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I Ragazzi del '99...

La morte

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I Ragazzi del '99 inviata il 04 Novembre 2020 ore 0:07 da Emmegiu. 53 commenti, 1556 visite. [retina]

, 1/160 f/3.5, ISO 100, treppiede.

I Ragazzi del '99 “Durante la prima guerra mondiale, ragazzi del '99 era la denominazione data ai coscritti negli elenchi di leva che nel 1917 compivano diciotto anni e che pertanto potevano essere impiegati sul campo di battaglia. Furono precettati quando non avevano ancora compiuto diciotto anni. I primi contingenti italiani, 80 000 circa, furono chiamati nei primi quattro mesi del 1917, e frettolosamente istruiti, vennero inquadrati in battaglioni di milizia territoriale. Alla fine di maggio furono chiamati altri 180 000 ed altri ancora, nel mese di luglio. I primi ragazzi del 1899 furono inviati al fronte nel novembre del 1917, nei giorni successivi alla battaglia di Caporetto. Il loro apporto, si dimostrò fondamentale per gli esiti della guerra. Le giovanissime reclute appena diciottenni del 1899 sono da ricordare in quanto nella prima guerra mondiale, dopo la battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), in un momento di gravissima crisi per l'Italia e per il Regio Esercito, rinsaldarono le file sul Piave, del Grappa e del Montello, permettendo al Regno la controffensiva nel 1918 a un anno esatto da Caporetto con la battaglia di Vittorio Veneto e quindi la firma dell'armistizio di Villa Giusti da parte dell'Austria-Ungheria. Scendendo nel dettaglio e parlando della mia regione, la Prima Guerra Mondiale costò alla Sardegna lutti e desolazione di maggior portata rispetto alle altre regioni italiane. Su 800.000 abitanti circa 100.000 uomini (quasi tutta la popolazione maschile adulta) partirono per la guerra, un'intera “leva” fu precettata quella del 1899 e fu spazzata via in buona parte. Die Roten Teufel, I diavoli rossi, chiamavano gli austriaci i soldati sardi. “Diavoli” per la loro fama di coraggio e anche di ferocia: in gran parte pastori, andavano all'assalto urlando e molti al posto della baionetta sul fucile montavano i coltelli per sgozzare le pecore, avevano fama di non fare prigionieri da pastori uccidevano il nemico facendo quello che sapevano fare come fossero le loro pecore. E li chiamavano “Rossi” per le mostrine bianche e rosse, e anche per il terriccio del Carso che aveva impregnato le loro divise. Diavoli crudeli, ma erano solo ragazzi terrorizzati imbottiti di acquavite mandati come fiere all'assalto per conquistare pochi centimetri di terra alla loro patria, ma quale patria erano pastori e contadini che non sapevano una parola d'italiano e che il continente non l'avevano mai visto in vita loro ma ci morirono. Molti soldati sardi erano inquadrati, nella brigata “Sassari” che caso unico in Italia era costituita da soldati provenienti dalla stessa regione. La Brigata Sassari durante la Grande Guerra ottenne il record di decorazioni nel Regio esercito. ma perse più di 13.000 uomini e visto che una brigata inquadrava circa 6 mila soldati, venne ricostituita due volte. Mio nonno ne faceva parte fu ferito gravemente e fu l'unico superstite di un assalto ove morirono tutti i 350 suoi commilitoni, fu ritrovato sotto montagne di cadaveri agonizzante, ma si salvò e portò nella spalla la pallottola tutta la vita, comunque fu decorato con croce di guerra, in seguito nella seconda guerra mondiale perse un figlio radiotelegrafista in un cacciatorpediniere. La foto è ricavata da una Lastra a Gelatina Bromuro d'Argento del 1917 molto rovinata.



Vedi in alta risoluzione 6.0 MP  





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avatarjunior
inviato il 11 Novembre 2020 ore 15:34

Mio nonno era uno dei ragazzi del '99, mandato sull'Adamello a soli 17 anni, anche lui ferito ma sopravvissuto a lungo per raccontarmi tutto ciò che aveva vissuto in quella guerra! Grazie Emmegiu per far rivivere il ricordo!

avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 17:56

Voglio raccontare la mia esperienza. Mio nonno, classe 1898, assieme a suo fratello andarono a lavorare in miniera in Germania, anni prima della grande guerra. Quando scoppiò, dovettero tornare in Italia a combattere gli austriaci e proprio nelle trincee vicine tra loro, il fratello di mio nonno si fece convincere dal "nemico" a passare dall'altra parte. Morale della favola: erano due fratelli che combatterono uno contro l'altro. Alla fine della guerra, il fratello di mio nonno volle tornare in Italia per rivedere figlia e moglie tedesca, nonostante mio nonno lo avesse sconsigliato e avvisato di aspettare, perché se lo avessero preso sarebbe finito in prigione come disertore. Ma non ci fu nulla da fare, non diede ascolto a mio nonno ; fu preso e arrestato come disertore e fu spedito in carcere all'isola di Spinosa, dove morì di tubercolosi senza mai rivedere i suoi cari. Questo per dire cos'è la guerra... La guerra tra poveri la vincono i ricchi

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:16

Caro Marco ci potresti scrivere un romanzo con questa incredibile e triste storia è stato un grandissimo contributo il tuo, cosa sarebbe cambiato al popolo se al posto degli italiani adesso c'erano gli austriaci? Niente il popolo soffre e subisce sempre, mi dispiace tanto per l'epilogo tristissimo della vicenda che hai raccontato ti mando un abbraccio, giuseppe

avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:28

Grazie Beppe,hai ragione su tutto. Purtroppo le guerre portano cose orrende...

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:30

Si e l'uomo non impara mai dai suoi errori Triste

avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:36

Un film a tema consigliato a tutti : Uomini contro, scritto da Emilio Lusso.

avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:36

Emilio Lussu, pardon...

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:40

Anche un anno sull'Altipiano il libro di memorie di Emilio Lussu: ambientato sull'altopiano di Asiago, che è una delle maggiori opere della letteratura italiana sulla prima guerra mondiale. Il romanzo fu scritto tra il 1936 e il 1937 e racconta, per la prima volta nella letteratura italiana, l'irrazionalità e insensatezza della guerra, della gerarchia e dell'esasperata disciplina militare al tempo in uso.


avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 18:43

Si anche quello rende bene l'idea.

avatarsenior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 23:05

Sono senza parole, ho letto tutta la didascalia e i commenti degli amici... La guerra che cosa orribile e spaventosa! Penso alla mia vita, a quella dei mie figli... Avrei avuto il coraggio di combattere? E avrei potuto accettare la morte di un figlio strappato alla giovinezza e mandato al fronte come carne da macello per combattere una guerra che nemmeno comprendeva...
Noi e i nostri figli abbiamo avuto la fortuna di nascere dopo e questi drammi li abbiamo solo sentiti raccontare, ma non dobbiamo dimenticare perché questo non si ripeta!
Mio nonno paterno combatté entrambe le guerre e riuscì fortunatamente a tornare vivo. Ricordo che se si parlava della guerra, calava un velo sui suoi occhi.
Grazie Giuseppe per questa testimonianza e Onore a tutti i ragazzi del '99

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 23:31

Grazie Carlo è importante ricordare e tramandare la memoria io ero piccolo quando mio nonno mi raccontava della guerra e mi dispiace che non ho raccolto tutti i suoi ricordi era importante ma qualcosa mi è restata impressa, la sofferenza senza fine di vedere tanti ragazzi morti accatastati uno sull'altro, dopo gli assalti passavano per vedere se qualcuno era ancora vivo e mio nonno fu trovato agonizzante sotto altri cadaveri, un caro saluto, giuseppe

avatarsupporter
inviato il 25 Novembre 2020 ore 16:02

Una meravigliosa didascalia per una generazione, quella del '99, davvero leggendaria

avatarsenior
inviato il 02 Aprile 2021 ore 21:17

Caro Giuseppe la storia che ci hai raccontato come quella di altri amici juzini è simile a quella di mio nonno che non era del 99 ma del 92 anche lui ferito gravemente e con le gambe congelate ricordo che camminava trascinando una sedia e il fido bastone che non lasciava mai. Ai figli ha raccontato poche cose perché i segni di quell'assurda guerra li portava visibili tutti i giorni.
Un caro saluto Renzo


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