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Il Patriarca...

Sardegna leggendaria

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Il Patriarca inviata il 03 Giugno 2018 ore 19:07 da Emmegiu. 114 commenti, 5652 visite. [retina]

, 1/20 f/16.0, ISO 100, treppiede.

Il grande albero ha già mille anni quando il grande sacerdote protende verso il cielo il figlio di Astaroth, la tribù avrà un altro grande guerriero e festeggia sotto il grande albero sacro agli dei del bosco. Passano mille anni e sotto il grande albero si consuma una grande battaglia tra le tribù della valle e gli invasori che provengono dal mare, il loro valore è grande ma i soldati romani sono più numerosi degli steli dell'erba che si tinge di sangue e bagna le antiche radici e il grande albero piange perdendo le sue foglie. Da quel giorno questo è un posto maledetto per l'eternità e nessun uomo ha mai osato più disturbare questo albero padre di tutti gli alberi. Passano altri duemila anni e a questo penso io uomo insignificante di fronte al padre di tutti gli alberi, mentre lo osservo e piango, contorto rugoso segnato dai millenni ancora si leva verso il cielo e le sue fronde possono dare ombra a cento uomini. Uomini cosa siamo noi con le nostre miserabili vite in confronto a questo essere quasi immortale, abbiamo solo una infinita cattiveria e un grande disprezzo per gli altri esseri viventi. Un tempo gigantesche foreste ricoprivano la Sardegna poi i Romani incominciarono a bruciarle per braccare e stanare i sardi, finirono l'opera i piemontesi. Sotto per chi ha pazienza e vuole saperne di più un'articolo del grande Professore universitario di Storia Francesco Cesare Casula. GLI OLIVASTRI MILLENARI DI LURAS sono considerati tra gli alberi più antichi del mondo. Il più anziano di questi è noto con il nome di Grande Patriarca, ed è ritenuto l'albero più vecchio d'Europa. Situati nella località di Karana, in prossimità del Lago del Liscia, a pochi metri dalla chiesa di Santu Baltolu, sono da decenni meta di visitatori provenienti da tutto il mondo. S'Ozzastru è il nome tipico che gli abitanti di Luras hanno rispettosamente omaggiato all'albero più antico. L'olivastro millenario, nato da seme, presenta una circonferenza di ben 12 metri ed è alto 15 metri. La sua età, secondo gli esperti dell'Università di Agraria di Sassari, è stimata intorno ai 3800-4000 anni. Nel 1991 è stato dichiarato Monumento Naturale e inserito nel Decreto Ministeriale per la Regione Sardegna nella lista di 20 Alberi Secolari. Le fronde degli Olivastri Millenari di Luras possono arrivare a coprire anche 600mq di superficie ombrosa. LA DISTRUZIONE DELLE FORESTE SARDE - di Francesco Cesare Casula (da Barbagia.net) Quella prenuragica e nuragica era L'Isola del «grande verde», che fra il XIV e XII secolo avanti Cristo fonti egizie, accadiche e ittite dipingevano come patria dei sardi shardana. Quell'isola che soprattutto con i Piemontesi e in specie dopo l'Unità d'Italia, sarà sempre più solo un ricordo. La storia documenta che l'Isola verde, densa di vegetazione, foreste e boschi, nel giro di un paio di secoli fu drasticamente rasata, per fornire carbone alla industrie e traversine alle strade ferrate, specie del Nord d'Italia. (Raimondo Carta Raspi, Storia della Sardegna, Mursia editore, Milano 1971, pag.883). Sulla stessa linea Gramsci che in un articolo sull'Avanti del 1919 scrive “L'Isola di Sardegna fu letteralmente rasa suolo come per un'invasione barbarica. Caddero le foreste. Che ne regolavano il clima e la media delle precipitazioni atmosferiche. La Sardegna d'oggi alternanza di lunghe stagioni aride e di rovesci alluvionanti, l'abbiamo ereditata allora”. Certo, il dissipamento era iniziato già con i cartaginesi e i romani, che abbatterono le foreste nelle pianure per rubare il legname e per dedicare il terreno alle piantagioni di grano e nei monti le bruciarono per stanare ribelli e fuggitivi, ma è con i Piemontesi che il ritmo distruttivo viene accelerato: fin dal 1740 come ricorda Giuseppe Dessì, a proposito della distruzione delle foreste di Villacidro e dintorni, nel meraviglioso romanzo Paese d'ombre in cui scrive:”Nel 1740 il re aveva concesso al nobile svedese Carlo Gustavo Mandel il diritto di sfruttare tutte le miniere di Parte d'Ispi in cambio di una esigua percentuale sul minerale raffinato e gli aveva permesso di prelevare nelle circostanti foreste il carbone e la legna per le fonderie, costringendo comuni a vere e proprie corvé e distruggendo così il patrimonio forestale della regione”. (Paese d'ombre, pagina 107). I Piemontesi infatti bruciarono persino i boschi della piana di Oristano per incenerire i covi dei banditi mentre i toscani li bruciarono per fare carbone. E con essi, amici e sodali di Cavour, ad iniziare da tal Conte Pietro Beltrami, uomo d'affari che prorio con il sostegno di Cavour, acquistò dal demanio alcune foreste, soprattutto a Fluminimaggiore e nell'Iglesiente, che disboscò senza alcun criterio, mandando in fumo un intero patrimonio boschivo e meritandosi l'appellativo di “Attila delle sarde foreste” in quanto devastatore di boschi quale mai ebbe la Sardegna. Dopo l'Unità, forse per questo, fu eletto deputato per due legislature! Ma ancora qualche decennio anno prima dell'Unità Alberto Ferrero della Marmora, scrittore, geografo e militare (Torino 1789- 1863) scrive che ai suoi tempi la Sardegna aveva dei boschi fitti che potevano ricoprire un quinto dell'Isola. E Maurice le Lannou (1906-1996) professore al Collège de France, membro e poi presidente dell'Institut (Académie des Sciences Morales et Politiques), uno dei più grandi geografi europei del secolo scorso, nella sua opera più importante sulla Sardegna: Pâtres et paysans de la Sardaigne, (Traduzione italiana a cura di Manlio Brigaglia: Pastori e contadini di Sardegna, Cagliari, Ed. della Torre, 1979) scrive che è certo che in tre quarti di secolo (1850-1925) il patrimonio forestale della Sardegna s'è notevolmente assottigliato in conseguenze di una mostruosa accelerazione del ritmo delle distruzioni. Dal 1860 la Sardegna è uscita abbastanza bruscamente dal suo isolamento e non sempre con vantaggio. Innanzitutto la foresta sarda ha fatto le spese della costruzione delle ferrovie isolane: nel 1863, 200.000 ettari di terreni di bosco o di cespugli che appartenevano allo stato furono ceduti alla compagnia inglese che costruiva le ferrovie. Ed essa ne distrusse quasi 20.000 che erano i più ricchi di alberi veri e propri. E' dunque con l'Unità d'Italia che il patrimonio forestale della Sardegna s'è notevolmente e ulteriormente assottigliato grazie all'opera “criminale” di italiani, inglesi, francesi e belgi che trasformarono intere distese di alberi secolari in traversine per le ferrovie e travature per le miniere e per far legna con cui fondere i minerali. La distruzione dei boschi era infatti tutta in funzione dei bisogni e degli interessi dell'Italia del Nord cui serviva carbone per le industrie e traversine per le strade ferrate. Con l'Unità d'Italia la partita si chiude con una mostruosa accelerazione del ritmo delle distruzioni tanto che : “Lo stato italiano promosse e autorizzò nel cinquantennio tra il 1863 e il 1910 ? scrive Eliseo Spiga (in La sardità come utopia, note di un cospiratore, Cuec editore, Cagliari 2006) ? la distruzione di splendide e primordiali foreste per l'estensione incredibile di ben 586.000 ettari, circa un quarto dell'intera superficie della Sardegna, città comprese, con il massacro concomitante degli animali selvatici:cinghiali, cervi, daini, mufloni”. Carlo Corbetta, scrittore lombardo (seconda metà secolo XIX), che visita la Sardegna dopo il 1870 con l'appoggio di Quintino Sella, scrive in seguito a quell'esperienza un'opera in due volumi Sardegna e Corsica. Essi vengono pubblicati nel 1877 a Milano per l'editore Brigola. A proposito della distruzione dei boschi precisa:”La distruzione dei boschi la si deve in massima parte agli speculatori e trafficanti di scorza che col loro coltello scorticatore ne denudano i tronchi e grossi rami delle leci e quercie marine e delle quercie comuni e la spediscono in continente ad estrarne tannino per la conceria delle pelli e per le tinture. Così scorticati gli alberi, muoiono nell'anno appresso e rimangono quali fantasmi biancastri agitanti le braccia per la deserta campagna e ti danno l'idea di esseri fantastici, di anime dannate che si dolgano del loro crudo destino, o di anime purganti nel fuoco penace, quali si vedono dipinte nelle cappellette, sui canti delle vie campestri. E in tal guisa ridotti, i piccoli rami si tagliano e se ne fa carbone, ed i tronchi si abbruciano sul posto e se ne fa cenere per estrarne potassa, e il suolo di sotto rimane nudo, deserto, brullo, biancheggiante”. Si tratta di un'analisi gravemente deficitaria. E' vero che le sugherete erano preda subito dopo l'Unità d'Italia (a partire dal 1865) di gruppi di commercianti che cercavano il tannino e la potassa. Ma i veri responsabili che Corbetta non individua, sono ben altri. Né, probabilmente Corbetta voleva e/o poteva individuarli, essendo essi amici e contigui ai suoi sostenitori, Quintino Sella in primis e con esso il Governo piemontese post-unitario di cui abbiamo già detto.



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avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 19:12

Il grande tronco a destra si è spezzato perché un folto gruppo di giovinastri si è attaccato alla fine del tronco che è lungo molti metri e l'hanno spezzato per colpa del troppo peso, in un mondo giusto la punizione esemplare sarebbe stata, ai piedi dell'albero, la loro immolazione sacrificale per placare gli dei e gli spiriti che albergano sotto l'albero sacro, ma questo non è un mondo giusto




avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 19:15

Resto sempre incantato di fronte alla magnificenza di questi alberi che hanno visto scrivere la storia. Complimenti per lo scatto ed il bellissimo testo che lo accompagna. Ti auguro una piacevole serata, ciao Fabrizio

avatarsenior
inviato il 03 Giugno 2018 ore 19:22

L'albero della vita,cosi'e' il grande e secolare ulivoEeeek!!!chissa' quante vicissitudini ha vissuto tra le sue fronde tra rami articolati e frastagliati....sicuramente il suo arbusto all'origine era forte e vigoroso con i suoi rami che cercavano luce tra un cielo azzurro e limpido,ora purtroppo gli anni il tempo e sopratutto l'incuria umana portano il grande e secolare albero al declino oltre che alla sconfitta Confusoil destino dell'uomo come quello dell'albero va di pari passo....ConfusoCiao Emme,un abbraccio Rosario;-)

avatarsenior
inviato il 03 Giugno 2018 ore 20:21

grande immagine di questo olivastro secolare. Ottima didascalia esplicativa che descrive chiaramente i danni di cui è capace l'uomo. Grazie Emme che ci fai vivere queste meraviglie.
Ciao un abbraccio.;-)

avatarsenior
inviato il 03 Giugno 2018 ore 20:51

Culturalmente di grande interesse la tua presentazione a questa meraviglia della natura. Il nostro grande padre. Quante cose nascoste ci vedo! Magnifica davvero Emme, tutti i miei complimenti.
Un caro saluto
Mariangela

avatarsenior
inviato il 03 Giugno 2018 ore 21:04

Emme , questa , oltre la storia e la stupidaggine di certa gente
è veramente bella
ma quante cose ci sono nella tua meravigliosa terra
complimenti , io ti do il mio personale Ep

claudio c


avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 21:09

Stupendo documento, complimenti.
Purtroppo mi ricorda la storia della Querce delle Checche in Val d'Orcia, negli ultimi anni sta vivendo una situazione davvero molto triste grazie alla gente stupida.

avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 21:29

Ragazzi voglio tranquillizzare ora l'albero è protetto da un recinto ed è custodito da una cooperativa di giovani, comunque gode di ottima salute e speriamo che la goda per altri centinaia di anni perché adesso è seguito costantemente dall'Università di Sassari

Ringrazio tutti quelli che passeranno, un abbraccio

@ Fabrizio sono contento del tuo passaggio e del bellissimo commento, grazie di cuore, buona serata

@ Rosario questo albero non è al declino può vivere ancora tanti secoli se l'uomo lo seguirà con rispetto, grazie infinite amico mio per il tempo che dedichi alle mie immagini con i tuoi splendidi e importanti commenti, buona serata amico mio

@ Ciao Fernando sono felice di vederti qui è sempre un onore per me, grazie di cuore per l'affettuoso e bellissimo commento, buona serata amico mio

@ Mariangela io vedo anche un grande occhio che ci scruta silenzioso, gli alberi è stato dimostrato sentono la disperazione e la felicità, non siamo solo noi gli unici esseri sulla terra dotati di sensibilità anzi siamo l'unico essere capace di insensibilità, grazie infinite amica mia per il tuo gentilissimo commento, buona serata

@ Ciao Claudio ho una collezione di tuoi EP e li conservo con cura e riconoscenza, grazie infinite amico mio per il tuo bellissimo commento, buona serata

@ Gianni stai tranquillo ora l'albero è protetto, bisogna stare solo attenti agli incendi che possono arrivare devastanti da lontano soprattutto con il maestrale ma nella zona sono rispettosi, speriamo bene sarebbe un disastro, grazie di cuore per il tuo bellissimo commento ora vado a vedere la storia che hai citato, buona serata

avatarsenior
inviato il 03 Giugno 2018 ore 21:33

Spettacolare! Questi alberi sono un tesoro per tutta la comunità.
Ciao
A.

avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 21:48

Uno spettacolo della natura, gran bella ripresa.
Complimenti! Ciao!
Sergio;-):-P

avatarsupporter
inviato il 03 Giugno 2018 ore 22:28

Straordinario, questo monumentale albero, dovrebbe incutere rispetto a tutti, chapeau a questo grande vecchio.
Tra le mie foto tempo fa ho postato uno scatto di una farnia di 600 anni, 8 metri di circoferenza, alta circa 20, che si trova a Sterpo di Bertiolo in provincia di Udine, all'interno di villa Colloredo Venier, un antico maniero del trecento, aperto solo alcuni giorni all'anno.
In una di queste giornate sono andato, alquanto nervoso, dagli organizzatori a protestare per aver lasciato l'albero incustodito senza nessuna recinzione, con una marea di gente che si faceva fotografare tra le sue radici, bambini che cercavano di salire tra i rami, irrispettosi scarti di merendine lasciati cadere a terra, schiamazzi di ogni genere.
Come vedi Emme, l'inciviltà non ha confini.
Bellissima e ricca di straordinari dettagli la didascalia, ti sono grato per averci raccontato questa grande storia.
Un grandissimo e caro saluto.
Eraldo.:-P

avatarsupporter
inviato il 04 Giugno 2018 ore 0:10

@ Antonella hai detto bene sono un tesoro per tutta la comunità che bisogna salvaguardare e preservare per i posteri che potranno così goderne come abbiamo fatto noi (sempre che l'umanità continui ad esistere) grazie infinite amica mia per la tua gentilezza, buona serata

@ Sergio hai detto bene e uno spettacolo emozionante essere al cospetto di questi alberi millenari noi poco ci rendiamo conto del significato di cosa vuole dire, quest'albero era già bi millenario al tempo dei romani, grazie mille per le tue belle parole Sergio buona serata

@ Eraldo carissimo hai ragione anche il calpestio può essere molto deleterio per non parlare di salire sui rami come è successo per questo olivastro dove i rami si diramano per tanti metri e già l'albero deve sopportare il loro peso gigantesco ma se si aggiungono le persone craak è un disastro, sotto posto l'immagine di un altro olivastro che ha duemila anni questo ancora non è protetto e il calpestio di centinaia di persone al giorno provoca stress al grande albero che si manifesta con un essudato sulle parti inferiori della pianta

Questo olivastro che si trova visino al grande Patriarca ha 2000 anni :-P





avatarsupporter
inviato il 04 Giugno 2018 ore 0:22

Stupendo, pensa che bello sedersi in silenzio ad ascoltarlo ?
Un saluto.
Eraldo.:-P

user33208
avatar
inviato il 04 Giugno 2018 ore 1:14

Mi trovo perennemente ad ammirare foto postate da Emme che raccontano della sua isola e devo notare che è una persona molto obiettiva in quanto non ci fà vedere solo le bellezze,come in questo caso,ma scorci marini pieni di plastica e rottami.In questo caso mi trovo davanti un enorme ulivo vecchio di 4.000 anni e mi sento piccolo,ma tutti dovrebbero sentirsi piccoli se capaci di una sola,semplice,riflessione mentale.LUI è quello che ci vedrà passare,vedrà invecchiare i nostri figli e crescere i nostri nipoti e sarà ancora li,noi permettendo,ad osservare le generazioni future e giudicare se questo mondo cambia in peggio o in meglio.Quante ne ha viste,quanti pastori hanno goduta dell'ombra dei suoi rami o si sono riparati dal sopraggiungere di forti temporali,avrà fornito rifugio a banditi e protetto giovani coppie di innamorati da sguardi indiscreti ed è tutto li,nella sua memoria,è provato scientificamente che le piante hanno una memoria e non solo quello,e chissà se un giorno il progresso ci permetterà,con benevolenza,di leggere queste memorie.Guardo avanti,il mio futuro,la mia fine,il raggiungimento e provo un desiderio cocente,come vorrei essere sepolto ai piedi di quest'albero quando sarà il mio momento.Non esprimo commenti tecnici su questa foto perchè sulle foto di Emme sono cose superflue.

avatarsenior
inviato il 04 Giugno 2018 ore 6:01

La natura ci regala tante bellezze della quali non ci accorgiamo e non molto spesso siamo degni.
Veramente molto bello e imponente, se potesse parlare chissà cosa ci direbbe dei suoi 1000 anni di vita.
Complimenti Emme, un grande racconto.
Ciao fiore.Sorriso

avatarsupporter
inviato il 04 Giugno 2018 ore 6:09 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)

Wow! Come una bestia vecchia e massiccia di un albero, troppo bella.

avatarsenior
inviato il 04 Giugno 2018 ore 8:32

Stupendo esemplare Emme !
Complimenti.

avatarsupporter
inviato il 04 Giugno 2018 ore 9:01

Bellissima, complimenti ciao Corrado

avatarsenior
inviato il 04 Giugno 2018 ore 9:23



user133558
avatar
inviato il 04 Giugno 2018 ore 10:01

Grande Emme, ottima


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