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Visita a The Wave, emozioni ed istruzioni per l'uso


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Visita a The Wave, emozioni ed istruzioni per l'uso, testo e foto by Bass3d. Pubblicato il 05 Gennaio 2015; 45 risposte, 12288 visite.


Se qualcuno mi avesse chiesto quale sia il posto in cima ad una classifica, del tutto personale, dei luoghi che considero più ambìti da visitare, avrei risposto senza dubbio: "The Wave!"Questo mio sogno si è avverato.


Ma iniziamo con ordine; The Wave, l'onda, è un'area totalmente selvaggia, nota anche col nome di Coyote Buttes North, che fa parte del Paria Canyon-Vermilion Cliffs Wilderness. Si trova nell'estremità settentrionale dell'Arizona, geograficamente a poche centinaia di metri dal confine meridionale dello Utah. Questo luogo è diventato famoso da pochi anni, infatti è stato fisicamente scoperto quasi per caso verso la fine degli anni settanta.


La fama gli è arrivata però grazie ad Internet, e soprattutto dopo la pubblicazione di un documentario da parte di un regista tedesco.
Trattandosi di un luogo piccolo e dalle strutture geologiche delicate, è inadatto al turismo di massa. Quindi, al fine di salvaguardarne l'integrità ed il suo stato del tutto selvaggio, per poterlo visitare serve un permesso. Il BLM (Bureau of Land Management), l'Agenzia per il Territorio statunitense, concede giornalmente soltanto venti "pass", a fronte pero' di centinaia di richieste. Dieci permessi vengono sorteggiati con una lotteria online circa quattro mesi prima della data scelta, mentre altri dieci vengono estratti ogni mattina, presso la stazione ranger di Kanab, un simpatico paesino dello Utah, a circa cinquanta chilometri da The Wave.


Sono arrivato a Kanab con mia moglie e mio figlio ma con un solo "pass" ottenuto con la lotteria online. Abbiamo cercato, durante i quattro giorni di permanenza in zona, di giocarci la possibilità di ottenere un permesso per tutti e tre, ma senza successo.La mattina dell'8 Agosto, giorno per il quale avevo l'autorizzazione alla visita, la sveglia suona alle 4.45.

Tutto è pronto sul tavolo dalla sera prima; l'attrezzatura fotografica, accuratamente controllata, uno zainetto pieno di acqua, gli integratori di sali minerali e come richiesto, anche una torcia nel caso sfortunato mi dovessi perdere e dovessi passare la notte da solo nel deserto; non sarei il primo. A dire il vero manca il fischietto, anch'esso richiesto nella lista delle cose da portare con sé. Il permesso, speditomi a casa per tempo, è pieno di indicazioni e raccomandazioni, in puro stile americano; tra tutte spicca un "Heat Kills" (il caldo uccide), a caratteri cubitali, monito per gli animi più intrepidi. Infatti, raggiungere The Wave implica una camminata di circa cinque chilometri nel deserto aperto, senza indicazioni sul terreno, con temperature che ad Agosto possono superare i quaranta gradi. Salgo sulla Chevy Captiva a noleggio, già molto sporca dopo le avventure nei polverosi sentieri del Grand Staircase Escalante dei giorni precedenti. Mi sento fisicamente e mentalmente al 100%, consapevole che quella che sto per vivere sarà una giornata da ricordare. Ho studiato bene la geografia del luogo grazie agli strumenti forniti da Internet, ed ho il navigatore del cellulare con tutti i punti del percorso memorizzati.


Percorro i 50km di statale ad andatura tranquilla, mentre i fari illuminano l'asfalto meglio che possono, con un fascio di luce un po' gialla a forma di cuore. La strada è drittissima, come mai si può' vedere in Italia, mentre tutto il colorato panorama circostante rimarrà celato dall'oscurità ancora per un po'.

Evito a stento diversi cotton-tail, simpatici coniglietti che fanno l'impossibile per farsi ammazzare da un friulano. In circa un'ora di percorso incontro un paio di auto ed altrettanti camion, che sembrano avere più fretta di me. Ad un certo punto, scorgo sulla mia destra il Wire Pass Trailhead, il sentiero che mi porterà all'inizio del percorso a piedi. E' un sentiero molto lungo, che si inoltra profondamente nel deserto. Io devo percorrerlo per circa tredici chilometri. Questo percorso è affrontabile solo in caso di condizioni meteo favorevoli; il fondo non assorbe l'acqua, quindi è sconsigliato percorrerlo durante o subito dopo temporali o forti piogge, per scongiurare il rischio di essere travolti, assieme al proprio veicolo, dalle temute flash floods (inondazioni lampo).


Alcune fotografie di mezzi recuperati dopo essere stati travolti da questi fiumi di fango, fanno bella mostra di sé alla stazione ranger, e fanno capire che il pericolo non è da sottovalutare. Serve comunque anche un po' di fortuna, dato che in caso di impraticabilità del percorso la visita salta, così come il permesso. Inizio lo sterrato, che non trovo impegnativo, a parte in un paio di punti in cui l'auto sembra piantarsi col muso alla fine di ripidi dossi, sulle creste di fango secco create dal passaggio di altri veicoli.

Alle 6.45 arrivo al parcheggio. Qui, c'è l'immancabile gabinetto da campo, ed una dozzina di bottiglie d'acqua. Penso alla piacevole civiltà diffusa che si trova spesso negli Stati Uniti. Anche se ci sono vistose incongruenze, molti aspetti del vivere civile negli States possono insegnarci qualcosa.
C'è una sola auto parcheggiata; evidentemente qualcuno è stato più mattiniero di me. Peccato, speravo di essere io il primo.
Mi soffermo ad ascoltare il profondo silenzio che c'è tutt'intorno. E' veramente incredibile, sento solo il mio respiro; nessun suono, nessuna voce, nessun motore. Il sole non è ancora sorto, ma la luce già presente rende tutto perfettamente chiaro, e l'azzurro ancora pallido del cielo preannuncia un'altra giornata serena, col tipico sfondo blu scuro di questi luoghi dal clima secco e a quota abbastanza elevata.


Prima di chiudere l'auto, lascio sul cruscotto metà del permesso, come previsto. Aggiungo il mio nome sul registro che trovo in una cassetta lì vicino, ed indico anche il numero da chiamare in caso non torni entro sera. Rimetto la matita assieme alle altre, tutte accuratamente appuntite; "precisi questi americani" , dico tra me e me. Dopo un gestaccio scaramantico che non descriverò, inizio il percorso che parte dallo Utah e finisce in Arizona. E' un bel divertimento passare da uno Stato all'altro a piedi e da solo nel deserto. Queste sono vacanze! Carico in spalla lo zainetto, imbraccio la borsa delle fotocamere, bilancio il treppiede in mano, e mi dirigo con passo rapido all'inizio del percorso, segnalato da un cartello con scritte mille raccomandazioni.

Il clima è fresco e piacevolissimo, il primo chilometro si deve percorrere dentro ad un "wash", un torrente quasi sempre asciutto. Ad un certo punto il percorso cambia e inizia a salire, da lì ci si trova in "pass zone", quindi d'ora in avanti serve il permesso; di tanto in tanto i ranger controllano. Mi fermo e mi guardo attorno, il sole sta per sorgere; i cespugli vicino a me, tipici di questi luoghi, emanano un debole e piacevole profumo. Arrivato su un altopiano, il percorso continua tra vegetazione bassa e fitta, tra cui spiccano diversi cactus, molto più belli di quelli che vivacchiano polverosi in mille pianerottoli d'Italia.

Ad un certo punto la vegetazione finisce ed il terreno diventa la tipica Navajo sandstone, arenaria di colore arancio scuro piuttosto comune in tutta quest'area dello Utah e dell'Arizona. Mi fermo ad ascoltare; c'è un cinguettio nervoso. Due uccellini grigi e blu sembrano allarmati dalla mia presenza, forse sono troppo vicino al loro nido. Vedo i primi raggi del sole fare capolino da basse montagne sullo sfondo. Tutto intorno a me sembra infuocarsi; i colori diventano di un color arancio esagerato. E' un momento emozionante e così diverso dalla vita quotidiana a cui sono abituato. Continuo il percorso, seguendo il navigatore. Poco dopo mi accorgo di essere troppo in basso, seguendo il costone della montagna che rappresenta l'elemento di riferimento in questa parte del percorso. Il terreno mi sembra troppo scosceso ed insidioso per essere la strada consigliata; ci sono profondi fossi, e intorno a me vedo delle "buttes", montagnole coniche tutte uguali, che rendono difficile l'orientamento. Mi rendo conto, contrariamente all'opinione che avevo stando a casa, che qualcuno qui può perdersi, e allo stesso tempo sono deciso a non essere io il prossimo. L'altr'anno ci sono stati tre decessi lungo il trail, e regolarmente degli escursionisti si perdono o non trovano la meta. Risalgo la china del costone e poi procedo dritto verso sud. Ad un tratto noto che il percorso ridiventa sabbioso e faticoso da percorrere. Mi fermo per bere, sulla sabbia intorno a me vedo innumerevoli orme di piccoli animali e qualche orma di zoccoli. Ad un tratto scorgo in lontananza una evidente spaccatura tra due costoni; quella è la mia meta, devo entrare nella spaccatura, la Black Crack, quello è l'ingresso di The Wave, il punto attraverso il quale, da milioni di anni, il vento e la sabbia modellano instancabilmente l'arenaria, preparando lo spettacolo naturale che sto per vedere.


Arrivato vicino alla spaccatura, c'è un ultima ripida salita di un centinaio di metri; il fondo è sabbioso, ma in molti punti affiorano lamine di arenaria di forma e colore mai visto. La roccia sembra legno, è fantastica. In cima alla salita inizia lo spettacolo tanto atteso, rallento, mi fermo ad osservare. "Ce l'ho fatta!" dico a bassa voce e comincio a sorridere meravigliato. Il luogo intorno a me sembra opera di un architetto visionario. Ai lati del corridoio naturale che sto percorrendo ci sono due pareti magnificamente lavorate. La roccia è ruvida al tatto, e lascia granelli di sabbia sulle mani quando la si strofina. Osservandola da vicino, mi rendo conto che il passaggio di centinaia di persone ogni giorno sarebbe dannoso per queste rocce, ed allo stesso tempo noto che il luogo non è deturpato con scritte o sfregi lasciati da visitatori incivili. La tessitura ed il colore di ciò che mi circonda sono incredibili.

L'arenaria è finemente colorata, ci sono sottilissime striature di tinte diverse; in certi punti ricordano chiaramente le venature del legno e i cerchi di accrescimento dei tronchi, in altri sembrano il lavoro di un pasticcere fantasioso che si è messo a lavorare la crema con le dita. Quest'area, seicento milioni di anni fa, era il fondale di mari che hanno cambiato profondità e forme di vita presenti. Il tempo ha pietrificato tutti i sedimenti che via via si sono accumulati. Centossessanta milioni di anni fa, forze tettoniche e spinte dovute ad enormi quantità di sale in movimento al di sotto della sabbia ormai pietrificata, hanno fatto fuoriuscire tutto il Colorado Plateau di diverse centinaia di metri, in tempi geologicamente brevissimi.


Da quell'epoca in poi, l'erosione dovuta all'acqua, al ghiaccio ed al vento, ha iniziato a modellare, spaccare, erodere, smussare, tutto ciò che era uscito all'aria dalle profondità della crosta terrestre. The Wave è uno dei tanti risultati. Il luogo è veramente piccolo, potrebbe stare all'interno di un quadrato di una cinquantina di metri di lato; è proprio una gemma nascosta. Mi accorgo di non essere da solo; c'è una famiglia francese di Tolone. Tutti mi salutano con un ampio sorriso. Hanno ottenuto il permesso per quattro, genitori e due figlie, il giorno prima. Forse noi italiani non siamo da soli all'ultimo posto nella classifica della conoscenza della lingua inglese in Europa. Infatti, le due ragazzine parlano solo francese, ed il padre talvolta passa al linguaggio dei segni, per rimediare al suo risicato vocabolario inglese. La madre invece tace e sorride poco; intuisco che il marito la pagherà in qualche modo per la levataccia ancora non assimilata.

Conclusi i convenevoli, tracanno metà bottiglia di integratore, a tutto vantaggio del peso da portare in spalla lungo il ritorno ed inizio a fotografare, ben consapevole che un'occasione così, dal punto di vista fotografico, non si ripresenterà tanto facilmente. Il sole è ancora basso, le ombre sono piuttosto lunghe, alcune zone non sono illuminate. Ogni ora è comunque buona, ci sono opportunità fotografiche eccezionali e sempre diverse lungo tutto l'arco della giornata. Scatto un centinaio di foto, e registro alcuni minuti di filmato, pregustando il momento in cui appenderò la foto più rappresentativa in salotto, stampata nel formato più ampio possibile e quando dovro' raccontare tutto ad amici e parenti, mostrando i filmati di cui mi si chiederà conto già due giorni dopo la fine delle vacanze.


Durante la mia visita, arrivano altre tre persone. Il suono delle voci riverbera in maniera sorprendente tra le pareti di The Wave. E' come il teatro di Epidauro, dall'acustica perfetta, solo che l'architetto qui è il vento! Continuo a cercare dettagli, colori e forme, trovandone di meravigliosi. Dato che a Kanab mia moglie e mio figlio mi attendono, preferisco non rimanere lì troppo. La partenza prima dell'alba è stata motivata proprio da questo. Con rammarico raccolgo lentamente le mie cose, saluto le persone presenti ed inizio il percorso di ritorno, carico di emozioni come non mai. Ora la direzione da seguire mi sembra molto più evidente e in meno di un'ora sono di nuovo seduto in auto. Appena posso chiamo mia moglie e i miei famigliari in Italia, e nel giro di venti minuti mi rendo conto di aver raccontato questa storia già due volte, le prime due.


Stefano Basso scrive di sè: "Sono appassionato di fotografia fin da ragazzo, ho iniziato con una Pentax MV negli anni '80, per poi passare al digitale appena è stato possibile. Mi sono molto dedicato alla computergrafica 3D, cosa che mi aveva allontanato dalla fotografia, ma alla fine, fotografare le meraviglie della natura e dell'uomo, è la cosa che mi dà più soddisfazione."



Risposte e commenti


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avataradmin
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 14:28

Un articolo interessante, splendide foto!

avatarsupporter
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 14:33

Posto fantastico e racconto entusiasmante. Le foto sono davvero di gran qualità e la luce del primo mattino aiuta a evidenziare i dettagli dell'arenaria. Complimenti, per gli scatti e per l'avventura....è un posto che vorrei visitare un giorno! Ciao. Davide

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 14:50

Concordo pienamente con chi mi ha preceduto.
Grazie per la condivisione Stefano, ci hai fatto fare un viaggio bellissimo!
Il posto è incantevole e meriterebbe da solo il viaggio per andarlo a vedere.
Lo hai fotografato benissimo e il modo in cui hai esposto la tua esperienza l'ho trovato piacevolissimo e scorrevole. Complimenti sinceri!

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 14:54

Complimenti per l'articolo.
Ho apprezzato molto questo splendido racconto.
Le tue parole e le foto che mi hai permesso di vedere, mi hanno catapultato tra le pareti di questa splendida creazione.

Buona luce.

avatarsupporter
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 15:07

Solo una parola che spettacolo!!!!! e se mi permetti che c...SorrisoSorrisoSorrisoSorriso
Ciao Adriano

avatarsupporter
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 15:28

Bellissimi sia l'articolo che le foto! :-P
Anche per me The Waves è in cima alla lista dei desideri. Purtroppo finora con la lotteria on line mi è andata male, ma prima o poi spero di avere miglior fortuna.
Complimenti. Ciao, Mario

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 16:52

Grazie per la condivisione e complementi.

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 17:43

Posto magnifico e racconto emozionante!
Purtroppo io nel 2011 non sono stato fortunato con la lotteria :(
Complimenti

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 17:58

Grazie a tutti per la lettura e l'apprezzamento!
E' stata un'esperienza bellissima e tanto attesa, che mi rimarrà' nel cuore;
descriverla mi ha fatto un po' rivivere quei momenti emozionanti.

Ciao a tutti
Stefano

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 19:25

Ci volevo andare anche io ma non ci sono riuscito per colpa di quella maledettissima lotteria.
L'unico parco in tutta america con questa regola.....mavv**
Ho iscritto tutta la mia famiglia e quella di mia moglie, spendendo anche 5 dollari a testa per aumentare le probabilità di estrazione ma nulla........

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 19:29

Bravo Stefano, ho avuto l'onore di ascoltare la tua avventura dalla tua viva voce ed ora pubblicata.......beh complimenti sinceri Ciao Leo Barbara e Martin

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 19:54

Complimenti Stefano per la bella avventura e per le splendide foto! Un luogo che vale la pena visitare anche per la particolarità del percorso di avvicinamento...ma purtroppo sono anch'io tra gli "sfortunati" che ci hanno provato (con la lotteria) ma non gli è andata bene! :-)

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 21:24

Complimenti..
Conosco lo splendore da te descritto, poiché l'ho visitato a settembre 2013.
Le parole faticano a descrivere così tanta bellezza, frutto di erosione e levigazione.
Io ci sono arrivato al mattino prima di tutti, ho avuto fortuna a vincere la lotteria online, e confermo che non è così difficile perdersi.
Una coppia del north carolina, partiti dall' onda per il ritorno al parcheggio prima di me, giravano a vuoto già da più di un ora, disorientati non riuscivano a trovare la strada per svalicare verso basso.
Quando mi hanno visto si sono aggregati, io avevo un gps con i vari punti inseriti, che si è rivelato molto utile!
Arrivati al parcheggio mi hanno ringraziato e abbracciato :-P

Un saluto illo
www.naturalmentefoto.it

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 22:44

Eccellente serie, con magnifiche interpretazioni!

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2015 ore 23:15

Belle foto, e bel racconto, c'ero anch'io in quei giorni di agosto in quella zona tra Utah e Arizona,
posti davvero emozionanti.





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