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Un Sogno Che Dovevamo Sognare...

The Polish Bag

Vedi galleria (8 foto)

Un Sogno Che Dovevamo Sognare inviata il 21 Aprile 2018 ore 10:14 da Francesco Merenda. 42 commenti, 1543 visite.

Un presente quieto e annoiato, davanti alle ciminere che ricordano un passato, recente e ormai antico. Nowa Huta. Kraków. Il lascito di un sogno che era oltre il lecito sognare. Disgregazione, senza macerie. Che a volte sembra sospesa per l'eterno, nell'aria. Lontana e senza Dio. Con Dio. Stranamente. ''Come visit historic Nowa Huta, where George Orwell's dark vision of a perfect industrial metropolis was executed with stunning precision. Until, that is, the workers rose up and overthrew Big Brother...'' "THE BOSTON GLOBE"






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avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 10:33

Come si richiamano quelle due figure. Sembrano statue di persone in cerca di qualcosa, forse perduto, in uno scenario usuale ma non troppo. Il cielo duro, e due coppie (altro richiamo al dualismo) di ciminiere a ricordare che qualcosa forse è andato storto.
Molto intensa, nonostante possa apparire fredda. Complimenti.
D

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 10:41

Grazie Turbo-mio-caro!
Bella lettura che, una volta di più, mi conferma la tua non comune sensibilità.
Non per altro, ma per il fatto che arrivi sempre al cuore di un'intenzione, a prescidere dal fatto che il risultato sia raggiunto o meno...

Questo anche perché, suppongo, tu non possa conoscere il contesto.

Sono da sempre affascinato da un certo "est": dalle sue contraddizioni, da quella malinconia attaccata ai muri...
Sono andato a Nowa Huta appositamente, a cercarlo. Ma è talmente nascosto nelle pieghe che trovarlo (e soprattutto metterlo in una fotografia) è difficile...

Semmai volessi una nota in più su luogo e senso, la trovi qui:
www.francescomerenda.com/projects/un-sogno-che-dovevamo-sognare/

Quelle due "statue", che prendono il sole, lontane anni luce dalle spiagge alla moda in ogni possibile senso, quelle due ciminiere, monito inestinguibile... In questo ci vedevo una sintesi perfetta di un mondo. Di quel mondo.
Ma certamente è cosa solo mia... Sorriso

Un abbraccio!
F


avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 10:58

Scatto che a me personalmente mette un po' di tristezza e consapevole angoscia, e può ben rappresentare quello che la nostra specie rischia di dover affrontare, potrebbe quasi rappresentare uno scatto futurista, tutto è fermo ed immobile, il dopo di un qualcosa che non vorremmo, due persone, forse tre ed un era che non c'è più.
Bravo Francesco per questo scatto che ci da la possibilità di ampie letture.
Un caro saluto
Paki

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 11:27

Grazie Paki.
Se la fotografia sia decente o no non lo so e non sta a me dirlo. Ma certamente mi fa infinitamente piacere che l'approccio possa portare a parole come le tue, rispetto ad altri ordini di valutazione.
Altrove, ne stiamo chiacchierando anche adesso, nel forum, si parla di fotogrrafia come medium e non come fine.
Ecco: quell'angoscia che richiami è qualcosa che in certi luoghi (questo è uno) secondo me si respira. Non come fatto sconvolgente, estremo... come qualcosa di costantemente presente nell'aria. Che non uccide, ma rende pesante il cuore.
La fotografia può parlare di questo? Forse si forse no. Però l'ideale è qualcosa che non ha necessità di essere realizzato per avere, intatto, tutto il suo valore Sorriso

Un abbraccio
F

avatarjunior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 12:17

Sei un artista meraviglioso.

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 14:01

Ho letto con grande interesse il tuo articolo su Nowa Huta e cio' che rappresenta.
Complimenti sinceri le tue parole sono istruttive e stimolanti cosi' come l'immagine che ci hai regalato.
Grazie .

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 14:22

Grazie davvero caro Massimo.
Le tue parole mi onorano ma... nessun artista Sorriso Solo fotografie per l'album dei ricordi, che poi possono uscire bene o male. Credo sia giusto averlo sempre presente... Sorriso

Grazie Alessandro. Mi fa piacere che tu abbia dedicato un attimo a quella cosa.
Sempre in ottemperanza all'idea che la fotografia è solo mezzo per qualcos'altro, qui credo che le cose siano particolarmente legate.
So che molti non amano le parole legate alle fotografie. E spesso forse è anche corretto pensarlo.
Ma certe volte sono le fotografie a essere conseguenza di qualcos'altro e non viceversa Sorriso

Un abbraccio
F

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 17:03

Tristezza, malinconia, speranza.
Io la leggo così.

Carlo

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 21:15

Caro Carlo... tre aggettivi che si attanagliano al luogo. Alla sua storia e alla gente che ci stava.
Leggeri e impalpabili in qualche momento della storia, carichi di furore e amore in qualche altro...

Grazie del passaggio e un abbraccio
F

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 21:26

ottimo gioco "binario": due persone, due torri di raffreddamento della centrale, due ciminiere, due lampioni. La enigmatica relazione a distanza che si instaura tra le due bagnanti sulla quale siamo portati ad interrogarci nell'osservare la foto: quale sarà la corrispondenza che le lega? Il sottile mistero sul rapporto esistente, inesistente tra le due donne riempie di interrogativi il vuoto che le separa. Metafora della incomunicabilità o del suo contrario?

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 21:44

Andrea... non so se la metafora (e annessa antimetafora) l'hai intuita in funzione della storia a cui questa fotografia con umiltà si richiama, o semplicemente è derivata dalla tua osservazione (sensibile) del frame.

Ma credo sia di una pertinenza disarmante.
Un mondo che genuinamente aveva l'ambizione di rendere gli uomini uguali, felici e "insieme".
E che invece ha partorito una forma di isolamento sottile e tremenda.
Che intendeva azzerare l'individuo in nome di qualcosa di più alto, ma che alla fine ha raggiunto solo la prima metà del risultato.
Non è politico il ragionamento: non c'è alcuna presa di distanza da un'ideologia che è stata, nel bene nel male, il motore di un secolo per milioni di oppressi.
C'è l'osservazione di un pezzo di mondo verso il quale, per ragioni che non saprei spiegare, non sono mai riuscito che a provare una malinconica tenerezza.

Un abbraccio e grazie del passaggio
F

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 22:16

Francesco,
guardo l'immagine ora, dopo aver letto e visto il tuo link, osservando altre grandi immagini, e dopo i commenti qui sopra. A quanto detto oggi aggiungo che questa fotografia ha un potere di sintesi notevole, che può venire solo da una sensibilità decisamente non comune e da una grande sintonia con il tema da rappresentare. Entrambe credo siano tra le doti di un grande fotografo, e tu le hai indubbiamente.
Notte ;-)

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 22:46

Ciao Francesco,
di queste tue fotografie riprese nei paesi dell'Est ai tempi del Socialismo Reale abbiamo parlato varie volte, tempo addietro e su altri lidi, e ora come allora noto un contrasto stridente fra le buone intenzioni professate da chi inseguiva il mito del Paradiso (dei lavoratori) sulla terra e la miserabile realtà che invece quell'utopia ha portato seco ... oltre ovviamente a un mare magno di disillusione.

Questa in particolare è una immagine semplicemente struggente amico mio, una immagine che suscita in me una tristezza infinita proprio per via della dicotomia insita in quella Utopia, per tutte le speranze che essa aveva creato e per la miseria che alla fine ha prodotto anche se al fondo di tutto, e seppur persa in uno sconfinato Oceano di macerie, resta sempre viva la speranza in un domani migliore ... e in questo modo l'Utopia sopravvive al suo fallimento storico sopravvivendo a se stessa.

Ti abbraccio,
Paolo.

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 22:54

Caro Turbo.... una lettura come sempre troppo generosa, per la quale ti ringrazio anche se indubitabilmente immeritata.

Concordo come idea su una cosa. Perlomeno in riferimento a me...
Una qualche forma di relazione col soggetto (luogo, attività umana, persona) ritengo sia determinante e possa sempre fare una grande differenza.
Non dico di aver fotografato nella vita "sempre e solo" in presenza di tale condizione. Ma com'è come non è, ho sempre l'impressione che la differenza ci sia, e percepibile... Sorriso

Diciamo che il luogo richiede pazienza. Mi spiego: io sono andato a Nowa Huta espressamente. La prima impressione è stata che la storia fosse del tutto cancellata, superata, dimenticata. Così perlomeno è parso a me.
Ma restandoci per un po', "adattando" pian piano lo sguardo, riconoscendo qualche segno, fermandosi a fare una chiacchiera in un mercato o alla fermata del tram, ti accorgi che qualcosa nell'aria sembra essersi trattenuta. E che la puoi fissare con la fotocamera.

Mah: probabilmente sono solo suggestioni. Ma mi piace pensare che sia così Sorriso

'Notte a te mio caro
F

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2018 ore 22:59

Caro Paolo, amico mio, ti ringrazio davvero per questo passaggio e questo bel commento.
Capisco che è un tipo di fotografia che poco risponde a determinati canoni attuali. Ma è anche quella che continuo a preferire. Che sento più mia.
E non è una caso che la tua sensibilità fotografica ti ha fatto muovere un certo tipo di critica a una foto precedente che, com'è come non è, lo è molto di meno.
Per cui mi fa piacere grande questa tua lettura. Perché arriva su una foto di quel "tipo" a cui tengo di più. Di quelle a cui sole vorrei potermi dedicare...

Ti abbraccio
F

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2018 ore 0:10

Ma restandoci per un po', "adattando" pian piano lo sguardo, riconoscendo qualche segno, fermandosi a fare una chiacchiera in un mercato o alla fermata del tram, ti accorgi che qualcosa nell'aria sembra essersi trattenuta. E che la puoi fissare con la fotocamera.

Per me ci sei riuscito, complimenti Francesco
Fonzie

avatarsupporter
inviato il 22 Aprile 2018 ore 7:40

Non sò cos'altro aggiungere Francesco, è stato meritatamente detto tutto e di più sulla tua immagine. Ho letto con interesse l' articolo e devo dire che l' ho trovato molto interessante e sopratutto ben scritto.
Quindi aggiungo con immenso piacere i miei complimenti. Bravissimo, ottimo Reportage.
un caro saluto;-)
Massimo

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2018 ore 9:17

Buongiorno Francesco,
ho guardato le 8 foto di questa galleria polacca e, osservando la prima, ho letto le 3 righe della tua descrizione. No non conosco la storia di Nowa Huta, hai scritto qualcosa qui nella sezione viaggi di Juza? Proverò anche a chiedere a mia cognata che è polacca. Mi sono soffermato in particolare su questa foto che mi è sembrata la più bella della serie per scriverti le mie impressioni. Non so per quale strano motivo od associazione di idee, il nostro cervello segue strade contorte che non rispondono pienamente alla logica, questa mi ha fatto venire in mente una foto di Diane Arbus (famiglia sul prato di casa), ma forse la tua è anche migliore di quella della Arbus, lo penso sinceramente. Per riallacciarmi al filo del discorso che sta proseguendo su un topic recentemente da te aperto, quella foto della Arbus la avevo vista sul primo libro di fotografia che ho letto, all'età di 50, quando mi sono "riappassionato seriamente" per la fotografia, dopo che in gioventù avevo solo letto qualche manuale tecnico e e comprato due tre numeri in tutto di Progresso Fotografico. Devo confessare che 6 anni fa la/le fotografie della Arbus nemmeno le capivo appieno, mi raccontavano poco a differenza di quanto succede oggi. Dico questo a sottolineare l'importanza della cultura per "farsi un palato" fotografico e orientare meglio le proprie scelte, anche senza ragionamenti espliciti a riguardo. Aggiungo che anche a me, oggi, piace molto questo "genere" di fotografia, più di quella oggi imperante, quella "staged" per fare la quale ci vogliono i milioni e che tradisce la filosofia iniziale dell'object trouvé.
Un'ultima osservazione Francesco: caspita, anche solo rispondere a tutti i commenti scritti per le tue foto ed a quelli dei 3D da te iniziati è quasi un lavoro!

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2018 ore 9:51

Fonzie... lo dici solo perché mi vuoi bene! Cool
Grazie di cuore del passaggio mio caro!

Grazie Massimo per l'apprezzamento. Devo dire che, seppure molti non amano il rapporto tra fotografia e parola, io credo che siano molti i casi in cui aggiunga anziché sottrarre.
Magari non per una fotografia più espressamente votata a essere "artistica", ma per il resto... ;-)

Ciao Andrea e grazie per essere ripassato di qua! Sorriso
Se ti interessa, qualcosa dico qui, nel mio sito:
www.francescomerenda.com/projects/un-sogno-che-dovevamo-sognare/
Non ci sono moltissime foto (altre sono nel blog), ma chiarisce un po' di più il contesto e il punto di vista

Nowa Huta fu comunque un "regalo" di Stalin alla Polonia (o viceversa). Un quartiere di Cracovia, o meglio una città nella città, con le "grandi acciaierie". Un luogo simbolo e modello. Che poi sarà simbolo e modello anche per la fine del regime. Storica la visita del Papa alla sua famosa Chiesa: una specie di ossimoro, oggetto di religione e pure lei pezzo sovietico. Importante porre attenzione all'architettura (di Nowa Huta): si coglie bene come il soviet, così come gli esoteristi di ieri e oggi, veda nell'architetto il vero "costruttore delle coscienze", più del filosofo o del pensatore...

Mi piace il tuo richiamo alla Arbus: proprio in relazione a quello che scrivi sotto (sul topic aperto) dimostra bene per quali vie la cultura entra e si radica in noi. Come cosa non accademica o sterile. E che per questo, forse, è più importante "come" è rispetto a "quanta" è. E perché è importante sapersi dare tempo... Sorriso

E per l'ultima parte.... quando si può, si fa quel che si può, come si può dai ;-)

Un abbraccio e buona domenica!
F

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2018 ore 11:13

Aggiungo una nota che nel mio precedente passaggio avevo dimenticato di riportare caro Francesco: e cioè che sono queste le fotografie, o per meglio dire le situazioni da cui traggono linfa vitale le tue fotografie, che maggiormente evidenziano la tua condizione dicotomica di essere insieme un inguaribile sognatore e un disilluso osservatore.

Buona Domenica amico mio,
Paolo.


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