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I volti di Istanbul


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I volti di Istanbul, testo e foto by Emanuele Bellomo. Pubblicato il 03 Luglio 2018; 21 risposte, 3090 visite.





Il lavoro che presento è il frutto di una fortunata occasione generata dall'invito di un'amica di Istanbul, che ho conosciuto qualche anno fa a Firenze.
Questa persona, che ha adottato un bambino ad Istanbul, ha preso molto a cuore la situazione dei piccoli ospiti dell'orfanotrofio di Stato della città turca, a cui ha voluto regalare una settimana di spensierato viaggio nel mondo della Musica.

Entusiasmati da questo gesto di generosità e di sentimento, con mia moglie e un altro amico ci siamo lanciati in questa avventura: svolgere un'azione di volontariato per insegnare musica o meglio, propedeutica musicale, a bambini di diversa lingua ed estrazione sociale e culturale, appartenenti ad un ambiente sotto certi aspetti diversissimo dalla nostra società occidentale.
In seguito, l'iniziativa è stata positivamente commentata e valorizzata dagli organi di stampa e televisivi di Istanbul.
Ho diviso questa mia testimonianza i diversi argomenti in cui, oltre all'attività prima descritta, ho cercato di mostrare i diversi volti di questa città meravigliosa, attraverso le immagini della sua quotidianità, delle persone che la caratterizzano.

L'avventura inizia!
Un caloroso ringraziamento va ai coniugi Tubek che hanno messo a disposizione la loro scuola di musica per tutta la durata del progetto.
La struttura è una scuola di musica particolarmente dedicata ai bambini, dove vengono insegnati i primi elementi di propedeutica musicale.
Tutte le mattine un bus porta i bambini che sono stati scelti per partecipare al progetto, che arrivano incuriositi ed entusiasti di questa nuova attività, che permette loro di uscire dall'istituto e incontrare persone nuove.

Il primo ostacolo da superare è quello della lingua, per noi totalmente incomprensibile. A questo pensa la nostra amica Arzu che traduce in turco ciò che mia moglie Silvia spiega in italiano o inglese.
Tutti partecipano al linguaggio universale della musica con grande allegria e impegno, mostrando una grande curiosità, un'enorme energia e voglia di fare.
Per questi bambini è un'occasione di arricchimento culturale ma, forse soprattutto, spirituale; nei momenti di pausa delle lezioni tutti facevano a gara per farsi fotografare, già dal primo incontro si avvertiva una grande allegria e i gesti dei bambini lasciavano trasparire un grande bisogno di affetto, di essere abbracciati, accarezzati.

Dopo una settimana intensa e impegnativa per tutti, siamo giunti al traguardo che ci eravamo prefissati e, come è normale che sia, è stata organizzata una festa all'interno della scuola e qui sono stato aggredito dai bambini che adoravano farsi fotografare, che si offendevano se non li accontentavo subito.
Partecipare come fotografo ad un evento del genere non vuol dire semplicemente premere il pulsante di scatto, vuol dire far parte di un gruppo di persone che fanno del bene a chi ne ha estremo bisogno e non fa niente per nasconderlo.
Resterà per sempre impresso in me il ricordo di questi bambini che si spingevano davanti alla mia macchina per farsi fotografare per primi, senza mai stancarsi di ricevere attenzione.
Sono scolpite in me le loro espressioni spontanee, pulite, di bambini innocenti costretti a pagare gli errori degli altri.
Ricorderò sempre, fra gli altri, un bambino che, non riuscendo a stare fermo davanti alla macchina fotografica, all'improvviso scatta e inizia a correre verso me, fa un salto e finisce tra le mie braccia, senza dire una parola. Di quel momento così particolare il mio unico ricordo è il senso di commozione che ho provato, la difficoltà a trattenere le lacrime, la grande compassione verso questi poveri angeli rifiutati dalle proprie famiglie per i motivi più diversi, le violenze fisiche e psicologiche subite già a questa età, che dovrebbe essere solo gioco e spensieratezza.

Personaggi

Al mio articolo ho dato il titolo "I volti di Istanbul" perché oltre ai bambini, ho voluto rappresentare uno spaccato della gente che abita e caratterizza questa meravigliosa città.
Ho incontrato personaggi che esercitano ancor oggi mestieri antichi, in Italia superati ormai da generazioni. Queste persone, presenti nelle piazze turistiche, nei mercati, ovunque, si sono sempre rivolte con cordialità ed educazione. Hanno rappresentato per me una fonte di informazioni, un modo per vedere come è fatta questa parte di società, a volte tanto lontana, altre volte completamente uguale alla nostra.


Il viaggio fra i personaggi di Istanbul inizia dal Gran Bazar dove, fra le migliaia di persone che lo affollano in ogni momento della giornata, incontro un uomo con un enorme sacco di rifiuti sulle spalle. Nei mercati della città se ne vedono spesso, forse è il miglior modo di smaltire i rifiuti in un posto del genere è quello di andare a piedi.

Come accennato prima, incontro altri personaggi che svolgono antiche attività: il lustrascarpe, chi spreme agrumi, chi vende caldarroste in agosto, altri con degli enormi vassoi pieni di ciambelle salate, in attesa lungo i marciapiedi e altri ancora.





Le donne di Istanbul

Quest'ultima parte del reportage è dedicata alle donne di Istanbul e ai loro diversi modi di vivere.
In una società prevalentemente maschilista le donne, almeno per quanto lo sguardo di uno straniero può cogliere, sono relegate ad uno stato di sudditanza nei confronti dell'uomo.
Spesso capita di incontrare donne integralmente velate, quasi mai sole.
Nella loro etica comportamentale è vietato scambiarsi in pubblico gesti affettuosi con i loro uomini. Solo una volta ho visto un ragazzo poggiare un braccio sulle spalle della sua donna, ovviamente velata.
Nessuna donna ha mai voluto farsi fotografare, appena capivano le mie intenzioni, scappavano via o si giravano dall'altra parte infastidite.

Ho voluto ritrarre questa anziana donna, così piccola in confronto all'enorme lapide, a pochi metri dalla centralissima Piazza Taksim, mentre passavano migliaia di persone durante tutto il giorno, incuranti della sua povera condizione.


Questa immagine, secondo il mio parere, rappresenta i tre modi di essere della donna turca: la prima a sinistra completamente occidentalizzata, quella in centro ancora legata alla tradizione e quella a destra, integralista, anche se con un cellulare in mano. Per un puro caso le ho colte insieme nello stesso momento, paradossalmente all'ingresso di un negozio di biancheria intima per donne.


In questa immagine il colore l'avrebbe fatta da padrone ma il bianco e nero rende forse più interessante l'osservazione dei personaggi. Fra i tanti manichini ci sono anche due donne vere!



Per risaltare le espressioni intense e pensierose che hanno in comune queste donne, ho cercato di isolarle dallo sfondo e dalle altre persone che perennemente le accompagnavano, cercando di rappresentarle come una parte importante di questo mio reportage dedicato ai Volti di Istanbul.

La giovane madre, che ho prima proposto come copertina dell'articolo, mi ha fatto riflettere su ciò che in futuro potrà essere l'esempio, anche visivo, che una donna turca che vive secondo questo stile, può offrire ai propri figli.
Dal punto di vista dell'osservazione della figura gli occhi acquistano un'importanza straordinaria, diventando l'unico contatto con il resto dell'umanità che la donna incontra e che, peraltro, non ricordo di aver mai potuto incrociare.
I loro sguardi, subito distolti, mi hanno dato anche l'impressione del rifiuto di una qualsiasi forma di dialogo, non saprò mai se voluta o obbligata dal loro stile di vita subordinato alla volontà del'uomo.



Conclusioni
Questo è il primo articolo in assoluto che scrivo in materia di fotografia, è un mio modesto tentativo di fermare in qualche modo questa mia esperienza fotografica e soprattutto di vita, che spero di replicare in qualche modo, anche in altri luoghi.

Ho cercato di unire ciò che grosso modo si avvicina ad un reportage a quelle che sono state le mie sensazioni vissute da musicista e fotografo amatoriale.
Ho selezionato, fra le tante scattate, quelle foto che secondo il mio modo di vedere avrebbero meglio rappresentato ciò che avevo in mente e nel cuore, cercando di evitare le solite foto da cartolina, che tutti possono fare, e basando il mio lavoro su quello che è stato l'aspetto umano di questa breve esperienza ad Istanbul cercando di non essere banale o patetico.
Ho necessariamente dovuto rispettare i limiti imposti per la realizzazione dell'articolo, ma avrei corredato il mio lavoro con tante altre immagini significative particolarmente rivolte ai ritratti di persone che, a mio parere, rappresentavano la quotidianità di questa città eccezionale, anche in riferimento alle varie classi sociali.
Posso assicurare che questo periodo di volontariato svolto è stato veramente gratificante, oltre che per i bambini orfani, anche per noi che abbiamo trovato il piacere di donarsi agli altri, senza nulla pretendere, in cambio solo di un sorriso o di un abbraccio spontaneo, fatto veramente con il cuore.

Non ho vissuto questa avventura come un semplice turista. Il tesoro di sensazioni che sono riuscito ad accumulare mi ha reso un privilegiato che ringrazia ogni giorno il suo destino, migliore di quello di tante persone innocenti che vivono una realtà basata su tremende incertezze per il proprio futuro.
Spero che il mio lavoro sia gradito a qualcuno degli amici di Yuza e accetto qualunque suggerimento utile a migliorarmi.




Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 03 Luglio 2018 ore 19:03

Complimenti! Ho molto gradito il "taglio" da reportage (che personalmente adoro come genere) dell'articolo ed anche i suoi spunti riflessivi.

avatarjunior
inviato il 04 Luglio 2018 ore 16:02

Grazie Jacopo, mi fa molto piacere. Ciao

user23063
avatar
inviato il 05 Luglio 2018 ore 9:18

Articolo piacevole, un genere difficile da raccontare, perché serve un racconto, una storia, un'esperienza, e la capacità di tradurli in un linguaggio diverso, la parola, che non sempre riesce. Tu sei riuscito, almeno per la mia limitata conoscenza, a rendermene parte, almeno un po'.

Qualche foto in più avrebbe forse giovato (3-4, non di più) ma se non ho capito male è un limite del format.

avatarjunior
inviato il 05 Luglio 2018 ore 16:20

Ti ringrazio moltissimo per il commento. Come hai già intuito, i limiti imposti mi hanno un pò costretto a fare così, mi sarebbe piaciuto aggiungere altre foto (ne ho quante ne vuoi). Anche il testo ho dovuto modificarlo diverse volte in relazione al numero di foto che il sistema mi imponeva. Avrei potuto essere più dettagliato, spero che cambino i limiti del format.

avatarjunior
inviato il 05 Luglio 2018 ore 22:14

sinceri complimenti per le foto e il racconto. forse è stata una tua scelta personale ma qualche foto a colori l'avrei insrita nel tuo racconto

avatarjunior
inviato il 09 Luglio 2018 ore 19:16

Grazie veramente per il commento. Ho scelto solo b/n per una questione di uniformità del lavoro. Inoltre il numero di foto consentito è limitato e quindi mi sembrava di spezzare una certa linea espressiva. Grazie ancora.

avatarsenior
inviato il 31 Luglio 2018 ore 14:08

Grazie di aver condiviso l'esperienza.
A me è piaciuta molto l'impostazione, sia la scelta del b&n, sia il fatto che le foto siano poche ma ben riuscite e significative.... complimenti

avatarsenior
inviato il 04 Agosto 2018 ore 18:55

Bel racconto, concordo per la scelta di uniformità del b/n in tutte la foto visto il limitato numero di immagini che hai potuto inserire.
Dal punto di vista tecnico (non so se dipende dal mio monitor) percepisco un alone chiaro intorno alle figure umane, soprattutto quelle vestite di nero come nelle foto 1 e 5: eccesso di maschera di contrasto ?
Un saluto

Silvio

avatarjunior
inviato il 05 Agosto 2018 ore 11:55

Grazie a entrambi per i commenti positivi. Per Fastdoc sinceramente nel rivedere le foto anche io ora noto gli aloni chiari. Hai ragione tu. Saluti a tutti.

avatarsenior
inviato il 05 Agosto 2018 ore 15:31

Bell'articolo, grazie per la condivisione.
Oltre al valore umano dell'esperienza, anche le foto sono belle.
Probabilmente io non avrei avuto il coraggio di trasformare in BN quella dello spremitore di agrumi, secondo me lì il BN sta un po' stretto.
Complimenti ancora, ciao!


avatarjunior
inviato il 06 Agosto 2018 ore 12:27

Grazie Giovanni, il mio articolo sta riscuotendo molte visite e consensi. Lo spremitore era bello anche a colori ma ho scelto il bn sia per uniformità di lavoro e anche perchè mi sembrava risaltassero meglio certe forme. Salutoni!

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2018 ore 23:38

Colore o bianconero sono scelte soggettive, la cosa importante da un mio vista è la selezione Delle immagini che non devono essere le più riuscite ma quelle che più si prestano al racconto. Anche la p.p deve essere ridotta all'osso e quanto pare ci sei riuscito molto bene. Se mi permetti due osservazioni da lettore: la prima è che avrei voluto vedere una foto riguardante la scuola con i bambini che parlavi all'inizio dell'articolo (sono rimasto incuriosito!!!). La seconda osservazione riguarda la foto della donna anziana (molto bella) che sembra sia in luogo poco affollato ma nel racconto scrivi l'inverso. Sia ben chiaro vedere queste proposte è più che un piacere e colgo l'occasione per farti i miei complimenti. Mi auguro di poter vedere e leggere altri tuoi racconti. Con stima Virus;-)

avatarjunior
inviato il 08 Agosto 2018 ore 8:53

Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e per le tue considerazioni che mi hanno fatto veramente molto piacere. Le due osservazioni effettivamente sono molto giuste, la foto dei bambini era stata inserita ma, quando ho dovuto ridurre il numero delle immagini non ho pensato che andava comunque lasciata. In quella della donna, effettivamente avrei fatto meglio a modificare il testo, visto che non potevo certo modificare l'immagine.
Ti ringrazio per l'attenta valutazione e la stima, che ricambio.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2018 ore 12:31

Emanuele spesso ci sfuggono particolari ed è del tutto normale. Sottoporre il progetto ad una supervisione esterna è sempre utile anche se non sempre se ne ha la possibilità.Tutto sommato ottimo lavoro.;-)

avatarsenior
inviato il 16 Agosto 2018 ore 8:30

Bel reportage, che oltre a far risaltare la tua esperienza con bambini rifiutati, mette in evidenza le condizioni di un paese che sta tornando ad una islamizzazione radicale.






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