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Mostar


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Mostar, testo e foto by MaxShutterSpeed. Pubblicato il 05 Febbraio 2016; 42 risposte, 10022 visite.


Agosto 2013. La mia compagna ed io siamo in vacanza in moto in Croazia. Quando abbiamo cominciato a progettare un possibile itinerario per visitare la Croazia devo ammettere che ero piuttosto prevenuto sulle potenzialità "turistiche" di questa nazione, ma ho avuto di ricredermi. Ho trovato delle belle città ricche di storia, parchi naturali con cascate mozzafiato, isole bellissime e, dulcis in fundo, strutture ben organizzate e gestite. Il 22 agosto è il giorno della tappa a Mostar. Unica tappa prevista in Bosnia.

Siamo sull'isola di Hvar ed abbiamo appuntamento al mattino a Ploce con una coppia di amici, anche loro in moto, per poi proseguire insieme verso Mostar. La tappa verso Mostar comincia male. Primo contrattempo: poco prima di arrivare al traghetto che dall'isola di Hvar ci porterà sulla costa ci accorgiamo di aver dimenticato le carte d'identità in albergo. Perdiamo quindi il primo traghetto per poter arrivare a Ploce in mattinata ed essere a Mostar per pranzo.


Secondo contrattempo: quando finalmente arriviamo a Ploce, i nostri amici sono già li, ma hanno forato. Con l'aiuto di un meccanico del posto ripariamo la ruota ma ormai ci fermiamo per il pranzo. Accumuliamo un ritardo di mezza giornata, ma la curiosità di visitare questa cittadina medioevale di origine ottomana, completamente ricostruita dopo la guerra della ex-Jugoslavia prevale, e mettiamo in conto di arrivare in serata molto tardi alle nostre rispettive destinazioni finali, noi a Dubrovnik, ed i nostri amici a Spalato.


Verso Mostar

Siamo sulla strada che da Ploce, in Croazia, arriva fino a Sarajevo, passando per Medjugorie e Mostar. Un viaggio in moto ti rende partecipe del paesaggio che attraversi: non è la stessa cosa attraversare un posto in auto o in moto. Non conosco il motivo di di questa diversa percezione, sarà perchè in auto si viaggia letteralmente sotto una campana di vetro, sarà perchè il parabrezza può ingannarci e farci pensare di essere davanti ad uno schermo, però effettivamente il viaggio in moto permette di percepire meglio, più profondamente, l'ambiente circostante, molto più di quanto non avvenga in auto.

Il passaggio tra Croazia e Bosnia è stato drastico da questo punto di vista. La zona costiera della Croazia è molto viva, belle città, spiagge, locali e bar frequentati. Attraversi quei posti e ti senti in vacanza. In Bosnia invece la situazione è radicalmente diversa. Nei villaggi che incrociamo lungo la strada spuntano i primi minareti delle moschee, che invece praticamente non esistono in Croazia. Uno dei segni evidenti della fortissima componente nazionalista e cattolica dei croati.

Si attraversano distese di campagne desolate con decine di case abbandonate e ridotte a ruderi. Nei rapporti ufficiali della situazione di questo paese dopo la guerra si parla, non a caso, di "catastrofe demografica". L'entusiasmo vacanziero che normalmente precede la visita di una nuova città lascia quindi il posto ad una certa inquietudine. Dopo circa un'ora e mezza di strada entriamo nel centro di Mostar da una delle vie laterali.


Il "benvenuto" viene dato dai resti di edifici completamente sventrati e crivellati di proiettili e colpi di mortaio, in mezzo ad edifici nuovi, negozi e cartelloni pubblicitari. E' palese che in molte aree del centro la ricostruzione non ha toccato interi isolati, e questo colpisce molto.

Quando si visita un luogo tristemente famoso per una battaglia, normalmente ci si trova davanti ad una lapide di memoria, un monumento o un museo, come avviene ad esempio quando si visitano i luoghi del D-Day in Normandia, e ci si immagina quello che può essere accaduto. Qui invece è come se ci si trovasse di fronte a quelle scene solo qualche giorno dopo uno di quegli eventi.

Ci soffermiamo sulle rovine, ma dopo un po' si distoglie lo sguardo da quei segni di accanimento disumano, non saprei dire se per pudore verso gli abitanti del posto, o per evitare di pensare al fatto che quelle erano case abitate da intere famiglie. Come per tutti i ragazzi della mia generazione, quella della ex-Jugoslavia è una delle prime guerre che abbiamo vissuto, indirettamente per fortuna, dai telegiornali e dai quotidiani, ed essere in quei luoghi e riscontrare che ci sono ancora le ferite di quella guerra a distanza di quasi 20 anni fa uno strano effetto.

La domanda che ci poniamo è perché non è stato ricostruito, o distrutto, tutto quello che porta ancora i segni così evidenti della guerra. Prima di partire, tra le altre cose, avevo letto che la quasi totalità delle ricostruzioni di Mostar è stata finanziata da associazioni internazionali. Forse questi fondi sono stati concentrati sulle decine di strutture storiche e di interesse artistico che sono state danneggiate in città, e quindi si sono tralasciati edifici secondari che sono rimasti in quelle condizioni.


La città vecchia

Lasciamo le moto in prossimità dell'area pedonale e ci addentriamo nel centro storico. Mostar si presenta come una città medioevale costruita interamente in pietra, con l'atmosfera di un paesino di provincia.


L'atmosfera pesante che ci aveva avvolto all'ingresso della città viene mitigata, per fortuna, dalla bellezza della parte vecchia, dalle decine di bar, ristoranti, negozi di souvenir, botteghe di artigiani e dalla presenza dei numerosi turisti che si aggirano per le vie del centro storico, in gran parte pedonale.

Per qualche minuto si riesce a dimenticare la brutta pagina di storia recente della città e possiamo godere della bellezza di questo antico centro ottomano, multietnico e punto di congiunzione tra mondo occidentale ed orientale. Salendo sul minareto più alto di Mostar, aperto al pubblico perché parte di una moschea sconsacrata, si può avere una visuale completa della valle e della città.


Mostar è la città più importante della regione della Erzegovina, ed è situata al centro della valle costituita dal fiume Neretva, che la attraversa. Sul fiume è possibile ammirare lo Stari Most, il ponte vecchio, attrazione principale e simbolo stesso della città, che risale al periodo ottomano, ed esattamente al 1551.

Questo bellissimo ponte venne completamente abbattuto nel 1993 da colpi di artiglieria croato-bosniaca, e l'intera città subì pesanti devastazioni durante la guerra. Quello che vediamo oggi è frutto della ricostruzione terminata nel 1994, con l'inserimento del centro storico di Mostar, e del suo ponte, nel patrimonio dell'UNESCO.


I tuffatori

Il ponte che da il nome alla città diventa un'ulteriore attrazione, nel periodo estivo, grazie alla presenza dei tuffatori. Questi ragazzi oggi si cimentano nel salto dal ponte per raccogliere un po' di denaro dai turisti, ma era un'abitudine già in voga prima del 1993, e sembra addirittura risalire al 1700, come prova di coraggio dei giovani del posto.


Il salto è molto pericoloso ed effettuato solo da tuffatori molto esperti. Il ponte è alto circa 24 metri, e l'acqua del fiume Neretva è gelida anche in piena estate.


Don't forget

A riportarci alla recente storia di guerra della città ci pensano diverse pietre, con la scritta DON'T FORGET, nelle quali ci si imbatte in più punti del centro storico.


La foto seguente permette di parlare di uno dei tanti aspetti terribili di questa guerra: i fori di proiettile sui muri ai piani alti, ancora ben visibili in molti edifici, che spesso non hanno una angolazione dal basso. Questi fori erano prodotti dai proiettili esplosi dai vicini, da finestra a finestra. Abitanti di Mostar che sparavano verso le case dei vicini, persone che, solo qualche tempo prima, si incontravano a far la spesa insieme, e vivevano pacificamente nella stessa strada.


Nella stessa foto si intravede in alto anche un cimitero, in pieno centro storico. Siamo abituati a vedere cimiteri fuori dalle città, ed in effetti questo angolo della città, prima della guerra, era un normale giardino pubblico.
Questo, come tanti altri giardini pubblici e cortili di chiese o di moschee, durante la guerra vennero trasformati in cimiteri. Questo sia perché il cimitero originario era in una posizione troppo comoda per i cecchini, sia perché ad un certo punto, il cimitero originario, non aveva più spazio.


La linea del fronte tra il 1992 ed il 1994

A questo punto forse è meglio chiarire, i motivi per i quali Mostar fu al centro della guerra. Nell'aprile 1992 Mostar venne attaccata da unità militari e paramilitari serbe, nel corso della guerra della ex-Jugoslavia. Fino a quel momento in città convivevano la maggioranza musulmana e la minoranza croato-cattolica, che insieme quindi, si ritrovarono a difendere la città dalle unità serbe.

Esattamente un anno dopo l'attacco serbo, iniziò quella che venne definita la "Guerra nella Guerra" tra le due fazioni alleate fino a quel momento. La Croazia attaccò una parte della Bosnia dopo aver firmato il cosiddetto piano Vance-Owen (dal nome dei due negoziatori delle Nazioni Unite). Questo piano proponeva infatti la suddivisione della Bosnia tra croati e serbi, e Mostar sarebbe dovuta diventare la capitale della regione croata, nonostante la città fosse a maggioranza musulmana.

I croati bosniaci, che da anni miravano alla creazione di uno stato "etnicamente pulito", il 9 maggio 1993 attaccarono Mostar, legittimati, per così dire, dal piano Vance-Owen. Ovviamente le interpretazioni di questa operazione sono assolutamente contrastanti, secondo la fonte cui ci si riferisca, ma di sicuro il piano ONU non ha tenuto conto dei profondi rancori tra le diverse popolazioni, fortemente nazionaliste e di diverse etnie, che convivevano nella zona, ed ha aggravato una situazione già di per se fuori controllo.

L'offensiva croata a Mostar fu subito violenta, un vero e proprio massacro che decimò la popolazione musulmana, e rase al suolo il quartiere delle moschee ed i luoghi storici dell'epoca ottomana. I musulmani di Mostar, che prima avevano un nemico esterno, i serbi, si ritrovarono anche un nemico interno, i croati bosniaci, con i quali avevano convissuto fino ad un anno prima, e combattuto insieme nell'anno precedente. I croati adottarono la stessa tattica dei serbi, con espulsioni dei musulmani bosniaci dal territorio della città e con la creazione di veri e propri campi di concentramento.

Proprio nei pressi di Mostar venne creato il più grande dei campi di concentramento della guerra, in una fabbrica di aerei abbandonata chiamata Heliodrom. Sempre a Mostar, il Bulevar, l'arteria principale della città, era diventata la linea del fronte: l'arteria più trafficata di una città viva e cosmopolita, quale era Mostar soltanto un anno prima, si era trasformata in un campo di battaglia e una delle zone più pericolose di tutto il campo di guerra della ex-Jugoslavia.


Mostar oggi

Il centro storico di Mostar è stato quasi completamente ricostruito, ma intorno sono ancora tanti gli edifici distrutti: sembrano degli scheletri che con le loro orbite vuote fissano l'animato centro invaso dai turisti.


Che Mostar sia ancora oggi a maggioranza musulmana, come prima della guerra, è testimoniato dai numerosi minareti che si ergono ad ogni angolo della città. Ci sono anche chiese ortodosse e cattoliche, ma in misura molto inferiore alle moschee.


Sul monte Hum che domina Mostar e la sua vallata risulta ben visibile una croce cristiana. Ma quello che per i cattolici rappresenta un segno di pace, per altri a Mostar ha un significato diverso: su quella montagna, proprio dove è stata installata la croce, c'erano le artiglierie serbe e croate che tenevano sotto tiro i musulmani di Mostar.


Ancora un contrasto di questa città. Una abitazione ristrutturata solo nell'essenziale (tetto ed infissi), che riporta ancora ben evidenti i segni dei mortai e dei proiettili, ed un'altra adibita a bed and breakfast per turisti, a pochi metri di distanza.

Ritorniamo al nostro percorso passeggiando tra le vie del centro. Turisti, universitari, bar frequentati, ci distraggono ancora per qualche minuto, ma sollevando lo sguardo non si possono non notare quei segni, quelle cicatrici sugli edifici, anche dove sembra essere stato ricostruito tutto.

Alcuni negozi offrono souvenir creati con i bossoli dei proiettili che qui venivano ritrovati a migliaia. A volte all'interno di alcuni di essi si possono "ammirare" dei mitra ed altri residuati, anche se in pessime condizioni. Tra i vari "cimeli" offerti, anche interi pezzi di asfalto cementati con mucchi di proiettili: si sparava tanto che i bossoli fumanti, in quantità, diventavano un tutt'uno con l'asfalto.

Al termine della guerra e fino al 1996 la città è stata divisa in due aree distinte tra i croati bosniaci ed i bosniaci musulmani, ed il passaggio da una zona all'altra della città era regolamentato. Oggi invece le comunità croato cattoliche e musulmane convivono nei rispettivi quartieri. Il Bulevar, la via principale che era diventata la linea del fronte, oggi ha un doppio nome, secondo da quale parte si guardi: Via dei difensori croati o Via della rivoluzione popolare.

Riprendiamo le nostre moto ed usciamo quasi all'imbrunire da Mostar. E' stato quasi un sollievo tornare in Croazia e riprendere la vacanza: la visita a Mostar obbliga a fare un passo indietro di 20 anni, nel mondo assurdo della guerra, con tutte le sue atrocità. Al tempo stesso è stata sicuramente la tappa più intensa del viaggio.
Altre foto di Mostar nella gallery.


MaxShutterSpeed scrive di sè: "Sono un fotografo della domenica di 43 anni, e MaxShutterSpeed è lo pseudonimo con il quale, di tanto in tanto, propino le mie foto su alcuni social, forum di fotografia, e sul mio sito omonimo. Questo articolo non ha nessuna pretesa, se non quella di raccontare una visita ad una città che non può non lasciare il segno."



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avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 17:59

semplicemente MERAVIGLIOSO

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:10

Ottimo reportage...bella la scelta del BN...complimenti vivissimi

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:14

Ottimo racconto!
Personalmente credo che qualche foto sarebbe maggiormente valorizzata dal colore.
Saluti e complimenti.

avatarsupporter
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:15

Ottimo reportage e foto.
Complimenti.
Ciao ciao, Lully:-P

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:24

Bello davvero ! un piacevole fotoracconto ben articolato e foto ben composte buona anche la scelta del B/N

CC

avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:26

Grazie per il racconto, l'ho letto con grande interesse.
Nel 1994 sono stato a Monstar con un convoglio umanitario al locale ospedale e non posso che confermare quanto hai desritto. Già allora uno degli accompagnatori mi disse che sarebbe stato impossibile trovare una vera pace, quando sai che chi abita nel palazzo di fronte ha ucciso uno dei tuoi cari. a distanza di oltre vent'anni leggo che questa constatazione è ancora attuale....
Vorrei ritornarci, per un motivo e per l'altro ho continuato a rimandare, ma a guardare le fotografie, vorrei tornarci.
grazie
dario

avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:33

E pensare che gli USA erano troppo "impegnati" in Kuwait e Iraq, lasciando che la questione balcanica degenerasse. Milosevic fu ritenuto un buon politico al posto giusto. E gli accordi di Dayton una ×. In Bosnia ci sono scuole divise per le due federazioni e il nazionalismo è ancora molto
presente (in tutta la penisola; e non voglio nominare il Kosovo albanese).

user55929
avatar
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 18:40

Molto bello e molto bravo nonostante il ricordo di quei tragici avvenimenti ammutolisca l'anima

avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 19:16

Grazie mille a tutti, sono contento che il racconto (senza pretese) vi sia piaciuto.

Diogene , la scelta del BN è venuta dopo, quando ho deciso di scrivere il racconto.
In effetti hai ragione, molti di questi scatti sono valorizzati dal colore, ed infatti li trovi anche in versione a colori nelle mie gallery QUI, ma per creare un filo conduttore che rendesse l'atmosfera di quel posto ho trovato più coerente la scelta del BN per tutta la serie.

Dario60 , tu si che ne avresti da raccontare su Mostar se nel 1994 hai visto la città ridotta in macerie, appena terminata la guerra! La sensazione è proprio quella che li non si voglia dimenticare nulla. Purtroppo credo sia una specie di polveriera tenuta a freno, non so come.

Naracu , l'idea che mi son fatto io, leggendo un po' di storia di quel periodo, è che USA e NATO abbiano una grossa responsabilità, per negligenza o peggio, in quello che è successo.
Poi la questione è molto complessa, per i forti nazionalismi, per la convivenza di diverse etnie profondamente diverse, ma sicuramente il tentativo fatto dalla NATO è stato quantomeno maldestro e giocato sulla pelle di migliaia di persone. E poi, il trattamento riservato alla Croazia è stato molto diverso, per dirla così, rispetto a quello riservato alla Bosnia.


avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 20:29

Ciao! molto interessante il reportage e le foto!
Secondo me però c'è un passaggio tendenzioso, ovvero quello in cui dici:
" fori di proiettile sui muri ai piani alti, ancora ben visibili in molti edifici, che spesso non hanno una angolazione dal basso. Questi fori erano prodotti dai proiettili esplosi dai vicini, da finestra a finestra. Abitanti di Mostar che sparavano verso le case dei vicini, persone che, solo qualche tempo prima, si incontravano a far la spesa insieme, e vivevano pacificamente nella stessa strada."

Siamo sicuri che sia così? Perchè a me sembrano normali fori dovuti alle schegge di granata che puoi trovare in qualunque città croata che abbia subito conflitti.
Non lo dico per far polemica, volevo solo sapere se è stata una tua deduzione, se te lo hanno detto o cosa... Premetto che sono croato, di Karlovac, zona nella quale la guerra si è fatta sentire con tutta la sua ferocia e camminando in giro per la città vedi molte case con segni identici, causate dai bombardamenti di artiglieria serbi e non certo da vicini che si sparavano addosso.

avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 20:34

Molto bello il tuo reportage! Ero stato a Mostar 25 anni fa, e mi era piaciuta moltissimo, avevo apprezzato soprattutto l' aria che si respirava, una città multietnica e multiculturale dove le varie nazionalità convivevano in pace. Purtroppo dopo è successo quello che è successo, e la discesa nell'abisso è stata inarrestabile.
Ci sono tornato quest' estate, e mi ha dato l' impressione di una ricostruzione forzata, di fratture non sanate, come dici tu di una polveriera pronta a scoppiare di nuovo, peccato.
ancora complimenti per il tuo racconto e le tue foto, adesso vado a guardarmi le tue gallerie, ciao Claudio

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 22:10

Complimenti per il reportage, da veramente da pensare... Ottimo il filo conduttore bn nelle foto
Ciao
MN

avatarsupporter
inviato il 05 Febbraio 2016 ore 23:17

Conosco il posto, anch'io ho fatto qualche scatto. Ottima la scelta del B/N. Foto splendide, complimenti!
Un saluto, Giorgio

avatarjunior
inviato il 06 Febbraio 2016 ore 5:39

Complimenti ottimo reportage.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2016 ore 6:35

Non posso far altro che dirti complimenti!
Mi è piaciuto tantissimo il tuo scritto. Hai cercato di raccontare la storia oggettivamente riuscendoci perfettamente.
Gli scatti (mokto belli tra l'altro), nel tuo reportage completano molto bene il tutto.
Ripeto, complimenti

Guido





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