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a 39mm, 1/80 f/5.3, ISO 1000, mano libera. Modena, Italia.
Il Museo Lapidario del duomo di Modena conserva tra le altre opere le cosiddette metope, cioé quelle sculture attribuite al cosiddetto Maestro delle Metope (prima metà del XII secolo) utilizzate per decorare le terminazioni dei quattro contrafforti della navata. Queste opere si devono annoverare tra i capolavori del duomo per la finezza dell'esecuzione e per l'abilità con cui l'artista ha collocato i corpi dei soggetti all'interno dello spazio disponibile. L'uomo dai capelli lunghi è una delle metope originali conservate nel Lapidario del Museo del Duomo. Sulla cattedrale sono presenti le copie delle opere medievali per preservare dagli agenti atmosferici le originali.
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A cosa o a chi si ispirò il maestro delle metope? La sirena bicaudata che mostra la vagina, in un'età pudica come quella medievale, deriva certo da simbologie di fertilità pagane, trasformate in esseri mitologici in modo da essere essere esposte fuori dalle mura di molte chiese altomedioevali. Le calzature dell'uomo dai lunghi capelli e della grande fanciulla da dove derivano? Ciao e grazie se vorrai rispondere, Fabrizio.
Bisognerebbe chiederlo al Maestro delle Metope o a Lanfranco. Certamente, secondo alcuni studiosi, vi era un intento parenetico nel denunciare i vizi tipici dei pagani. Da qui l'utilizzo di indumenti, calzature e capigliature che possono indicare una provenienza geografica, mitologica o una contestualizzazione storica. Se mi permetti una correzione, non è la sirena bicaudata che mostra i genitali, bensì l'ermafrodito (o potta di Modena) che mostra sfacciatamente le sue parti intime. Spero di aver risposto in maniera soddisfacente. Grazie e Buon Natale. Mimmo
Siccome la sirena bicaudata mostra in molte metope la vagina, noto solo ora che qui ha le mutande (ed è strano); comunque non la confondevo con l'ermafrodito. Ben lieto di conoscere chi ha dimestichezza con l'alto medioevo periodo affascinante come il tardo antico proprio perché meno conosciuto. Ti auguro buona vita e buone feste, Fabrizio