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| inviato il 27 Aprile 2022 ore 15:24
Ciao Kerubino, La tecnica è quella di effettuare numerosi scatti, chiamati light, e poi sommarli in modo da mediare il rumore di fondo e far emergere meglio il segnale (fotoni) che ci arriva dai corpi celesti. Più in particolare, occorre un cavalletto con sopra una montatura equatoriale che reggendo il telescopio insegua il moto apparente delle stelle in modo da farle apparire puntiformi e non allungate a causa del singolo tempo di posa che può spingersi anche a 600” se non di più. Come attrezzatura, quindi, una montatura, un telescopio, o per grandi campi anche un obiettivo fotografico, un piccolo telescopio con una camera astronomica guida che inquadri una o più stelle e che tramite un software che corregge il moto della montatura le tenga perfettamente ferme ed ovviamente una camera di acquisizione (reflex o camera astronomica) ed un computer. Oltre ai singoli scatti sul soggetto - che possono essere effettuati senza interporre filtri, come nel caso di questa foto, o se necessario usando filtri anti inquinamento luminoso o a banda stretta per far passare solo le emissioni su una certa lunghezza d'onda - occorrerà integrare l'acquisizione con i cosiddetti scatti di calibrazione denominati Dark, Bias, Flat e Dark Flat. I dark si ottengono scattando con le impostazioni dei light (stesso iso, tempo di posa e temperatura ) ma coprendo il telescopio con un tappo. Sottraendoli ai light servono a correggere il rumore termico del sensore della camera che aumenta man mano che il tempo di posa si allunga. I Bias si ottengono, sempre col telescopio tappato, scattando al più breve tempo di posa di cui è capace la reflex e servono a correggere il rumore elettronico di lettura del sensore. I Flat si ottengono piazzando sul telescopio una lavagnetta o un pannello luminoso. Servono a correggere qualsiasi difetto sia presente sul treno ottico come la vignettatura, eventuali macchioline di polvere sul sensore, graffi sulle lenti etc. e si espongono in modo automatico settando la reflex su A o AV. I Dark Flat, che si scattano con le stesse impostazioni dei flat ma a telescopio tappato, correggono i rispettivi flat dal rumore termico ed elettronico. Per quanto riguarda il sensore di acquisizione, si possono usare reflex appositamente modificate alle quali vengono tolti uno o due filtri low pass in modo che il sensore possa catturare uno spettro elettromagnetico più ampio verso l'ultravioletto e l'infrarosso oppure delle camere astronomiche (con sensore Cmos come le reflex o a CCD) più specifiche per l'astrofotografia. In genere su queste ultime è presente anche un sistema di raffreddamento del sensore che permette di ridurre notevolmente il rumore termico. Per quanto riguarda i software serve quello di acquisizione (programmi come APT, Nina, o Sgp), uno per la guida (il più utilizzato è PHD2) e, fondamentale, uno per la integrazione degli scatti, in genere Pixinsight, programma al quale si danno in pasto tutti gli scatti e che automaticamente li somma sottraendone ai light i file di calibrazione e che restituisce un MasterLight pronto per la elaborazione. Quest'ultima può essere effettuata interamente con Pixinsight o come nel mio caso con Pixinsight e successivamente con Photoshop e Camera Raw. Per quanto concerne la location, a causa dell'inquinamento luminoso (IL) presente nelle nostre città, e che cerchiamo di ridurre utilizzando un filtro anti IL, per ottenere un buona foto occorre spostarsi in luoghi che l'abbiano un cielo più buio. La Markarian, ad esempio l'ho ripresa a Manciano, una località in provincia di Grosseto che presenta uno dei cieli più bui d'Italia. Circa il tempo totale di acquisizione farei due distinzioni: 1) il tempo di posa del singolo scatto in quanto più resta aperto l'obiettivo più fotoni arrivano sul sensore. L'ideale sarebbe avere sempre singoli tempi di posa lunghi (5/10/20 minuti o oltre) ma occorre considerare quanto permette il cielo da cui scattiamo perché in caso di inquinamento luminoso con tempi di posa lunghi rischieremmo di acquisire più rumore che segnale e 2) il numero degli scatti effettuati perché maggiori sono maggiore è il rumore che viene mediato (ridotto) tramite la somma degli stessi. Il tempo totale di acquisizione è ovviamente legato anche alla luminosità del soggetto che riprendiamo ed una buona foto può' essere portata a casa con integrazione di poco più di un'ora fino 15/20 o più ore Spero di non aver generato confusione e mi scuso con gli amici Astrofotografi, per i quali quanto detto è pane quotidiano, per la necessaria semplificazione o eventuali inesattezze. |
| inviato il 27 Aprile 2022 ore 15:32
Grazie, hai reso molto bene l'idea del lavoro e tempo che servono, senza dimenticare gli strumenti |
| inviato il 27 Aprile 2022 ore 16:52
Figurati Daunio, è un casino per il quale secondo me serve una buona dose di masochismo |
| inviato il 27 Aprile 2022 ore 17:34
...ma che ci vuole santo dio a fotografare il cielo!! È questo che noi astroimagers ci sentiamo dire!! Ma che polverone di azioni combinate tra loro che si debbono eseguire senza tralasciarne una altrimenti,come dicono i caseari,la ricotta non quaglia!!! |
| inviato il 27 Aprile 2022 ore 18:29
Riccardo, la volta che feci vedere con orgoglio una delle mie prime astrofoto fatte con reflex e Tamron 200, un'amica mia rispose “e vabbè chissà con quale macchinetta l'hai fatta. Di sicuro non col cellulare”… |
| inviato il 30 Aprile 2022 ore 10:15
Un plauso più che meritato per questa grande ripresa! Gran bel rientro il tuo e questo mi fa molto piacere. Ora ritorno sui tuoi scatti. Un salutone alberto |
| inviato il 30 Aprile 2022 ore 18:19
Grazie mille per avermi risposto in maniera cosi dettagliata da permettermi di capire cosa serve per avvicinarsi a uno scatto del genere. |
| inviato il 05 Maggio 2022 ore 15:30
Che piacere Alberto! Ti ringrazio veramente di cuore :) |
| inviato il 05 Maggio 2022 ore 15:31
Figurati Kerubino, felice ti possa essere di aiuto |
| inviato il 10 Maggio 2022 ore 10:40
MERAVIGLIOSA ! |
| inviato il 11 Maggio 2022 ore 14:11
Grazie mille Garibuja :) |
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