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Fotografia wild-l'attrezzatura


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Fotografia wild-l'attrezzatura, testo e foto by Claudio Cortesi. Pubblicato il 06 Agosto 2019; 68 risposte, 8729 visite.





La fotografia naturalistica a uccelli e mammiferi, praticata su territorio libero, eredita l'antica tradizione venatoria e potrebbe essere a buon diritto chiamata caccia fotografica. Infatti, vista la insostenibilità della attività venatoria ai nostri giorni, oggi è possibile e di grande attualità puntare un teleobiettivo fotografico ottenendo una serie di foto da portare a casa, lasciando in vita la fauna selvatica e perciò garantendone la sopravvivenza.
Insomma, chi è interessato ad avere una attività da predatore in natura, oggi può farlo rispettando la fauna selvatica semplicemente scattando fotografie anziché sparare. Ho conosciuto in quarant'anni molti cacciatori lasciare il fucile per il teleobiettivo. Soprattutto nelle poche zone umide rimaste, l'avifauna è letteralmente abbattuta fino all'ultimo capo, semplicemente perché non ha alternative per mangiare e vivere al riparo dai cacciatori: infatti in pianura le zone umide sono state quasi tutte bonificate e sottratte alla fauna selvatica.

L'attività fotografica tra l'altro può essere esercitata in piena legalità anche all'interno delle aree protette come parchi nazionali e regionali, oppure in aree più circoscritte come le oasi faunistiche, affidate alla gestione del WWF o della LIPU, come il CHM di Ostia e l'oasi di Orbetello.




Va da sé che questo comporta la presenza di selvaggina più tranquilla e meno stressata perché i cacciatori non possono operare all'interno delle aree protette. Perciò nei parchi e nelle oasi è anche più facile avvicinare gli uccelli per fotografarli. Nei paesi più amici della natura è possibile trovare anche alte concentrazioni di anatre o oche grazie ad attività di pastura effettuate dagli enti gestori soprattutto nei periodi più freddi. Ma le attività necessarie per rendere ospitali e ricchi di cibo i territori destinati alla fauna selvatica sono da secoli praticate con grande efficacia proprio nelle riserve di caccia. Taglio dei canneti e liberazione da spineti di alte percentuali di territorio con taglio di erba anche attraverso l'utilizzazione di erbivori, rende le riserve di caccia da sempre molto frequentate dall'avifauna.
Ad esempio, grazie al foraggiamento invernale con cereali, alcune valli venete ospitano ormai la gran parte dei codoni svernanti in Italia, circa duecentomila.
E se questo attira davanti ai capanni di ricchi cacciatori il 90% dei codoni presenti in inverno nel nostro paese, sarebbe cosa molto buona che anche nelle zone protette venisse fatto altrettanto.




Purtroppo dobbiamo osservare che soprattutto nei parchi nazionali italiani questo non accade per l'incompetenza del personale addetto alla cura dei nostri amici pennuti. Spesso decine di guardie forestali non pattugliano nemmeno il vasto territorio del parco per impedire abusi che sottraggono ogni giorno nuove aree ai selvatici, figurarsi se si tratta di alimentarli nei periodi di grande freddo.
In questa situazione tuttavia è deregolamentata anche la attività di fotografia naturalistica, perciò possiamo con discrezione e rispetto muoverci con grande libertà all'interno delle aree protette.
Personalmente frequento quasi quotidianamente le aree utilizzate a pascolo, tenendomi vicino a bufale, mucche e cavalli cosa che accorcia le distanze di fuga dei selvatici.

E veniamo all'attrezzatura, che è l'oggetto di questo articolo. Possiamo utilizzare la qualità dei supertele con extender oppure la versatilità dei tanti zoom oggi disponibili come il Sigma 150-600 sport o i vari 100-400 più leggeri e moltiplicabili con 1.4X.
Ho sempre preferito la prima scelta ma bisogna riconoscere che dal punto di vista ottico gli zoom hanno fatto immensi passi avanti e che è più facile adattarli alla distanza variabile degli uccelli in volo ruotando una ghiera che montando al volo il duplicatore.
Perciò mi sono riproposto di acquistare il Sigma 60-600 mm o il più recente 200-600 Sony che con a9 pesa meno di 3 kg: quasi la metà della mia attuale attrezzatura Canon: 1DX Mark II con 500 is II, extender e spallaccio pesano infatti oltre 5,5 kg.
Nella pratica quotidiana è sempre necessario spostarsi di alcuni chilometri sul territorio pianeggiante ma acquitrinoso, per cui trovo improponibile affiancare le due attrezzature. Bisogna scegliere tra zoom e supertele sulla base delle loro caratteristiche intrinseche.
Lo zoom è più corto, anche se il 200-600 Sony può essere utilizzato con 1.4X e arrivare a 840 mm su full frame. La rapidità della zoomata rende questa scelta migliore dell'uso dei fissi nelle situazioni dinamiche in cui il fotografo è abbastanza vicino ai soggetti ripresi e ha il vantaggio di una buona mimetizzazione e conoscenza del territorio.




Certamente per un soggetto come il martin pescatore in volo libero, la rapidità di risposta af e la precisione di un supertele è da preferire, ma con soggetti dal volo meno variabile come anatre, aironi, cormorani, oche e falchi, lo zoom può essere validamente impiegato. Inoltre l'uso della Sony a9, con 600 sensori af su tutto il frame e del miglior tracking oggi disponibile, va attentamente considerato proprio con l'uso dello zoom 200-600. Superfluo dire che ci si può spostare più agevolmente e frequentare anche zone più ricche di fauna perché più lontane o più scomode.
L'uso di zoom però deve essere accompagnato dalla cura e direi anche dallo sviluppo della capacità mimetica da parte del fotografo per poter avvicinare maggiormente i soggetti da riprendere.
A questo proposito oggi è possibile con poche decine di euro l'acquisto di reti e ghillie fogliate o abbigliamento 3d che accompagnate da una seduta comoda e dalla necessaria immobilità, renderanno possibili anche fotografie checfino ad oggi abbiamo creduto impensabili.




Occorre tenere presente che la visione della maggior parte degli uccelli è monoculare, perciò rilevano principalmente il movimento, non avendo possibilità di osservare con grande dettaglio ciò che vedono, come può fare un falco o un ardeide. Perciò se ci teniamo all'ombra, i movimenti necessari ad alzare l'obiettivo ed inquadrare gli uccelli saranno molto meno rilevabili, a condizione che ci sia il sole pieno. Infatti tra ombra e luce del sole ci sono anche quattro o cinque diaframmi di differenza. Tra le anatre soltanto il germano reale distingue perfettamente nell'ombra fitta. Le altre specie se distinguono perfettamente dettagli e movimenti alla luce del sole, contemporaneamente non vedono cosa c'è nelle zone d'ombra. Così anche uno stormo di mestoloni, con tutta la prudenza che li contraddistingue può passare anche molto vicino a un fotografo appostato mentre li fotografa. Quindi è possibile fotografare anche a pieno formato i nostri soggetti senza utilizzare capanni. Anzi, soprattutto in inverno quando gli stessi animali sono presenti per molti mesi e conoscono in dettaglio il territorio, montare un capanno mobile viene quasi sempre rilevato e accuratamente evitato specie se non è a ridosso di un cespuglio o di altra vegetazione.




Questa foto è stata scattata facendo uso di un grande ombrello mimetico da caccia legato a una sdraietta da spiaggia, a sua volta rivestita di un telo mimetico leggero. Per assicurare l'ombrello utilizzo quattro pezzi di spago, legati agli estremi della spalliera in modo di poter montare l'ombrello sia a sinistra che a destra. Il tutto acquistato da Decathlon. Se sulla riva del lago non c'è possibilità di mettersi all'ombra, si può utilizzare a questo scopo un un ombrello mimetico. Questo è necessario nelle ore calde del semestre estivo anche per il confort del fotografo, ma è anche efficace per intercettare l'avifauna volante lungo le rotte abituali.
Ho parlato di sdraiette da spiaggia in alluminio perché hanno una spalliera alta che permette di appoggiare la testa e di sedere comodamente per molte ore. Si chiudono in un attimo e nella seduta chiusa trasporto la ghillie fogliata del peso di circa 200 grammi. Possono anche essere distese in posizione orizzontale, utile per fare un pisolino nelle ore centrali della giornata. Queste sdraiette hanno anche il vantaggio di essere molto basse, anche solo dieci centimetri dal suolo, il che ci fornisce un ottimo punto di ripresa.
L'obiettivo e la macchina fotografica devono essere ricoperti da una protezione mimetica, che a sua volta possiamo coprire con un ritaglio di telo fogliato verde e marrone. Ci sono fotografi che utilizzano calze invernali verde bosco, oppure altri materiali opachi.
Sistemandomi praticamente sempre all'ombra e col sole alle spalle, non utilizzo mai il paraluce dell'obiettivo. Trasporto obiettivo reflex ed extender dentro uno zaino da caccia con disegno 3d preso da Decathlon: è molto leggero e molto confortevole quando si è in marcia. Aderisce perfettamente alla schiena grazie a una larga cintura lombare e ad una piccola cinta regolabile all'altezza del petto.





Anche se con i moderni sensori è possibile fotografare in ogni condizione di luce, preferisco le giornate di sole o con sottili veli che restituiscono meglio i particolari grazie a minori contrasti. Tuttavia porto sempre con me un paio di grandi buste di plastica nera con cui coprire lo zaino in caso di pioggia. All'occorrenza, se soffia un forte vento invernale, si può indossare queste buste sotto l'abbigliamento o la ghillie. Dimenticavo che quest'ultima può essere acquistata in internet, perché non si trova da Decathlon o nei negozi di militaria.



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avatarsupporter
inviato il 06 Agosto 2019 ore 21:11

Ecco alcuni utili collegamenti riguardanti le attrezzature da utilizzare per fotografare sul territorio:
Ghillie fogliata: https://www.amazon.it/s?k=ghillie+suit&ref=nb_sb_noss
Ombrello da caccia leggero: www.decathlon.it/ombrello-verde-mimetico-isv-id_8368329.html
Zaino mimetico: www.decathlon.it/zaino-compact-furtiv-45-l-id_8382550.html
Telo mimetico: www.decathlon.it/telo-caccia-kamo-br-145x220-id_8186070.html

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2019 ore 21:20

Complimenti Claudio, sempre utile tutti questi consigli, sia a fotografi naturalistici che conoscono queste tecniche sia a nuovi fotografi che vogliono avvicinarsi alla naturalistica

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2019 ore 22:40

Ottimo! Grazie!

avatarsupporter
inviato il 07 Agosto 2019 ore 8:43

È sempre un piacere condividere conoscenze e modalità di scatto con gli amici di Juza. Sorriso

avatarjunior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 8:45

Cool

avatarsenior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 11:00

Complimenti Claudio sei veramente un appassionato da prendere come riferimento anche per la lucidita' con cui analizzi e non manchi di ricordare i nostri diffusi problemi ambientali.

Interessanti come sempre i tuoi suggerimenti ,sto cercando da parecchio un poncho da indossare al fiume nei ghiaioni quindi con colorazione desert ma fin ora non ne ho trovati con simili caratteristiche ,se tu hai qualcosa da segnalare ti ringrazio.

Ho notato che nomini parecchio Sony che combini stai per entrare tra i sonary mi che poi ti sonizzi e lo sai che poi diventa un casotto MrGreen

A parte gli scherzi ,aspetta di vedere la A9ll ;-)

avatarjunior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 11:15

Complimenti sia per le foto, strepitose, che per l'articolo. Scritto davvero bene, in 5 minuti di lettura permette anche a chi non ha mai praticato tale genere di fotografia di farsi un'idea di cosa serva e di come comportarsi!

avatarsupporter
inviato il 07 Agosto 2019 ore 13:27

Grazie a voi che siete interessati a entrare maggiormente nel mondo della fotografia naturalistica, così difficile nel nostro paese. Sorriso

avatarjunior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 13:59

Complimenti a Claudio e grazie per questi articoli che scrivi, che avvicinano anche chi non fa naturalistica a questo genere di fotografia. Ottime le foto che accompagnano l'articolo, come le altre che hai in galleria.

avatarsenior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 14:13

Claudio, qual è la lunghezza focale che usi maggiormente nella fotografia itinerante (non da capanno fisso)?

avatarsupporter
inviato il 07 Agosto 2019 ore 14:43

Non scatto mentre mi sposto, il peso della mia attrezzatura non me lo permette.

avatarsenior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 15:06

Ok. Allora la lunghezza focale e apertura che usi maggiormente MrGreen

avatarsupporter
inviato il 07 Agosto 2019 ore 15:15

Autunno e inverno 700 mm, primavera ed estate 1000 mm. Sempre su ff poco denso (1dxmkII).

avatarsenior
inviato il 07 Agosto 2019 ore 16:17

Grazie Claudio dell'ottimo articolo.
Puoi dirimi cos'e lo “spallaccio” che citi?
Cosa ne pensi delle testa che ruota ad U (si chiama a bilanciere?) per seguire gli uccelli da montare sul cavalletto?
Hai il link delle sdraiette?

avatarsupporter
inviato il 07 Agosto 2019 ore 16:30

Lo spallaccio è un accessorio di un vecchio monopiede Gitzo. Monto la base sotto alla 1dxmkII e poggio alla spalla il complesso teleobiettivo/reflex (senza monopiede). Sono allo smartphone, non posso postare foto. Brandeggio a mano libera.
Non uso il treppiede e la testa a bilanciere, ma si possono usare, portando in giro più peso, almeno 3 kg in più.
Per la sdraietta basta comprare una di quelle che vendono in prossimità delle spiagge. Bisogna controllare che siano leggere ma comode, e con lo schienale che possa raggiungere la posizione verticale, se possibile.






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