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| inviato il 01 Gennaio 2016 ore 12:15
Ciao moderno e ardimentoso Marco Polo, fai bene a viaggiare, è tutta esperienza da mettere nel tuo zaino. A 5000 metri in manica di camicia! Forte! Cari saluti, auguri 2016- |
| inviato il 01 Gennaio 2016 ore 21:46
grazie mille Franco. Sì, nonostante la quota la temperatura era gradevole anche se non proprio estiva da pieno agosto quando andai; ma dopo ore ed ore di autobus sotto al sole dell'alta montagna, con tornanti, soste per guadi di ruscelli e forature varie, c'era voglia di aria fresca. auguroni anche a te |
| inviato il 08 Luglio 2016 ore 14:33
Questi sono esempi di fotoracconto e reportage! Bella spiegazione e complimenti (ed invidia ) per questo viaggio! |
| inviato il 08 Luglio 2016 ore 14:39
Bello scatto |
| inviato il 08 Luglio 2016 ore 15:21
Alemt09, viaggiare in generale, ma in quei paesi specialmente, ha sempre significato, almeno in quei tempi, vedere un qualcosa in costante e rapido mutamento, di pressochè impossibile ripetizione; quella da sempre è stata la mia filosofia di viaggio (non che sarebbe meno interessante ripeterla oggi). A volte le esperienze erano molto dure e sicuramente non per tutti, ma qualche scomodità, se così la volessimo chiamare, sicuramente ripagava, almeno me, del risultato portato poi nella memoria. Grazie dunque dell'apprezzamento. Grazie anche a te Andrea, affezionato estimatore |
| inviato il 02 Gennaio 2018 ore 19:17
Che spettacolo!! Mamma mia, devono essere state esperienze meravigliose, te le invidio tanto! |
| inviato il 02 Gennaio 2018 ore 19:55
quello che più è speciale è il ricordo abbastanza nitido di tanti particolari, anche non fotografati (all'epoca ero ancora quasi un principiante). Ho visto di recente sul canale 222 quel videoracconto documentario a puntate che si chiama se non sbaglio "cercando Shangri la", in cui ho riconosciuto tanti luoghi che ho toccato, non solo in questo viaggio, ma anche in altri (come per esempio l'Uzbekistan, Kazakhstan e Turkmenistan) e, pur in un lasso di tempo così relativamente breve (circa 25 anni tra il mio ed il loro viaggio e comunque loro non sono passati da questo passo, ma da quello che arriva dal Kirghisistan) se ho rivisto abbastanza intatti i monumenti e le fogge della gente del posto, ho invece notato modificatissime in stile cinese centrale (quello della razza Han di Pechino) tutte le cittadine. D'altronde, negli anni avevo sentito più volte parlare di subbugli, specie nella regione dello Uhigur Xinjang (da noi anche detto Sinkiang) e delle correlative dure repressioni contro i popoli originari, ormai superati numericamente dai colonizzatori pechinesi. Penso sia successa la stessa cosa, a suo tempo, anche in Tibet, ma ancora non ho avuto la fortuna di andarci. Potrei raccontarti mille cose su quella straordinaria avventura; una su tutte: entrando in Cina dal Pakistan il mio gruppetto fu accolto dalla guida pechinese che non capiva la lingua locale (dialetto dello Xinjang) e l'orario del posto, pur così ad ovest rispetto a Pechino da cui dista migliaia di kilometri, era già impostato (meglio dire imposto) ugualmente su quello della capitale cinese, sicchè la notte arrivava tardissimo (oltre le 23) e correlativamente dovevamo alzarci ben tardi per avere la luce, partivamo dall'hotel in genere mai prima delle 10 del mattino |
| inviato il 02 Gennaio 2018 ore 19:58
Storie fantastiche, che bellezza! |
| inviato il 02 Gennaio 2018 ore 20:23
Ci accolse quella guida pechinese dicevo, perchè all'epoca potevi entrare in Cina solo su permesso ed itinerario prestabilito con l'unica agenzia di stato per il turismo: la Luxinshe. Quel giovanotto (avrà avuto meno di 30 anni) di nome Fu, non ci mollò fino a Pechino e non ci consentiva di girare praticamente mai da soli; unica eccezione accadde nella cittadina oasi (in mezzo al deserto del Taklamakan, sezione del Gobi) di Hotan, di cui alla foto qui sotto, dove l'aereo che avrebbe dovuto portarci alla cittadina, base per le grotte buddiste di Aksu, fu purtroppo cancellato e dovemmo perdere la giornata ad Hotan, per poi proseguire col volo del giorno successivo direttamente alla tappa successiva, Urumqi. www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1636390 Altra curiosità: in quei luoghi sperduti nell'estremo ovest cinese, all'epoca non avevano acqua minerale e si finiva col bere birra leggera (non io che ne sono intollerante) o thè verde, tipica loro bevanda da pasto, in tazze piene di foglie. C'era veramente una terza ipotesi: una specie di aranciata in bottiglietta, con due dita di fondo arancione da agitare per rendere il liquido dello stesso colore, ma dopo un giorno di quella roba ho avuto disturbi intestinali che me ne hanno fatto passare la voglia ... Cibo che definire monotono era un eufemismo: malloppone di riso bianco a grumi insapore, stracotto ed appallottolato, bacinella, tipo pirofila trasparente, piena di soya in consistenza gelatinosa, che chiamavamo "tremarella" per l'effetto che faceva ad agitare il contenitore e dulcis in fundo anguria mai al punto giusto di maturazione, per lo più strafatta e per niente invogliante. Forse la colpa era del fatto che, effettivamente, in quei luoghi desertici non avessero praticamente altro Nei 20 giorni cinesi ho perso 5 kili |
user197788 | inviato il 23 Gennaio 2020 ore 5:33
Stupenda |
| inviato il 02 Settembre 2023 ore 6:26
Grazie mille |
| inviato il 04 Settembre 2023 ore 4:17
Anche a te Maurizio, sicuramente un transito complesso. Ho letto di recente che la Karakorum Highway non sia più raccomandabile per la presenza di sacche integraliste. Pare che lo stesso Bin Laden coi suoi seguaci vi si fosse insediato. Poi, indimenticabile la visione del Rakaposhi e del Nanga Parbat, due dei grandi 8000 metri |
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