroci e sottopassaggi, sembra proprio che la città non ci voglia, corriamo veloci, vogliamo superarla in fretta e riusciamo senza troppa fatica, però abbiamo perso diverso tempo, raggiungiamo comunque Nervi dove il paesaggio cambia, la frazione/paese è decisamente più accogliente, un paese molto bello dove pedaliamo sul ciottolato fino ad una fontana in mezzo ad un bel parco, si beve ci si rinfresca e si riparte. Attraversiamo diversi paesi Liguri non troppo affascinanti fino ad arrivare a Recco, bisogna superare il Parco Regionale di Portofino, non riusciamo neanche a goderci Camogli che siamo costretti a tagliare fuori dal nostro percorso. Da Recco è tutta un saliscendi abbastanza impegnativo nell'entroterra Ligure, fino a quando si sale decisi prima di Rapallo dove si raggiunge un altro degli splendidi paesi che abbiamo attraversato, non sono certo ma mi sembra si tratti di Ruta, proprio in cima ad una collina. Qui incontriamo altri due cicloviaggiatori, una coppia di Olandesi che partiti da Amsterdam dovevano raggiungere la Sicilia, "ONLY BIKE?" gli ho chiesto "YES" mi è stato risposto, PAZZI! Da Ruta scendiamo veloci verso Rapallo, ci godiamo una splendida discesa fatta di tornanti e bella vista sui colli Liguri. Pranziamo a Rapallo, ultimo paese prima di Chiavari e riprendiamo l'Aurelia che sale di nuovo decisa, ogni salita è da me maledetta ma anche questa volta scendendo mi dispiace aver maledetto il tratto precedente di strada, splendide curve e tornanti ci conducono a Chiavari, dove una volta sistemata la tenda riusciamo anche a concederci un bagno rilassante. Durante il bagno grosse risate: un signore denominato "applauso" nuota veloce, sembra si alleni, ma sbaglia qualcosa, ogni bracciata è un forte "SCIAF" prodotto dalla mano che colpisce l'acqua. Il meglio della spiaggia rimane però un ragazzino sui 15anni in compagnia della giovane fidanzata, il ragazzo vaga per mano alla donzella lungo il bagnasciuga con un vistosissimo alza bandiera che però non sembra arrecargli imbarazzo, è così per almeno due ore ogni volta che l'ho incrociamo ci rendiamo conto del suo stato di evidente "felicità" per la graziosa compagnia di cui gode. Bene, dopo il bagno doccia, cena e letto.
Dopo il solito faticoso mattino partiamo decisi a raggiungere Ameglia. Dopo un tratto di costa, nei pressi di Moneglia scegliamo di superare le 5 terre percorrendo il passo di Bracco, rimpiangeremo amaramente questa scelta, abbiamo optato per la via meno trafficata e sicuramente più bella da percorrere ma non sapevamo di dover scalare un monte, 20 km di salita da 0 a 600 metri sul livello del mare, un bel dislivello. Lunga e faticosa scorre la salita, ci disfa completamente al punto che nei pressi di un abitazione una signora intenta ad innaffiare l'orto ci offre dell'acqua, non esistiamo ad accettare e ripartiamo ringraziando, qualche chilometro dopo incappiamo in una scritta sull'asfalto che ci rincuora "VAI PETACCHI!" e se non sbaglio si leggeva qualcosa su Contador, insomma ci siamo imbatutti in un tratto del Giro D'Italia, il Passo del Bracco davvero stupendo tra l'altro, abbiamo attraversato diversi posti incantevoli e la discesa è stata unica, una serie di curve strette e tornanti che ci ha condotto verso un lungo fondovalle in piano, per arrivare fino a La Spezia. Abbiamo attraversato paesi che sembrano quasi abbandonati da Dio, surreali dalla poca gente che vi trovi e dal poco traffico, a 3 km dalla costa sembra che il turismo scompaia, meglio così, ci siamo goduti distese di boschi che neanche credevo esistessero. Anche questo il bello di viaggiare in bici, abbiamo visto posti che probabilmente non avremmo visto viaggiando in macchina o con altri mezzi. Dopo La Spezia la strada è poco faticosa, piano e qualche salita fino al campeggio ad Ameglia. Qui abbiamo incontrato il campeggio più lurido della storia. Bagni sporchi, insetti ovunque, docce mal funzionanti o non funzionanti affatto, note positive: si spendeva poco, la piscina (non troppo sporca), la signora di ben un sacco di anni (non me li ricordo ma qualcosa tipo 85 portati da dio) davvero dolcissima e il luogo incantevole, sul fiume Magra con Garzette e gabbiani che volavano sulla bocca del fiume, i pescatori che lanciavano la mosca e qualche barchetta che solcava le acque, il tutto condito da uno splendido tramonto. Tra i campeggi che abbiamo incontrato forse questo era il più tranquillo e rilassante, con molto spazio a disposizione e nessun rompimento di balle, a differenza di quello di Chiavari dove le tende erano montate una sull'altra, dove siamo anche stati costretti a dormire con un fastidiosissimo odore di fogna, pensiamo proveniente da uno dei camper che avevamo di fronte.
Bene dopo Ameglia, abbiamo affrontato la tappa più breve e rilassante di tutto il viaggio, una cinquantina di km che ci ha condotto a Torre del Lago Puccini, proprio sulle sponde del Lago di Massaciuccoi, km che abbiamo corso velocemente essendo tutti in piano lungo la costa toscana. Abbiamo incrociato decine di ciclisti, anche in gruppi davvero numerosi, sciami di pedalatori che correvano lungo la costa nel fresco del mattino, affascinante vedere 30 40 ciclisti uno accanto all'altro correre veloci.
Arrivati a Torre del Lago ci siamo concessi qualche ore sulle sponde del lago in completo relax svaccati su delle panchine in dormiveglia. Qui mi sono reso conto di come poco la gente sappia godersi i posti che visita, ho visto almeno 3 o 4 gruppi di turisti arrivare sul lago, trovare la casa del compositore Puccini chiusa quindi girare i tacchi ed andarsene, il lago è davvero bello e nonostante non ci sia una passeggiata sulle sponde, secondo il mio parere, è molto godibile anche solo sedendosi per una mezzora ed ammirarlo.
"La casa è chiusa, la barca che fa il giro del lago non c'è, non c'è niente da vedere qui, possiamo anche andarcene!" era questo quel che sentivo dire, bo, hai un milione di metri cubi d'acqua d'avanti e non riesci a stare un quarto d'ora fissando i riflessi ? Vai a casa, fai bene, non che il Lago di Puccini sia il più bel posto che io abbia mai visto, però ritengo che sia apprezzabile e mi spiace che le persone siano un pochino ottuse. Va bhe, andiamo al campeggio montiamo la tenda e ci facciamo un bagno, un mare lurido ma una spiaggia di quelle che non avevo mai visto, almeno 500 metri prima del mare, con sentieri che attraversano arbusti e piante... affascinante, peccato non avere la macchina fotografica.
Si dorme e si riparte, è la volta di San Giminiano. Da Torre dal Lago ci sono pochi km a Pisa, che percorriamo in velocità. Arrivare sotto la Torre di Pisa in bicicletta è fantastico, la sensazione è stranissima, non so perchè, pareva surreale essere lì, mi è comparso un sorriso stupido sul volto quando ho visto la torre e mi è rimasto fino a quando non ci sono arrivato sotto, io e Stefano increduli abbiamo fatto una foto di rito, con le bici proprio piazzate sotto la torre. Ci siamo congratulati uno con l'altro, quasi come se fossimo arrivati. Mancavano più di 60 km a San Giminiano. Scomparsi i sorrisi, attraversiamo una parte di Pisa, bellissima città piacevole anche in bici nonostante un po' di traffico. Da Pisa dobbiamo raggiungere Pontedera, sono chilometri pesanti questi, la strada è male asfaltata, siamo in mezzo al traffico, fortunatamente finisce in fretta e una volta raggiunto il paese inizia la campagna Toscana, è quello che cercavo da tempo.
Sembrano luoghi di un'altra dimensione, il paesaggio è fantastico, colline su colline ricoperte di coltivazioni si alternano a borghi magnifici, ricorderò sempre Castelfalfi e San Vivaldo due borghi eccezionali, circondati da colline incantevoli. Questa è forse la tappa dove ho fatto più fatica ma forse anche la più bella, a mezzogiorno eravamo a metà di una salita di 4-5 km bisognava salire verso Castelfalfi e mi ricorderò per sempre il caldo di quel giorno in quella salita, tremendo mi lasciava senza fiato ad ogni pedalata, mi sono fermato più volte davvero stufo, morivo mi bagnavo e ripartivo,morivo di nuovo mi bagnavo e ripartivo. 4 km di salita 1 litro e mezzo d'acqua, calda naturalmente.
A mezzogiorno comunque cominciamo ad avere fame e cerchiamo un bar, una trattoria, un ristorante insomma qualsiasi cosa, qui però è deserto e quando dico deserto intendo deserto, la sensazione è quella di essere in mezzo al Sahara, solo una striscia di asfalto che si arrampica sulle colline, che si infila in mezzo a vecchi borghi dove per strada troviamo solo polvere e per fortuna anche una fontana. Ci fermiamo, sono le 13 circa e siamo a metà strada, un po' in ritardo. Io mi sono già innamorato del posto nonostante stia imprecando e piangendo per la salita appena fatta, ho ancora in mente uno spaccato di paesaggio che non ho fotografato e mi mangio le mani, nonostante la luce forte risultava molto suggestivo. Dopo la sosta scopriamo che al paese successivo, San Vivaldo, possiamo mangiare in una trattoria aperta a pranzo, abbiamo però ancora 10 km di salita da percorrere, con molta calma e tantissima determinazione raggiungiamo anche questo posto, dove mangiamo delle ottime lasagne e del cinghiale per rimanere leggeri. Dopo pranzo passiamo qualche ora in completo relax fra antiche capelle costruite attorno a convento francescano, posto magnifico anche questo, viene definito la Gerusalemme della Toscana proprio per la presenza di queste numerose strutture religiose. Qui un turista vedendoci sdraiati sul prato esordisce con "ehhh! beati voi che vi riposate!!" Cazzo ho pedalato 60 km! Beati noi cosa? Tu stai camminando fra una cappella e l'altra, si è no saranno 50 metri, viaggi sul tuo fottuto bus e mi vieni a dire "beati voi"?! bah la gente è strana.
Rimane che ripartiamo, ci sono ancora 20/30 km per raggiungere San Giminiano, più che altro sali scendi in mezzo alle colline. Questi ultimi km scorrono meglio che i primi sessanta, dopo un paio d'ore stiamo scendendo verso San Giminiano quando la città ci compare davanti agli occhi, magnifica. Arrocata su una collina, la città dalle mille torri ci attende. E' davvero molto affascinante, una torre affianco all'altra il Borgo ci osserva scendere lungo la collina. Ci fermiamo, faccio qualche foto "cartolina" e poi torniamo a scendere fino ai piedi della collina che ospita la città. Qui si risale per un km scarso per arrivare ad uno degli ingressi, entriamo e ci fermiamo un po', tutta da visitare, purtroppo non abbiamo il tempo. Raggiungiamo il campeggio e sbrighiamo le solite faccende per poi metterci a dormire.
Ogni volta mi stupisco, Stefano è incredibile mi dà la buona notte ed io non ho il tempo di rispondere che lui sta già dormendo beatamente, inoltre lo sto odiando, russa come uno schifoso, tutte le notti mi trovo a dargli gomitate per farlo svegliare. Cazzo incredibile. :)
In questo campeggio conosciamo anche 2 simpatici cicloturisti Olandesi, con il nostro impacciato inglese riusciamo a capire cosa stanno facendo. Gli olandesi sembrano avere un idea di viaggio completamente differente da quella di noi italiani, sono venuti in macchina fino a Bologna, lì hanno scaricato le bici e stanno visitanto i luoghi piu interessanti tra Emilia, Toscana e Umbria. Complimenti.
Bene é l'ottavo giorno 7 giorni pedalati 1 di riposo, oggi si va a Monte San Savino. Non lo raggiungeremo.
Da San Giminiano procediamo in direzione Poggibonsi, senza difficoltà raggiungiamo il paese e da qui intraprendiamo la strada del Chianti. Lunghissima strada in salita che attraversa i vigneti e le aziende che producono uno dei vini più famosi d'Italia. E' un susseguirsi di vigneti e agriturismi, sono tantissimi però i km in salita e siamo stanchi, Stefano è stranamente fuori forma solitamente mi precede a ritmi spediti, oggi mi sta dietro e tiene il mio ritmo un po' più lento. Anche questo tratto di Toscana è magnifico, il mio amore verso queste terre sta diventando sempre più grande, mi piacerebbe anche fermarmi ad assaggiare del buon vino, mi impedirebbe di proseguire, evitiamo a priori. Attraversiamo Borghi suggestivi come Castellina in Chianti e Radda in Chianti, ci vorebbe il tempo di vederli a fondo ma non l'abbiamo. Ci fermiamo solo per un veloce pranzo per poi proseguire alla volta di Castelnuovo Berardenga. La Toscana è un continuo salire e scendere, prutroppo le discese scorrono sempre troppo veloci, un volta raggiunto Castelnuovo ci rendiamo conto che non riusciremo a raggiungere Monte San Savino, cerchiamo quindi un posto per dormire, lo troviamo in fretta "la Foresteria dell'Aia", una stanza e poche pretese. Mangiamo fuori, una splendida pizzeria in mezzo alle strette vie del paese, il borgo è davvero incantevole facciamo due passi e ci accorgiamo di quanto siano suggestive le vie dei borghi toscani. Mi dispiace non avere il tempo per fermarmi qualche giorno in questi posti.
La mattina successiva ci alziamo molto presto per essere sicuri di arrivare a destinazione, io ammetto di sentirmi già arrivato, è l'ultima tappa e sono ben riposato oltre che ben determinato. E' la prima mattina che pedalando sento freddo, mi godo quel che resta dell'alba, il sole è sorto da poco e noi pedaliamo fra le colline toscane in direzione Lago Trasimeno. Si sale e si scende, incontriamo anche un rapace mi fermo per indicarlo a Stefano, è lì a pochi metri da noi, dopo pochi istanti prende il volo, che bello. Stiamo pedalando in direzione Monte San Savino, non l'abbiamo raggiunto ieri ma oggi l'ho mangiamo. Si sale con lentezza, fino a raggiungere il paese. Anche questo come gli altri, borgo bellissimo. Dal paese si scende verso una pianura che credevo non esistesse più visto che oramai sono 2 giorni che vedo solo colline. Percorriamo alcuni chilometri in discesa e altri in piano. Dobbiamo raggiungere Foiano della Chiana, io sono dell'idea di seguire le indicazione per Foiano della Chiana, Stefano invece dice di raggiungere Lucignano e da lì procedere verso Foiano come avevamo deciso guardando la cartina, mi accodo a Stefano e procediamo così verso Lucignano. Dopo 3 km appare davanti a noi Lucignano, bellissimo, maestoso in cima ad una collina. Odio Stefano, per raggiungerlo bisogna scalare la collina, 3km in salita, saranno anche pochi ma tirano un sacco. Barcollante raggiungo il paese con Stefano che mi aspetta seduto su una panchina (Bastardo). Lucignano è un altro borgo magnifico, mi ripropongo un tour fotografico per questi paesi, vorrei avere una vita da dedicare a fotografare la Toscana. Da qui scendiamo verso Foiano della Chiana e una volta raggiunto procediamo in direzione Lago Trasimeno, attraversiamo una ventina di km di pianura in piena campagna, suggestivo anche qui il paesaggio però oramai è mezzogiorno e lo stomaco brontola, peccato che ci ritroviamo nuovamente nella situazione "deserto intorno a noi" e dobbiamo pedalare fino a Pozzuolo con la relativa salita per poter mettere qualcosa sotto i denti. Da Pozzuolo a Castiglione del Lago sono 6 km, in discesa, siamo arrivati. Unica nota negativa è la "finta discesa" di quelle che ne abbiamo incontrate tante, si scende si, ma bisogna pedalare comunque, sono quei falsi piani in discesa che dopo una salita odi con tutto il cuore, sono davvero pesanti soprattutto a livello psicologico oltre che fisico, ti girano proprio i coglioni che dopo 5-6-7 km di salita devi pedalare pure per scendere. Rimane che da qui già vediamo il Lago, ci sentiamo arrivati davvero. Raggiungiamo la costa con facilità e ci abbandoniamo al riposo estremo, barbonaggio sulle sponde del lago.
Arrivato alla fine mi rendo conto che il bello non è stato nell'arrivare ma nel percorrere giorno per giorno 70-80-90 km, attraversare paesaggi maestosi e sentirtene parte, riuscire ad apprezzare particolari che diversamente non sarei riuscito neanche a scorgere, viaggiare senza avere di mezzo un finestrino restituisce sensazioni uniche, oltre che grande soddisfazione per essere riuscito in un impresa che per noi è molto.
2 bici, 9 giorni, 715km, 4 regioni, 8 province, un centinaio di comuni e una marea di posti incantevoli.
p.s. aggiungo: due ginocchia da sostituire, un braccio dolorante, due culi distrutti, un quadricipite da buttare e una tendinite in fase avanzata.
Scusate se l'italiano non è dei migliori. ;)
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Molto bello anche il racconto..soprattutto per lo spirito. Si sente la passione per la bici e si sente la capacità di apprezzare bellezze e atmosfere passate un po' di moda. Si capisce che ragioni con la tua di testa e non quella dei "tanti". Complimenti per il viaggio. Non sono appassionato di bici ma l'idea di "sbattermi" qualche giorno sull'appenino tosco-emiliano ce lo già da un po'.. un bisogno di persone semplici e madre terra.
Tornando alla foto, sarebbero utili i dati di scatto..a occhio direi che c'era da chiudere un filo di più il diaframma ma magari sbaglio. Ne aspettiamo altre della serie!
Tutto molto bello, compreso il viaggio che, almeno in parte (toscana) conosco bene per averlo fatto...in macchina...la foto della bici rende molto bene l'idea di un viaggio avventuroso, complimenti bel reportage.
Siete dei grandi, a leggere il racconto mi immaginavo di essere me e il mio amico che ci divertiamo a fare cose distruttive di questo genere, st'estate eravamo proprio intenzionati a fare un viaggio in bici oltre che in moto Mi piace anche la foto