RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

A m'arcord Maldives...


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » A m'arcord Maldives...


A m'arcord Maldives..., testo e foto by Seb46. Pubblicato il 06 Maggio 2018; 2 risposte, 15589 visite.


Ricordate le Maldive fine anni settanta, con l'acqua dei rubinetti che arrivava dai pozzi e puzzava di marcio?
Ho in mente le costruzioni di Malè, fatte con pezzi di barriera sottratta al mare. Nell'albergo dove dormivo, dopo le ventidue staccavano la corrente e la camera inizia-va a restituire tutto il calore accumulato quel giorno, annegandomi in un bagno di sudore.
La cucina maldiviana era talmente piccante da risultare quasi immangiabile per un europeo.
Fuori dal porto, qualche barca recuperava il materiale da costruzione.
Allora si usava costruire demolendo il reef: gli uomini in acqua scendevano sul fondo, solo con gli occhialini, un peso per affondare più in fretta, e una fune cui legavano i pezzi di barriera che gli uomini della barca erano incaricati di recuperare.
Le strade della capitale, dopo il diluvio scaricato dal monsone, erano corsi d'acqua tra i muri.
C'era il mercato dove vendevano il pesce, la frutta e poche altre mercanzie, tra cui ricordo i banchetti del betel e della noce d'areca.
All'esterno c'erano i venditori di polli, con alcune galline al guinzaglio, legate per la zampa a un albero.
Vicino al porto, i pescatori poggiavano su dei carrettini, file e file di carangidi e altri doni del mare.
Molte strade erano punteggiate dei rossi sputi dei mangiatori di betel e, sulla costa a nord est della Masjid-al-Sultan Muhammad Thaku-rufaanu-al-A'z'am, la grande moschea dalla cupola dorata, emergevano, con la bassa marea, i cannoni cinquecenteschi di un galeone naufragato.
I dhoni avevano ancora le lunghe sagome curve che caratterizzano le prue, molti andavano a vela e i timonieri li manovravano poggiando il piede su una barra sagomata ad esse.


Cala il sole e resta l'azzurro che ieri mi ha avvolto e che domani ti chiamerà

Nei pochi villaggi turistici la situazione era un leggermente migliore, coi cibi maldiviani più edulcorati ed abbondanti di pesce, e le lente pale dei ventilatori appese al soffitto, che, essendo di foglie di palma, non assorbiva il calore come il tetto delle costruzioni di Malè, consentendoti un felice riposo notturno.
Quando sbarcavi dall'aereo, i doganieri ti spulciavano i bagagli, sfogliando le riviste pagina per pagina e strappandone via con cura tutte quelle che contenessero foto "osé" di bellezze in bikini.
Sott'acqua brulicava la vita, con un trionfare di pesce piccolo di barriera, d'ogni forma, colore e dimensione.
Ne approfittavano i carangidi, i tonni e tutti i pesci predatori che in tutto quel po' po' di ben di Dio ingrassavano come porci.
Pigri squali costeggiavano il reef e volteggiavano nelle pass, dove potevi incontrare di tutto.
Anche in acque basse, davanti alle spiagge, dove facevi snorkel al pomeriggio, passavano lenti dei piccoli squali pinna nera, provocando un fuggi fuggi generale della popolazione ittica, con veri e propri zampilli fuor d'acqua di avannotti pazzi di terrore.
Per ritrovare qualche scorcio di quel mondo perduto, forse un po' barbaro ma genuino, ho deciso di ritornare alle Maldive, evitando però, le zone più turistiche.
Gran parte delle isole, infatti, al giorno d'oggi traboccano di piscine e Jacuzzi, bar con alcolici e tutti quei servizi che la maggior parte dei viaggiatori oggi pretende di trovare in ogni parte del globo.
Nella disuguaglianza dell'ambiente dove sorgono, adesso tutti i luoghi frequentati dai turisti vanno standardizzandosi, perdendo l'anima che li caratterizzava.
Dopo qualche ricerca su internet, ho incontrato Dharavandhoo, un'isola che mi prometteva poco turismo, un soggiorno più verace e, come ciliegina sulla torta, un diving center italiano.


Antiche memorie riemergono dal passato

Senza pensarci due volte sono partito.
Sono qui da qualche giorno, alloggiato presso una guest house di maldiviani.
Pochissimi gli occidentali, ospiti di strutture come la mia.
Il villaggio è moderno: poche le abitazioni come una volta.
Ora si fabbrica con plinti di cemento, risparmiando lo scempio della barriera.
La mia camera ha l'aria condizionata e il ventilatore.
La doccia ha persino il miscelatore e l'acqua naturalmente non puzza.
Cucina maldiviana, abbondante, speziata e ricca di pesce, che, nonostante le due o tre immersioni giornaliere, che dovrebbero aiutarmi a stare in forma, mi fa sentire un po' come un maiale all'ingrasso.
Qui dove alloggio vogliono viziarmi, e siccome non riesco a resistere ai sapori locali, ci vado a nozze.
Fate attenzione però al peperoncino: quello Maldiviano è un concentrato del nostro e chi non ha palato e gola d'amianto come la mia è forse meglio che non lo consumi.
Il mare dove mi immergo, purtroppo, non è più come lo ricordavo.
La prima mancanza, che noto dalle prime immersioni, è quella del corallo a corna d'alce che, sfortunatamente, è stato distrutto dal Niño.
Ai tempi, foreste di questa madrepora ricoprivano la barriera, popolate da fitti stuoli di pesce, che al minimo segnale di pericolo spariva nell'intrico dei rami.
Anche gli alcionari si sono rarefatti sebbene in alcuni punti ricordino l'abbondanza d'un tempo.
Questa è la stagione, che va da maggio a ottobre, in cui le mante e gli squali balena si approssimano alle isole dell'atollo di Baa, di cui fa parte l'isola dove alloggio, per rimpinzarsi di plancton.
Esiste persino una zona, protetta dall'Unesco, dove si radunano i grandi pelagici.


Il nuovo avanza e bisogna pur circoscriverlo

Noi però, al momento, non abbiamo fortuna.
I cambiamenti climatici, anche qui, impongono agli animali marini nuovi ritmi di vita.
Forse sono cambiate anche altre cose che, al momento, a me sfuggono.
Fatto sta che ogni giorno parte con la sicura promessa che è quello buono per incontrare le avanguardie delle mante e ogni giorno le stazioni di pulizia da loro frequentate si rivelano vuote dei loro ospiti ambiti.
Non che per questo ci si possa lamentare.
A parte la quasi totale assenza di squali e grandi pelagici, sterminati dalla pesca, l'altro pesce abbonda, anche se non come un tempo.
In ogni immersione si possono osservare i grandi branchi di azzannatori gialli, Lutjanus kasmira, inframmezzati talvolta da grandi e serafici dolcilabbra.
Nelle grotticelle stazionano, a gruppi, i rossi pesci scoiattolo dal grande occhio e spesso, in posa indolente, qualche cernia di notevole dimensione che, pur rilassata, ti segue sempre con occhio sospettoso.
Nelle parti più nascoste di alcune grotte, poi, se avete fortuna, potrete vedere qualche squalo nutrice addormentato.


Uno squalo nutrice riposa in una piccola grotta

Grossi bivalvi semiaperti sporgono dalle pareti e dai soffitti, filtrando il plancton dell'acqua e serrandosi al primo cenno di approccio.
Tra i rami di corallo nero, con discreta frequenza, si può trovare il pesce falco nasolungo, appostato a insidiare le sue minuscole prede, mentre dai rami spogli penzolano famiglie di grosse Pteria penguin e, talvolta, comunità di crinoidi.
L'acqua, costantemente a trenta gradi, sulle pareti ai margini delle secche o dei reef è ancora ricca di vita.
Vicino a fori nel corallo e, talvolta a mezz'acqua, volteggiano nuvole di balestra azzurri, che non appena notano il tuo interesse a fotografarli si approssimano alla parete, pronti a sparire inghiottiti da un buco.
Più discosti, branchi di pesci farfalla volteggiano in perfetta sincronia, inframmezzati da qualche pesce chirurgo.
Di tanto in tanto, poi, giungono stuoli di fucilieri, che sfilano come saette, circondandoti.
A volte l'orizzonte acquatico, torbido per la ricchezza di plancton, reca sorprese.


Un pesce balestra titano attende paziente che il labride lo sbarazzi dai parassiti

Dalla nebbia, che sfuma nel blu, emergono ombre, che, quando si materializzano, si rivelano doni insperati.
In genere è un tonnetto o uno sparuto branco di carangidi.
Oggi è stata la volta di una remora curiosa che, in mancanza di meglio, mi si è accostata più volte, forse cercando un passaggio.
Quando il nuovo arrivato è un tonno o un grosso carangide, nei branchi che presidiano l'esterno del reef c'è un fuggi fuggi generale.
Vedi le schiere scomporsi al passaggio del predone e trasformarsi in sciami di pesci impazziti, che si disperdono in ogni direzione.
Passato il pericolo, i gruppi si ricompattano, privi forse dell'esemplare meno lesto, che ha pagato per tutti il tributo alla strategia del branco.
Singoli, a coppie o in gruppi modesti, sulla barriera volteggiano i pesci angelo, i pesci farfalla, i labridi, i chirurgo e tutta quella multicolore accozzaglia che pare fuggita dai quadri di un impressionista.
Nubi di pesci vetro stazionano davanti a anfratti nascosti.
Invariabilmente lì, o nelle immediate vicinanze, sai che troverai una cernia bocca rossa, celata dalla loro fitta cortina.
Può darsi che questo tipo di cernia sia timido e si avvalga di questa barriera solo per nascondersi, ma, forse, il predatore sta lì, perché considera i pesci vetro come noi si fa con la bottega di alimentari sotto casa.
Murene si trovano quasi in ogni immersione.
La più comune è la murena gigante (Gymnothorax javanicus) ma ci sono pure, molto più rare, quella tassellata, quella dorata e la murena bandito, dalla macchia scura a fondo mascella che, malgrado le dimensioni ridotte, è molto territoriale e aggressiva verso chi la accosta troppo da vicino e non ci pensa due volte a dargli un morso che, se va bene, lacera solo un pezzo di muta.
Non contateci però, perché i denti sono lunghi, e la saliva può procurarvi infezioni.


Un solitario crinoide filtra la corrente alla ricerca di plancton

Il cappello delle secche, in maldiviano "tila", oltre ai pesci comuni, ospita a volte sotto le poche acropore rimaste delle tartarughe dormienti.
Da molti buchi nella sabbia sporgono dei gobidi.
Spesso sono in compagnia di gamberi alpheidi, che ripuliscono la tana in comune, tenendola sgombra da rena e detriti.
Qualche coppia di pesci mattonella sorvola la sabbia, sotto cui sparisce immediatamente, appena ti avvicini.
I pesci pappagallo sgranocchiano le madrepore, come tu faresti col cono del gelato e, se ti accosti, scantonano subito a ripristinare le distanze.
Altri grandi trituratori di corallo sono i pesci balestra titano, che si incontrano in tutte le immersioni e da cui è bene stare lontani, specie nel periodo riproduttivo.
La parte che prediligo delle immersioni è quando trovo una stazione di pulizia.
Qui sono numerose e puoi rubare alcuni scatti che altrove non ti sarebbero consentiti. Spesso, però, l'acqua, molto caliginosa o l'irrequietezza del soggetto ti sottraggono l'immagine che già vedevi archiviata nella scheda della fotocamera.


Un Lethrinus erythracanthus controlla il fondo, pattugliato da una nuvola di balestra

Pazienza!
Rimane quella stampata nella memoria che, chissà forse un giorno, un nuovo software collegato alle onde cerebrali, potrebbe riportare alla luce.
Potresti così rivedere quel largo sbadiglio, che non sei riuscito a fotografare, con un intrepido pesce pulitore in posa all'interno della bocca e anch'io, forse, ritroverei le immagini delle mie perdute Maldive.
Oggi si sono riviste due aquile di mare.
Solo le mante mancano all'appello.
Non vuole piovere.
Le precipitazioni, che dovrebbero portare i grandi pesci ad approssimarsi ai siti di raduno e di pulizia, vengono giornalmente previste per il dì seguente e, regolarmente rimandate di un giorno.
Approfitto dei bei pomeriggi per abbrustolirmi sulla spiaggia o per spiare le grandi volpi volanti e tentare qualche immagine inconsueta.
Oggi, finalmente, ho immortalato anche una femmina che volava trasportando il suo piccolo.


Una volpe volante esce dal folto della vegetazione

La sera, dopo cena, si va ai margini del porto dove qualche pescatore, pulendo il pesce e gettandone in mare gli scarti, ne anima e fa ribollire la superficie.
Tre piccole murene litigano per i resti di una testa.
La più audace, per sottrarlo alle altre, esce addirittura fuor d'acqua e si annoda all'ambito trofeo.
Giungono persino dei trigoni, qualcuno d'oltre un metro di apertura alare.
Uno, piccino, nuota sul dorso di un adulto, forse un genitore, suscitandoci tanta tenerezza.
Un pescatore dice che, alla sera, dove loro gettano gli scarti, c'è la ronda dei pesci.
Oggi è l'ultimo giorno di immersione, il cielo è buio e la pioggia imminente.
Ci tuffiamo.
L'acqua è verde e satura di plancton. "Ohimè!" mi dico, "che modo squallido di finire le immersioni!".
Scendiamo lungo la sagola del pallone, per non mancare la secca.
Tutto intorno un brodo di plancton, che ci fa intravedere il cappello solo quando siamo a tre metri di distanza.
Ma c'è una sorpresa.
Ogni corallo è fiorito.
Dai rami della tubastrea, dei parazoanthus e degli alcionari, innumerevoli piccole braccia si protendono ad afferrare le particelle erranti nell'acqua.
Migliaia di anthias volteggiano in mezzo ai coralli contendendo loro le particelle vaganti.
Se questo spettacolo fosse musica, sarebbe una sinfonia per bocche e tentacoli, composto e eseguito da un Paganini degli oceani.


Un pesce pagliaccio presidia la sua Heteractis magnifica

Non mi stancherei mai di osservare scene come questa.
L'ultima immersione è su una secca poco discosta dalla precedente.
Sul cappello, un vortice di fucilieri giallo azzurri mi circonda.
Avete presente quando in montagna siete, di colpo, avvolti dalla nebbia?
Qui è lo stesso, solo che la nuvola è multicolore e continua a turbinarmi intorno impedendomi per qualche minuto di vedere i miei stessi compagni.
Non che mi dispiaccia, tutt'altro.
Scatto come un disperato foto su foto, fino a che, lentamente, il branco si disperde, allontanandosi.
Queste, finalmente, sono le Maldive che ricordavo.
Era ora!
Risaliamo seguiti da una schiera di platax curiosi e, in sosta di sicurezza, scatto le ultime foto a una medusa, che presto diventerà un corallo.
Pomeriggio inoltrato.
Sale lento nell'aria il richiamo del muezzin.
"Arrivederci, ospite amico, la tua partenza mi rattrista!".
Interpreto così la lamentosa cantilena che, purtroppo, esce da un moderno altoparlante.
Come è cambiato tutto anche qui!
Si alza dagli alberi un nugolo di pipistrelli, e pare l'addio di innumerevoli mani.

A m'arcord Maldives...









Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 252000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avatarsenior
inviato il 07 Maggio 2018 ore 15:58

Ciao bel racconto!
Ho letto tutto con interesse perchè sono stato alle maldive di recente (dicembre 2017), anche io ho scelto la sistemazione in guesthouse gestita da maldiviani nell'isola di keyodhoo e mi sono trovato molto bene.
Purtroppo non sono un sub quindi ho potuto fare solo snorkeling che comunque è stato piuttosto appagante e putroppo ho trovato una settimana di temporali e mare mosso. Oltre al mare ho potuto però vivere la vita dei maldiviani e mi sono ritrovato nelle tue parole.

PS: per curiosità che attrezzatura hai usato per le foto sub?

avatarjunior
inviato il 07 Maggio 2018 ore 19:34

Ciao e grazie,
da un paio d'anni uso Canon G1x mk2 con la sua scafandratura originale e il flash Sea and Sea YS D1





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me