RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

La fiamma di Darvaza (2013)


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » La fiamma di Darvaza (2013)


La fiamma di Darvaza (2013), testo e foto by Juza. Pubblicato il 17 Agosto 2013; 52 risposte, 20463 visite.


Ci sono tre crateri: acqua, terra e fuoco. Tre elementi sacri nei miti delle antiche popolazioni che vivevano nel Karakum. Ma nessuno di questi crateri ha origine naturale nè soprannaturale: sono stati creati dalla lotta dell'uomo contro gli elementi. Tutto cominciò con delle trivellazioni per estrarre il gas; nel primo cratere, la trivella toccò un torrente sotterraneo e l'acqua allagò gli scavi, rendendo impossibile l'estrazione del gas.

Nel secondo cratere il terreno franò, tre persone morirono e il cratere si riempì di fango bollente. Il terzo cratere è un enorme anello di fuoco. Non è dato sapere se tutto semplicemente collassò o se fu una piccola scintilla a illuminare le cave di gas sotto Darvaza, ma da allora il cratere non ha mai smesso di splendere, e continua a bruciare, bruciare, bruciare...





Un sogno di fuoco

Luogi strani, remoti e poco conosciuti mi hanno sempre affascinato. Alcuni anni fa lessi per la prima volta di un cratere che bruciava da decenni; catturò il mio interesse al punto che lo sognavo di notte... ma era ben lontano dall'Italia, quindi inizialmente non avevo programmato di visitarlo; rimase però sempre da qualche parte nelle mia mente, nell'attesa che arrivasse qualcosa a riaccendere il desiderio di vedere questo posto incredibile.

L'evento, la 'sveglia', per me fu il 15 febbraio 2013, il giorno in cui il meteorite esplose sopra la Russia. Poche ore dopo, un secondo asteroide passò vicinissimo alla Terra, anche se in questo caso non esplose. La probabilità che due eventi del genere avvenissero nello stesso giorno era meno di una su un miliardo, ma si verificò. Anche se la cadute del meteorite non era legata in alcun modo a Darvaza, fu un evento talmente affascinante ed eccezionale che mi risvegliò il desiderio di vedere con i miei occhi un'altra cosa incredibile... il cratere di fuoco.

Mi misi in cerca di tutte le informazioni riguardanti quel luogo. Poca roba: trovai diversi articoli in merito, ma quasi tutti non erano altro che un copia-incolla delle stesse, poche informazioni. Non c'erano racconti dettagliati della storia di questo cratere; successe tutto quando il Turkmenistan era ancora parte dell'Unione Sovietica, e l'URSS non ha mai pubblicato volentieri informazioni sugli incidenti. Tuttavia, trovai quello che mi serviva: le coordinate esatte del posto e un nome da contattare. Il Turkmenistan è molto chiuso al turismo e non è possibile visitarlo autonomamente, bisogna richiedere una lettera d'invito a un'agenzia locale; una volta ricevuta l'approvazione, si possono visitare alcuni luoghi di questo paese, con una guida/scorta sempre al seguito.




Scrissi una lettera all'agenzia spiegando il fascino che provavo per Darvaza, e dopo circa una settimana Musa mi rispose. Il mio cammino verso il cratere di fuoco era cominciaro. Posto tra Iran e Afghanistan, il Turkmenistan non è certo tra le destinazioni turistiche più popolari, tuttavia in pochi giorni trovai tre compagni di viaggio. Naturalmente, si trattava di persone che condividevano la mia passione per posti insoliti e misteriosi, senza paure per le difficoltà e i rischi che un viaggio del genere poteva comportare.

Sono grato a tutte le persone che hanno condiviso con me questa avventura. Andrei, Pier, Sergio, la guida Murad, Aman, Vladimir, Musa...si sono dimostrati tutti ottime persone e ognuno ha dato il suo contributo a questo viaggio.


La città di marmo bianco



Le stranezze di questo paese iniziano dalla capitale stessa, Ashgabat. E' l'unica città al mondo con oltre 500 grandi edifici fatti di... marmo. La maggior parte degli edifici è abbastanza recente, sono stati costruiti sotto il presidente a vita Gurbanguly Berdimuhamedow, che guida il paese dal 2006. Il Turkmenistan è così ricco di gas e petrolio che ha potuto spendere miliardi e miliardi per creare una città che sembra essere fatta a misura di giganti, non per gli umani: tra gli enormi palazzi di marmo, nelle larghissime strade, c'è ben poca gente in giro. Questa nazione ha una superficie ben più vasta dell'Italia, ma ha solo cinque milioni di abitanti, di cui circa un milione vive nell'immensa capitale mentre gli altri quattro milioni sono sparsi per il resto del paese. Vaste zone desertiche sono completamente disabitate.

Per certi aspetti la società del Turkmenistan ha una mentalità più aperta di quanto si possa immaginare. Mentre vagavamo per Asghabat, mi aspettavamo di vedere le donne coperte col burka come nel vicino Afghanistan, invece con nostra grande sorpresa notammo un aspetto molto più "emancipato": le ragazze indossavano caratteristici e coloratissimi vestiti, senza alcun velo in viso. I tratti somatici mi sembravano un grande mix tra russi, arabi e caucasici. Erano veramente belle; anche le signore anziane mostravano una grande grazia.

Vivere in un paese ricco di gas e petrolio come il Turkmenistan ha alcuni vantaggi: tutti i cittadini hanno gratuitamente 120 litri di benzina ogni mese, e se ne serve di più, il prezzo è equivalente a circa 0.15 euro al litro; gas ed elettricità sono gratuiti. La qualità della vita è migliorata tantissimo negli ultimi venti anni; negli anni novanta una guida come Murad guadagnava circa 20 dollari al mese, al giorno d'oggi attorno ai mille.

D'altra parte, l'accesso a internet rimane estremamente costoso, e pochissimi privati possono permetterselo. Molti siti, inclusi alcuni social network e siti popolari come Youtube, sono bloccati. Il Turkmenistan è al 178 posto nel Press Freedom Index (graduatoria sulla libertà di stampa), solo la Corea del Nord e l'Eritrea hanno una valutazione peggiore.

Non so se questa stima sia più o meno accurata. Non ci furono molte occasioni di parlare con le persone di Ashgabat; l'inglese in genere non viene capito e le mie conoscende di russo o turkmeno sono nulle. Lasciammo la città a metà pomeriggio; appena fuori Ashgabat la strada iniziava a mostrare innumerevoli buche e dossi, i nostri Toyota Land Cruiser sobbalzavano in continuazione. Il terreno sabbioso non dà un supporto stabile, quindi l'asfalto si rovina in brevissimo tempo. Eravamo in rotta per Darvaza, ad oltre 250 km dalla capitale, nel mezzo del deserto del Karakum.


I tre crateri

Darvaza non è neppure il nome del cratere. Darvaza, o Derweze, era un villaggio di circa 300 persone, posto vicino a vari siti per l'estrazione del gas. Tre di questi collassarono; il cratere infuocato ora è conosciuto col nome del villaggio abbandonato.




Non è il solo villaggio fantasma: sulla strada verso il cratere, trovammo un'indicazione per 'Airport'. I geologi sovietici costruirono qui un minuscolo aeroporto, e il villaggio vicino prese lo stesso soprannome per molto tempo, finchè 'Airport' divenne il suo nome ufficiale. Così come Darvaza, anche il villaggio di Airport non esiste più. Ma cosa successe veramente?

Le informazioni sono scarse. Sappiamo che questa storia ebbe inizio 40 anni fa. I russi stavano facendo delle trivellazioni nei pressi di Darvaza, un posto ricchissimo di gas naturale. Finirono per trivellare il tetto di un'enorme caverna, il terreno franò (o esplose, non è chiaro) e il risultato fu un immenso cratere e una fuoriuscita incontrollabile di gas metano. Dato che non era possibile chiudere in tempo breve il cratere di 70 metri, gli fu dato fuoco lanciando una bomba nella cavità, con la speranza che tutto il gas si sarebbe esaurito in pochi giorni. Era il 1971 e il gas sta ancora bruciando oggi, una fiamma eterna che brucia splendente nel mezzo del deserto del Karakum.

E' stato soprannominato 'Porta dell'Inferno', 'Cancello dell'Inferno' e così via, perchè il nome del vicino villaggio, Darvaza, significa 'il cancello' in lingua Turkmena. Il riferimento all'inferno non richiede molte spiegazioni, basta guardare le foto e immaginare l'odore di gas vicino al cratere, la temperatura ben oltre i 40 gradi e le fiamme che non si spengono mai...

Forse non è un posto 'bello' nel senso classico del termine, ma è una delle incredibili stranezze del nostro pianeta. Il deserto del Karakum è vastissimo e praticamente disabitato; è uno dei posti più inospitali della Terra. Questo posto è così remoto, e questo paese ha una tale abbondanza di gas, che nessuno ha mai tentato veramente di chiudere il cratere.




Non ci si può preparare allo spettacolo a cui si assiste a Darvaza. E' una cosa fuori dal mondo. Il cratere è largo circa 70 metri e profondo 30: migliaia di fiamme escono da tutta la superfice del cratere, e una fiamma più grande che sembra una spirale di fuoco, alta 10-15 metri, esce dal centro. Immaginate quanto gas può uscire da un buco di 70 metri, e immaginatelo tutto a fuoco. E' sconvolgente. L'aria nelle immediate vicinanze del cratere è molto calda e l'odore di gas è forte; in giorni ventosi le folate di vento portano il gas bollente fuori dal cratere per decine di metri. Spesso mentre mi trovavo vicino al bordo (ci si può avvicinare fino a pochi centimetri) mi son trovato a dover correre via perchè in pochi istanti l'aria diventava satura di gas rovente, rendendo impossibile respirare e bruciando la pelle.

I bordi del cratere sono composti principalmente da terreno nero, bruciato; su un lato si possono ancora vedere delle tubature spezzate uscire dal terreno. Tutt'attorno alla 'porta dell'inferno' c'è un paesaggio arido, perlopiù pianeggiante salvo che per alcune piccole colline... sembra una veduta di Marte. Passai ore a guardare quella fiamma eterna, era quasi ipnotizzante.

Dormimmo lì una notte, e dopo il tramonto il cratere illuminò il cielo con una luce che si poteva vedere da kilometri di distanza.




Damla nel deserto

Passai le prime ore del mattino successivo guardando il cratere in fiamme. Sapevo che era qualcosa di unico e forse non l'avrei mai più rivisto nella mia vita, così cercavo di catturare tutto quello che potevo con i miei occhi, stavo cercando di scolpirlo nella mia memoria.

Dopo una piccola colazione salutammo Darvaza e ripartimmo in direzione Damla, uno sperduto villaggio nel deserto del Karakum. Il deserto splendeva, letteralmente. Chiesi a Murad cosa causava il luccichio, e lui fermò il fuoristrada in modo che potessimo scendere e vedere con i nostri occhi. C'erano cristalli di quarzo ovunque, a perdita d'occhio, e tutti riflettevano i raggi di sole... un'altra visione unica di questo paese poco conosciuto.

Raggiungemmo Damla nel primo pomeriggio. Questo villaggio è così piccolo e poco conosciuto che non appare neppure sulle mappe; una volta tornato dal viaggio ho passato giorni a cercarlo, spinto dalla curiosità, ma non c'è stato modo di trovare le reali coordinate. Ci invitarono a pranzare in uno yurt, una struttura di legno utilizzata come casa dalle popolazioni nomadi dell'Asia centrale. Lo yurt era decorato con numerosi tappeti, dove ci sedemmo per mangiare; le sedie non vengono usate in questi paesi. Quanto cucinato veniva posto nel centro dello yurt; pranzammo assieme ad Hadji, l'anziano capo del villagio, e uno dei suoi nipoti, un bambino di circa tre anni. Ogni tanto altri ragazzini davano una sbirciata all'interno per vedere gli stranieri... non vedevano spesso gente venuta da così lontano.






Il calore del pomeriggio era davvero troppo per noi, così ci riposammo un pò nella casa di Hadji. Andrei, il nostro compagno di viaggio ungherese, si addormentò immediatamente, mentre io, Sergio e Pier passammo il pomeriggio a parlare delle nostre vite. Non avevo mai incontrato questi ragazzi prima del viaggio, ma eravamo tutti viaggiatori avventurosi con diverse passioni in comune, quindi gli argomenti di discussione non mancavano.

Quando il sole cominciò ad abbassarsi e la temperatura si fece meno ostile, cominciai ad esplorare il villaggio per scattare qualche foto alla gente. I bambini erano più che felici di farsi fotografare, ma anche molti adulti sorridevano di fronte alla mia reflex. Due ragazze mi invitarono a seguirle al pozzo, posto a circa duecento metri dal villaggio. Dato che non c'era acqua corrente, le donne andavano continuamente avanti e indietro dal pozzo al villaggio con pesanti secchi d'acqua, mentre gli uomini seguivano le greggi con vecchie motociclette o riposavano negli yurt. Le ragazze di Damla erano snelle e atletiche; la maggior parte aveva lunghi capelli neri e vestivano con coloratissimi abiti che loro stesse avevano cucito.




Vicino al pozzo c'era anche un piccolo stagno dove i dromedari e altri animali potevano bere. Le ragazze chiacchieravano allegramente mentre riempivano i secchi, per poi dirigersi nuovamente al villaggio, un indispensabile 'rituale' ripetuto molte volte al giorno, tutti i giorni.


Gonur Depe

C'erano quasi 500 kilometri tra Damla e Gonur Depe, un sito archeologico nella parte orientale del deserto del Karakum, la destinazione successiva nella nostra lista. Nel deserto, cinquecento kilometri significano almeno due giorni di guida, quindi ci trovammo a passare una notte nel bel mezzo del nulla. Campeggiammo a circa cinquanta metri dal sentiero; Aman e Vladimir parcheggiarono i due Land Cruiser uno di fronte all'altro e prepararono un piccolo fuoco. Entrambi erano personaggi affascinanti. Non erano solo i nostri autisti, erano anche la nostra scorta, buoni cuochi e amichevoli compagni di viaggio; Vladimir era il classico russo - biondo, fisico massiccio e un grande amore per la Vodka. L'aspetto di Aman era un mix tra un agente del KGB e Rambo; aveva corti capelli scuri, occhialoni da sole in stile 'Gheddafi', tuta mimetica e un coltello da assassino attaccato alla cintura; era abbastanza magro, ma aveva l'aspetto di un guerriero imbattibile. In passato entrambi avevano lavorato come cacciatori di serpenti e conoscevano bene l'ostile ambiente del deserto.

Murad, la guida, era l'unico che parlava un inglese fluente; aveva vissuto per un paio d'anni in Gran Bretagna e amava raccontarci un pò di tutto, dalla sua vita personale alla storia antica del Turkmenistan; dal calcio all'arte e la musica. Era anche un buon suonatore di chitarra e cantante, e dopo cena ci radunavamo attorno al fuoco ad ascoltare Murad che cantava canzoni russe.




Il giorno dopo raggiungemmo Gonur Depe. Questo posto fu scoperto nel 1972 da un archeologo che dedicò i seguenti quaranta anni della sua vita ad esplorare e scavare questo sito (ora l'archeologo ha 94 anni, ma passa ancora diversi mesi a Gonur Depe). Era un posto sperduto; come altri posti nel deserto non aveva acqua corrente nè elettricità e l'unica costruzione era la casetta del guardiano.

Non c'erano barriere nè percorsi ben definiti, praticamente ognuno poteva visitare le antiche rovine come preferiva. Una cosa del genere è possibile solo perchè ogni anno appena un centinaio di persone visitano Gonur Depe. Non penso che questo sito potrebbe sopravvivere al turismo di massa - le rovine sono di fango essiccato e sono sopravvissute oltre 2000 anni solo perchè erano completamente coperte di sabbia. Sembravano estremamente fragili, anche un solo passo sbagliato avrebbe potuto danneggiare una 'parete'. Questo posto si era salvato grazie alla lontananza dalla 'civiltà'. Lo visitammo al tramonto, ovviamemte non c'erano altri visitatori, se non il cane del guardiano che ci seguiva incuriosito. Era difficile immaginare le glorie passate di questa città; 2700 anni fa qualcuno aveva vissuto qui, ma ora rimanevano solo rovine, un'immagine sbiadita di quei tempi.




Il nostro campo base era sotto una tettoia di amianto; questo materiale cancerogeno è ancora molto comune nei piccoli villaggi del Turkmenistan. C'erano un paio di tavoli sporchi e le nostre Toyota, più un tappeto per riposarsi sul suolo. Vladimir e Aman avevano cucinato un pò di carne accompagnata da un'ottima purè. Avevano anche preparato una strana tisana fatta con la cosiddetta 'Camel Grass', un'erba che cresce nel deserto. Mettevano l'arbusto in una teiera metallo, la riempivano di acqua e quindi la mettevano direttamente nel fuoco fino a far bollire l'acqua. Con un paio di bastoni incrociati la teiera veniva poi tolta dalle fiamme. Il risultato era una tisana con l'odore di cipolle marce e un sapore ancora peggiore, ma Aman e Vladimir la bevevano con gusto.

C'è una piccola storia senza importanza che però è rimasta tra i miei ricordi di Gonur Depe. Sotto la tettoia di amianto c'erano diversi nidi. Nel mattino del sesto giorno di viaggio, vidi un pulcino che era caduto dal nido sul suolo di terra secca. Era una visione commovente perchè era ancora vivo e muoveva lentamente il becco e le 'ali' (era veramente piccolissimo quindi non aveva piume e gli occhi erano ancora chiusi). Quando mi avvicinai però mi resi conto che non c'era nulla che avrebbe potuto salvarlo. Rimetterlo nel nido non sarebbe servito (era troppo ferito) e avrebbe privato le formiche, gli insetti e gli altri animali di una preziosa fonte di cibo, una cosa rara nel deserto. Il pulcino morì pochi minuti dopo. Povero piccoletto, pensai: la sua vita era durata solo pochi giorni e non aveva neppure avuto la possibilità di vedere il mondo. Ma ora era come tutti i morti: uguale. Animali, piante e persone; grandi condottieri e disperati mendicanti; re e schiavi che vissero prima di noi... ora sono tutti uguali...sono tutti polvere. Dev'essere brutto non esistere, essere niente. Forse è per questo che noi umani abbiamo messo radici anche negli ambienti più ostili; perchè, dopotutto, anche una vita dura nel deserto è meglio della morte.

Penso ancora a Damla e agli altri villaggi remoti che abbiamo visto. La temperatura durante il giorno supera i 40 gradi, mentre durante la notte precipita sotto i 20. Non c'è acqua corrente, non c'è elettricità, quasi nessun contatto col ronzio del resto del mondo. Ma gli abitanti di questi villaggi mi guardavano con un sorriso.






Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avataradmin
inviato il 18 Agosto 2013 ore 9:45

Potete vedere un piccolo video che ho ripreso a Darvaza qui:

www.juzaphoto.com/video.php?t=495949&l=it

Questo invece è il cratere di 'terra' (fango bollente):

www.juzaphoto.com/video.php?t=498983&l=it

avatarsupporter
inviato il 18 Agosto 2013 ore 10:34

Un bellissimo racconto che ho letto con piacere e trasportoSorriso
complemento di un bel reportage che ha anche valore documentale, di questa regione così remota del nostro pianeta. Avevo visto un breve documentario che parlava di questo cratere infuocato, e aveva affascinato anche me,
vederlo dal vivo dev'essere stata un'esperienza incredibile.
Credo che nella vita non ci sia altra cosa che possa arricchire come il viaggiare, specialmente un viaggio fuori rotta come quello che avete fatto, esperienze incredibili, intense emozioni che resteranno per sempre scolpite in maniera indelebile nelle vostre menti, e che niente e nessuno mai potrà sottrarvi!
Grazie per aver condiviso la tua esperienza di viaggio!
Ciao, Luca

avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 11:44

Letto tutto d'un fiato! complimenti, reportage stupendo ed emozionante...grazie alle tue parole e alle tue immagini mi è sembrato quasi di essere li con voi Sorriso

avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 11:58

Non ho parole. Bravo.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 12:17

Bravo Emamuele bel racconto.
Non solo per la bravura nel fotografare ma anche per la capacità e la voglia di partire, zaino in spalla, in viaggi fai da te. Mi piacerebbe venire una volta...Chissà.
Aspettiamo altri racconti.
CIao

avatarsupporter
inviato il 18 Agosto 2013 ore 12:27

Splendido racconto, altrettanto belle le foto.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 12:46

Una bellissimo reportage di viaggio, e un bel racconto della dura vita di quei posti.
Mi è piaciuto molto. Molto bravo.
Ciao.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 12:58

Bellissimo reportage, grande Juza.

user24517
avatar
inviato il 18 Agosto 2013 ore 13:23

Da mille e una notte. Complimenti

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 20:16

Reportage fenomenale Juza. Come mai non hai visitato anche gli altri due crateri menzionati all'inizio?

avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 22:00

fantastico, veramente un bellissimo viaggio e un bellissimo racconto.

avataradmin
inviato il 18 Agosto 2013 ore 22:25

Grazie a tutti!

Come mai non hai visitato anche gli altri due crateri menzionati all'inizio?


Li ho visitati, anche se sono meno spettacolari Sorriso

questo è un dettaglio del cratere di fango:





...di cui ho pubblicato anche un breve video: www.juzaphoto.com/video.php?t=498983&l=it

e questo è il cratere d'acqua:




avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 22:36

Complimenti davvero emozionante, si vede proprio dal bel racconto e dalle fantastiche immagini che ciò che hai fatto, lo hai fatto con passione e cuore. Bravo.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2013 ore 22:39

A di poco affascinante. Grazie di averci permesso di condividere tutto questo. Stefano

avatarsenior
inviato il 19 Agosto 2013 ore 8:13

Bellissime foto, stupendo posto e complementi x il racconto molto dettagliato e interessante che ci ha permesso di conoscere quel luogo meraviglioso e ci ha quasi fatto credere di essere stati li anche noi, emozionandoci, come credo ti sia emozionato tu, grazie. Complimenti anche x l'Editor's Pick, meritatissimo!
Buona giornata!
By Fabio





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me