Dal mio viaggio dell'anno scorso in Kenya.
“ La biologa naturalista inglese Jane Goodall sin da giovane si dedicò allo studio degli scimpanzé; nel 1977 fondò il " Jane Goodall Institute" per la protezione e lo studio di questo magnifico primate. (Memorabile un documentario che il Nat.Geo. girò qualche anno fa su di lei). A seguito della guerra civile in Burundi nel 1993 l'istituto, e con esso un gruppo di scimpanzé vennero spostati in Kenya presso la Ol Pejeta Conservancy che si trova nel cuore del Kenya fra i monti Aberdares e il Mont Kenya a circa 2.000 mt. d'altezza s.l.m.
L'obiettivo del progetto, avviato dalla Lonrho Africa orientale, Kenya Wildlife Services e il Jane Goodall Institute , è quello di creare condizioni di vita naturali per la colonia di scimpanzé, attualmente 26 compresi alcuni piccoli nati lì, per poi reintrodurli in natura in un habitat simile a quello dove attualmente questo primate vive (montagne dell'Uganda, Ruanda, Congo, Burundi, Gabon)
Ho avuto modo di parlare con i rangers e con un ricercatore sullo stato della loro reintroduzione in Kenya, l'unica zona possibile è quella delle foreste pluviali e di montagna dei monti Aberdares e del Mont Kenya che però per quanto selvagge ed estese sono circondate da insediamenti umani. Nella zona del Mont Kenya, peraltro incantevole vi sono coltivazioni intensive di vegetali frutta e fiori con piantagioni immense di proprietà della multinazionale Del Monte per quanto riguarda la frutta. Tutta la zona di conseguenza è fortemente urbanizzata e sarà davvero dura la reintroduzione di questo primate che si sa non va molto d'accordo con l'uomo.
Anche se al momento confinati in un'area idonea, una bella foresta con fiume, e recintata per ovvi motivi ho deciso di fare alcuni scatti che valgono come documento per il pregevole tentativo e il grande lavoro che con scarsità di mezzi queste persone stanno facendo per questo animale classificato ad alto rischio di estinzione. A loro tutti i miei, e spero anche i vostri, migliori auguri per un meritato successo. „
Qui Marco V. può leggere la storia di Ol Pejeta