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Monte Bianco 08/2018


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Monte Bianco 08/2018, testo e foto by Danny Caron. Pubblicato il 30 Ottobre 2018; 13 risposte, 2755 visite.


Era il 3 Agosto. Stavo scendendo dal Plattenberg con Cesare quando, all'altezza di Garzora, mi chiama Ronnie. Mi dice che un suo amico ha rinunciato ad un'ascensione con loro ed era rimasto un posto libero in capanna e se avessi voluto prendere il suo posto.
Si trattava del Monte Bianco salendo per la via normale Italiana. Dubbioso in un primo momento, nei giorni successivi decisi di confermare la mia presenza, d'altronde era uno dei sogni nel cassetto assieme al Matterhorn. Il programma prevede partenza in macchina il 15 agosto con arrivo ed avvicinamento al rifugio Gonnella, salita sulla cima il 16 e discesa dalla capanna nella giornata del 17.
Finalmente arriva ferragosto. Alle 04:45 sono a Biasca in attesa degli altri due: Ronnie e suo padre Giorgio. Il viaggio verso Courmayeur risulta velocissimo! Circa 300km in 3 ore. Beviamo un veloce caffè in paese e ci dirigiamo verso il parcheggio nella Val Veny. Raggiunta la sbarra lasciamo l'auto e ci incamminiamo lungo la strada colma di turisti che si dirigono verso la Cabane du Combal. Giunti in zona rifugio imbocchiamo il sentiero che conduce sul lunghissimo, nei primi quattro km roccioso, Glacier du Miage in direzione del rifugio Gonnella.




Il percorso, ad eccezione della prima parte sulla morena, non è molto definito e dobbiamo scavalcare buchi, crepacci e rocce smosse. Dopo circa 3 ore raggiungiamo la parte alta del ghiacciaio dove scendono le diramazioni del Glacier du Mont Blanc, del Glacier du Dome e del Glacier de Bonassay a quota 2500 metri. All'improvviso un grande boato ci fa saltare per aria. Una frana scende da un canalino a circa duecento metri da noi arrivando a cinquanta metri dalla traccia di salita. Nella nebbia formatasi dal crollo procediamo mantenendo la destra del ghiacciaio fino all'imbocco del ripido sentiero che porta al rifugio. La successiva tratta concentra tutti il dislivello per arrivare ai 3072 metri del rifugio. Il percorso è a tratti esposto ma attrezzato con scalette e corde fisse.




Dopo cinque ore abbondanti arriviamo al rifugio. Ci aspetta un po' di riposo, cena alle 18:30 e colazione a mezzanotte. L'obiettivo comune è quello di dormire il più possibile.
Durante la cena eravamo al tavolo con due ragazzi di Roma che erano di ritorno quel giorno dalla cima ed un tipo del trentino. Dopo aver chiesto un po' di informazioni ai due risultiamo un po' scettici sul giorno seguente in quanto, a detta loro, l'ascensione risultava piuttosto complicata soprattutto nella parte di discesa a causa del caldo, della pendenza della cresta, dello scioglimento del ghiaccio che faceva muovere le rocce in cresta e dei numerosi ponti di neve che cedevano. La ciliegia sulla torta la mise il tipo di Trento che sosteneva di conoscere molto bene la tratta dandosi arie del grande alpinista e soprattutto “arrampicatore”. Vedevamo quei due alpinisti stravolti con una sana invidia. Loro erano lì in capanna esausti ma con la certezza di avercela fatta ed il loro più grande sforzo per quel giorno sarebbe stato quello di arrampicarsi sul piano superiore del letto a castello.



il ghiacciaio che avremmo risalito la notte seguente

Suona la sveglia. Ho dormito poco e male continuando a pensare al giorno che ci aspettava. Facciamo colazione rapidamente e attorno alle 00:40 siamo incordati e con i ramponi ai piedi pronti a partire. Siamo tra i primi, davanti a noi solo il signore di Trento di cui, sentendo il suo atteggiamento, ci fidiamo a seguirne le orme per scorgere la traccia nel buio. Saliamo per circa due ore e venti aggirando grandi crepacci e seraccate. Per fortuna nella notte non vediamo sempre dove ci troviamo. Cosa che avremmo poi scoperto al ritorno.
Arriviamo in cima al ghiacciaio sotto il Col de Bionnassay. A questo punto abbiamo oramai raggiunto il trentino. Sale convinto un grande pendio e noi lo seguiamo. Arrivati ai piedi della cresta rocciosa qualcosa non quadra. L'uscita sembra più complicata di quanto dovrebbe essere. Guardo rapidamente il GPS sul telefono e mi accorgo che siamo circa duecento metri più a ovest rispetto al punto di uscita. Dopo un attimo di imprecazioni decidiamo di fare la traversa verso est per raggiungere l'uscita. Il trentino, Diego, ha con sé una corda da cinquanta metri. Mandiamo lui davanti dandogli tre o quattro viti da ghiaccio per proteggere la traversata. Giorgio lo assicura mentre io, ultimo di cordata, faccio una sosta con due viti per assicurare me e Ronnie mentre attendiamo. Diego comincia la traversata quando ad un certo punto lo sento chiedere “ma la retina per mettere la vite la devo togliere?!”. A quel punto capii che si trattava di un incompetente che si sapeva solo vendere bene a parole e persi quel poco di fiducia che avevo prima. Finimmo la benedetta traversa perdendo mezz'ora di tempo. Le altre cordate ci avevano oramai raggiunto. Appena usciti dal ghiacciaio giungemmo sulla cresta rocciosa. Diego fece la corda e se ne tornò libero in solitaria. Dopo circa quindici minuti vedemmo che era rimasto indietro di un bel tratto.
Finalmente sul giusto tratto di salita raggiungiamo le Piton des Italiens 4002 metri ; prima cima sul nostro percorso.


Da qui in poi si cammina sulla cresta nevosa. Nella prima parte risulta molto affilata e con un crepaccio a metà, dopodiché comincia ad aumentare la pendenza fino a raggiungere i 45 gradi. Dopo quaranta minuti, raggiungiamo la seconda cima, il Dome de Gouter 4304 metri. Giorgio comincia ad accusare un po' di stanchezza ma tiene duro, così come me e Ronnie.



"Pointe Noire de Pormenaz" vista dal Dôme

Dopo il Dome de Gouter la via si incrocia con la via normale che sale dalla Francia, più precisamente dal rifugio delle Aiguille du Gouter situato a 3817 metri. La maggior parte delle persone sceglie la via Francese perché risulta molto più breve e con molto meno dislivello. Infatti, con circa quattro ore di salita si è sul tetto delle alpi. Da qui in avanti il Bianco sembra un bellissimo pandoro su cui corre una lunga colonna di formiche dirette alla cima.
Sono passate circa sei ore da quando siamo partiti e mancano circa cinquecento metri di dislivello. Anche se abbiamo perso tempo nella parte sotto siamo perfettamente in orario per la cima.
Tra il Dome de Gouter e il Monte Bianco c'è un bivacco d'emergenza costituito da due baracche prefabbricate. La puzza di piscio e il gran numero di gente ci spinge a tirare dritto. Il guardiano del rifugio Gonnella successivamente ci fece poi vedere le foto dello schifo al suo interno. Fortunatamente non ci siamo entrati né in discesa né in salita.




L'ultima tratta risulta lunga e noiosa, un po' a causa delle persone che si fermano continuamente e un po' per quelli che scendono, che non sempre riesci a scambiare a causa del poco spazio sulla cresta.




Dopo otto ore e cinquanta, alle 09:10 siamo in cima al Monte Bianco 4810 metri! Nel pieno godimento del momento e delle classiche foto vengo interrotto da un'alpinista Slovena che mi dice “che cos'ha il tuo amico?” “ma quale amico? Sono tutti e due lì tranquilli” rispondo io. Indicava un tizio seduto in una specie di truna scavata dalla gente per proteggersi dal vento, che a quasi 5000 metri, di certo non porta grande calore. Stava lì con le gambe incrociate e la testa fra le gambe come se stesse facendo un pisolino.
Effettivamente a quell'altezza non ti aspetti di vedere gente che dorme. La Slovena e le sue due amiche si avventano sul tizio riempendolo di domande in inglese ma lui, parlando solo francese, rispondeva con monosillabi rendendolo, all'apparenza, ancora più malmesso. Nel frattempo, vedendo che se ne occupavano loro, continuai a farmi gli affari miei e a godermi il momento. Finito il rito di cima torno verso di loro. Noto subito che una delle tre impugna una siringa. Alche provvedo subito a chiedere al tipo, con il mio francese da scuola recluta, se stesse bene o avesse qualche problema. Mi rispose che non aveva assolutamente nulla e che sarebbe sceso a momenti. Spiegata la situazione alle tre rimettono i loro farmaci per ipotermia nello zaino e ci prepariamo alla discesa.




Scendere, in questi casi, risulta più complesso di salire. Complici la stanchezza, la neve molle e l'inizio di perdita di concentrazione. Alle 09:50 ci avviamo per la discesa. Anche se detto così sembra essere prestissimo, in realtà siamo appena in orario, in quanto, la discesa durerà ancora sei orette.
Malgrado tutto il ritorno in capanna risulta veloce e scorrevole. Passiamo senza problemi Les Piton des Italiens e le roccette, come le chiamavano i due romagnoli.
L'unico punto dove perdiamo un po' di tempo è la calata dalla cresta rocciosa che porta al pendio sommitale del ghiacciaio, dove durante la notte abbiamo sbagliato strada. Facciamo una prima calata di quindici metri superando il piccolo strapiombo. La calata ci porta direttamente sul nevaio, sotto di noi la crepaccia terminale coperta da un ponte di neve. Decidiamo di fare un'altra calata in doppia così da superarla e poterci incrodare lunghi per procedere sul fessurato ghiacciaio. Faccio una goccia nel ghiaccio con la piccozza. Posiziono la corda al suo interno e mi calo per primo. Dopo di me mi raggiungo Ronnie e poi Giorgio. Superata la difficoltà ci incordiamo e procediamo verso la capanna.
Scendendo dalle seraccate finalmente riusciamo a dare le proporzioni a dove siamo passati nella notte. Grandi pendii e grossi seracchi ci hanno accompagnato durante la salita.
Alle 15:50 siamo in capanna felici di aver portato a termine l'ascensione. Quasi non ci crediamo, ma per il momento desideravamo solo bere qualcosa, sistemarci, cenare e andarcene a letto.
Circa un'ora e mezza dopo di noi arriva una coppia di Sloveni che mi dicono di aver rischiato la pelle nella zona dove noi abbiamo fatto le doppie. Lei è scivolata trenta metri sopra la crepaccia terminale. Nella caduta ha puntato i ramponi facendo un salto mortale in avanti fermandosi come una freccetta su un bersaglio. Lui colto dallo strappo è scivolato e dopo qualche metro fortunatamente è riuscito a fermarsi frenando con la piccozza evitando di finire nel crepaccio. Mi confidò che effettivamente per loro quel giro era troppo impegnativo, anche se effettivamente la cima l'avevano messa in tasca comunque. Verso le 18:00 arrivò anche Diego, il trentino che involontariamente ci porto fuori strada.
Passai la serata chiacchierando con Ronnie e alle 22:00, finalmente, la nostra giornata si concluse.
Inaspettatamente il giorno seguente, contrariamente alle previsioni fu bello. Durante la discesa prendemmo qualche goccia solo nella parte in fondo al ghiacciaio roccioso. Finalmente verso le 12.30 arrivammo al punto di partenza. Con lo sguardo verso casa, ma con il cuore ancora un po' in vetta, ci avviammo verso il Ticino, dove termina la nostra bellissima avventura.

Danny Caron





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avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2018 ore 7:57

Bravo Danny, ho letto l'articolo con interesse e un po' di invidia. A volte trovo gli articoli troppo lunghi e dispersivi, il tuo è sintetico ed essenziale, e molto belle le foto della LX100, che pare sempre all'altezza (è il caso di dirlo MrGreen) della situazione.
Ovviamente i miei complimenti per la salita del Bianco!!

Ciao.
Luca

avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2018 ore 14:56

Complimenti davvero! Un racconto davvero interessante che ho letto d' un fiato fino in fondo. Le foto riescono a trasmettere tutta l' emozione del momento.

avatarjunior
inviato il 30 Ottobre 2018 ore 16:28

Bellisssimo articolo con belle foto che ho letto con partecipazione emotiva tutto d'un fiato, spero che ne scriverai altri. Saluti e complimenti da Lucpaset

avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2018 ore 16:57

Posso solo sognare una salita del genere. Io al massimo vado sul gran sasso e senza neve. Complimenti e tanta sana invidia

avatarjunior
inviato il 31 Ottobre 2018 ore 10:47

Bravo Danny, ho letto l'articolo con interesse e un po' di invidia. A volte trovo gli articoli troppo lunghi e dispersivi, il tuo è sintetico ed essenziale, e molto belle le foto della LX100, che pare sempre all'altezza (è il caso di dirlo MrGreen) della situazione.
Ovviamente i miei complimenti per la salita del Bianco!!

Ciao.
Luca


Grazie Luca! Devo dire che sono sempre contentissimo della lx100 mk1! La porto sempre con me in montagna e usata in priorità come punta e scatta non mi ha mai deluso in qualsiasi condizione! Dal freddo, al vento e alla neve ;))

Complimenti davvero! Un racconto davvero interessante che ho letto d' un fiato fino in fondo. Le foto riescono a trasmettere tutta l' emozione del momento.

Grazie Jacopo!

Bellisssimo articolo con belle foto che ho letto con partecipazione emotiva tutto d'un fiato, spero che ne scriverai altri. Saluti e complimenti da Lucpaset?

Mi fa piacere che piaccia! Credo che ne posterò un altro prossimamente :)

Posso solo sognare una salita del genere. Io al massimo vado sul gran sasso e senza neve. Complimenti e tanta sana invidia

Con dei buoni compagni di salita si può fare tutto :)


avatarsupporter
inviato il 02 Novembre 2018 ore 20:20

ciao Danny...
gran bel racconto, sei molto bravo a scrivere...hai reso veramente emozionante la narrazione...foto bellissime !!
Bravo davvero !!! Quando ero giovane speravo di "metterlo in tasca " anch'io il Bianco...comunque ora mi accontento di leggere resoconti belli come il tuo...
Giacomo

avatarjunior
inviato il 02 Novembre 2018 ore 22:05

ciao Danny...
gran bel racconto, sei molto bravo a scrivere...hai reso veramente emozionante la narrazione...foto bellissime !!
Bravo davvero !!! Quando ero giovane speravo di "metterlo in tasca " anch'io il Bianco...comunque ora mi accontento di leggere resoconti belli come il tuo...
Giacomo
grazie Giacomo. Devo dire che mi sono tolto una bella soddisfazione salendo! Grazie dei complimenti :)

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2018 ore 22:55

Fatto 4 volte il bianco e la prima volta dal Gonella nel 1978
Mamma mia non c'è più neve !!!!!! Il Miage è un ciottolaio
Comunque arrivare in cima è sempre soddisfazione, bravi !

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2018 ore 7:50

Purtroppo questa è la direzione che stanno prendendo tutte le nostre amate montagne Triste

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2018 ore 11:37

TristeTristeTriste

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2018 ore 13:59

Bellissimo racconto e bella esperienza

avatarsupporter
inviato il 12 Febbraio 2019 ore 20:24

Bellissimo racconto. Complimenti per la bellissima avventura e per le foto!

avatarjunior
inviato il 18 Febbraio 2019 ore 6:25

Mi fa molto piacere che vi sia piaciuto, grazieSorriso





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