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| inviato il 18 Aprile 2018 ore 17:41
Fote delle tue. Dove il vero protagonista è il non detto. Nemmeno, direi, un'assenza. Piuttosto una presenza indistinguibile, che sai che c'è ma non la vedi, e non solo perché non è stata inquadrata. Una foto che funge da raccoglitore di ricordi. O meglio di qualcos'altro: Eric Berne dice che la differenza tra "ricordare" e "rivivere" sta nel fatto che nel primo caso ricordi le cose. Nel secondo quello che torna è invece il quadro emotivo, che accompaganva quelle cose. In pratica, nel primo caso ricordi un bacio, nel secondo le sensazioni legate indissolubilmente a quel bacio... E nel valutare questa foto, torna un concetto, ovvero conoscere qualche cosa del fotografante. Perché certi scatti solo così prendono davvero il loro senso... Un abbraccio F |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 12:28
Caro Francesco, innanzitutto grazie per una lettura di quelle che piacciono a me, che coinvolgono la sfera emotiva prima di tutto il resto. Questo fa parte di quel che credo sia il più bell'approccio alla Fotografia, e forse rispondo così anche ad alcune delle istanze che hai proposto nel tuo vivace topic qualche giorno fa Ti dico qualcosa che vedo io nell'immagine. E che ho visto, con tutta probabilità, dopo averla scattata. Ero in treno, con la mia famiglia, iniziava a piovere. La gente in banchina si dileguava: chi saliva in fretta e furia, chi altrettanto velocemente si metteva al riparo. Quel luogo è diventato vuoto in un attimo, pur senza esserlo davvero. Tutti cercar riparo, alcuni addirittura lasciando quel posto, con motivi diversi e disparati. La pioggia rimane fuori, ma dentro? Le gocce spalmate sul vetro in diverse direzioni, il paesaggio urbano così alterato dalla rifrazione, quella luce particolare e quel forte contrasto tra verticale ed orizzontale che da qualche tempo pervade il mio pensiero (ne parleremo in futuro, spero ). Ecco quel che vedo io, in ordine sparso. Un abbraccio e ancora grazie! D |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 12:36
Ecco: indirettamente, tra le righe, c'è molto in quello che scrivi. Un molto che farebbe bene a... molti. Per carità: ogni approccio è legittimo in fotografia, e chi la vive principalmente in chiave tecnica ha tutto il mio rispetto e tutto il mio apprezzamento. Ma credo anche che molti vengono un po' "presi da un'onda". Cioè, al di la di un sentire proprio e intimo, perdono magari di vista un aspetto della fotografia che potrebbe arricchire non poco. Ovvero viverla come mezzo, come strumento per "qualcos'altro". Come medium del nostro personale modo di stare nel mondo, viverlo e sentirlo. Aver raccontato questa breve storia. Soprattutto aver spostato il tiro su quello che succede, sul mondo intorno di cui la fotocamera diventa testimone e taccuino per appuntare sensazioni, trovo sia di per sé un'utile lezione Ciao F |
| inviato il 05 Ottobre 2018 ore 13:54 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)
Hai fatto questo in aprile e ora in ottobre è di nuovo valido. Il paesaggio rimane intatto solo le nostre aspettative cambiano con i periodi Dell'Anno. Bravo! You made this one in April and now in October it is valid again. The landscape remains intact only our expectations change with times of the year. Bravo! |
| inviato il 05 Ottobre 2018 ore 15:54
Oh.. It was taken around one year ago, but I published it later. So, it's even more consistent! |
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