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I bambini dello kashmir


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I bambini dello kashmir, testo e foto by Francesco Verolino. Pubblicato il 24 Luglio 2017; 30 risposte, 4325 visite.


Bambini. Non mi sarei mai aspettato che un viaggio alla ricerca di storia e cultura molto differente dalla mia, come quella presente nella remota regione dello Zanskar, ponesse la mia attenzione sui bambini.
Sono arrivato a Srinagar dopo aver preso un volo da Roma per Delhi, poi coincidenza. A Srinagar un arrivo burrascoso tra diversi episodi di guerra civile, la paura dell'autista che si districava nelle strade della città avendo fretta di sottrarci dal rischio di una città in sommossa. Era iniziata l'avventura che non mi sarei mai aspettato per le sfumature differenti e, soprattutto, per una scoperta profonda di una parte di me che avevo dimenticato.
Il proprietario della House boat che ci ospitava, ci consiglia di raggiungere il lago per trovare qualche scatto tipico. Il tramonto offriva una luce unica e, anche se stanco, la voglia di scoprire mi ha spinto a muovermi con un solo corpo e un obiettivo aperto. Monto il mio Sigma Art 24mm f1.4 su Canon Eos 6D.
Mi aspettavo un tour di qualche ora che inquadrasse la città e le vecchie House boats ormeggiate lungo tutto il lago e magari qualche scorcio tipico. In un momento era sparita la confusione della guerra civile e ci eravamo proiettati in un altro mondo, facendomi comprendere che quella calma era la normalità di quel posto.
La barca si muove spinta solo dalla forza delle braccia del signore che ci accompagnava con una andatura leggera e silenziosa sulle calmissime acque del lago, in un contesto sociale molto differente, quasi isolato, con ritmi diversi da quelli della città. Strano perché il lago è nella città ma ha altri colori, un altro tempo, molto più antico.
Chiediamo alla guida di vedere persone, case tipiche, di aiutarci a soddisfare la Nostra curiosità, senza, forse, neanche ben sapere cosa cercavamo. Da lontano scorgiamo un piccolo approdo con un piccolissimo edificio dal quale uscivano bambine. Era una scuola.
Scendiamo dalla piccola barchetta colorata e vediamo le persone che si muovono leggermente intimorite ma, come poi capirà in tutto il viaggio, accoglienti nei modi e disponibili a conoscere, incontrare e anche posare per la macchina fotografica.
La scuola era piccola, forse un'aula e basta, molto lontana dalle scuole alle quali siamo abituati, una lavagna, un tappeto e solo due piccole finestre. Anche il vociare delle persone è silenzioso, come il lago. Tutto dava l'idea di una grande compostezza. Il piccolo borgo si attiva e le persone iniziano ad avvicinarsi.
Tra di loro una bambina. Piccola, più incerta tra le varie della piccola scuola femminile musulmana. Velo verde, occhi grandi, sguardo serio.
Qui iniziava il mio viaggio. Inaspettato viaggio alla ricerca di anime dei bambini di quei posti.


Srinagar è una metropoli di 1,9 milioni di abitanti. Lo stato più diffuso è quello della povertà. Internet è un lusso di pochi, e in quel periodo di nessuno. A causa della guerra civile, infatti, il governo aveva sospeso il funzionamento di internet per evitare che i rivoltosi si organizzassero attraverso facebook e whatsup. Non avevo mai riflettuto sul fatto che i social potessero rappresentare un mezzo di intelligence o un arma.
Forse proprio questo è stato uno degli aspetti che mi ha più incuriosito in tutto il viaggio. Nel digital divide (o divario digitale come la distanza esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione e chi ne è escluso) ho sempre pensato di essere la parte avvantaggiata perché nelle Nostre zone, internet è presente e un computer costa 150 Euro. Ma non mi era mai capitato di pensare che proprio l'accesso alla tecnologia dell'informazione è un elemento che appiattisce, per certi versi, il nostro modo di essere.
Questi bambini mantengono una loro naturalezza proprio perché non connessi, proprio per questa caratteristica giocano, socializzano, stanno insieme e si aggregano fisicamente e non in modo telematico attraverso i social.
Certamente internet è il futuro e ben venga che tutti abbiano a disposizione un così fantastico strumento di lavoro, gioco, socializzazione, etc etc, Tuttavia è bello pensare che una parte di noi mantenga una socializzazione integra, originaria.
La bambina di un piccolo villaggio, visitato il giorno dopo, sempre in una gita sul lago di Srinagar, appartiene ad una comunità di 5 case, unica via d'accesso l'imbarcazione e il lago. La bambina vive in una povertà assoluta avvolta da aria di felicità. Gioca con una bambina della casa vicina. Occhi vispi. Sguardo profondo, non si è mai allontanata. Le piace posare avanti la macchina fotografica.


Questi sono i bambini della città. Vivono in case di cui ricorderò sempre la dignità. In contesti aperti cancellati da società ipercivilizzate. Questo è un altro confronto che fa male. Il Nostro modello sociale è di inclusione, il nucleo familiare è isolato dal contesto fino al punto che, in molti casi, non conosciamo i Nostri vicini di casa ed evitiamo contatti e incroci di sguardi.
Questo primo importante approccio dà la corretta definizione di comunità, contesto di condivisione sociale.
A Srinagar, un borgo è un posto è un posto dove condividere idee (politiche o religiose), far crescere i bambini, dividere ricchezze e povertà. I bambini crescono qui, senza internet ma in un ambiente semplicemente sano e felice.
Ci incamminiamo verso Kargil, città della regione di Jammu and Kashmir, al confine con l'Afghanistan, percorrendo una delle 10 strade più pericolose al mondo. Basti pensare che, superati i primi 30/40 km la strada diventa completamente non asfaltata si inerpica già sui primi monti e sale, ad occhio fino ad avere uno strapiombo di oltre 1000 metri sul lato della strada, ovviamente senza guardrail.
Il Nostro furgone si inerpica agile e dopo oltre 8 ore, in uno scenario fantastico e al quale non sono abituato, arriviamo a Kargil in serata. Su tutto il tragitto incrociamo nomadi, camion, pastori, una civiltà in movimento, ordinato, silenzioso. Ai bordi di strada, di tanto in tanto degli addetti alle riparazioni di strade improponibili, dove la velocità media è di 11 km/h.
Incontriamo una famiglia, madre, padre e due bambini, massimo 3 anni, con circa 20 capi di bestiame. Alcuni asini stracarichi dei loro averi. Quello il loro mondo, a oltre 3000 mt di altezza.
In un villaggio, prima di arrivare a Kargil una bambina. Espressiva, disponibile a posare come un'attrice, in abiti di casa, in una casa con il padre e la madre e un fratellino piccolo. La bambina aveva gli occhi più espressivi fino ad allora incrociati nel mio pur lungo cammino di oltre 49 anni di vita.


Kargil è una piccola città. Frenetica, commerciale. Tutti suonano il clacson delle auto, dei motorini, dei camion. E' una città caotica.
Dormiamo una notte e il giorno dopo riprendiamo il viaggio verso la valle dello Zanskar. Ma questo non prima di cercare altre piccole anime.
Anche in Italia, guardo i bambini entrare a scuola e mi emozionano, un po' perché mi ricordano mio figlio, quando andava alle materne o alle elementari, e mi proiettano anni indietro, in un periodo molto felice della mia vita, un po' perché sono l'emblema del dovere e di come per Noi tutti sia importante la cultura, la socializzazione con i Nostri coetanei o con persone che hanno gli stessi interessi.
Nella regione di Jammu and Kashmir, le scuole sono importantissime. Anche nei villaggi di 10 case c'è una scuola governativa. Tutti i bambini hanno una divisa, molto elegante, a volte con cravatta e pantaloni con le pences, tutti i bambini hanno un sussidiario che trattano con grande cura.
In aule fatte di quattro mura e due finestre, una lavagna, un gessetto di un centimetro, un grande tappeto, e basta, i bambini sono divisi, nella migliore delle ipotesi per età, ma non di rado ho trovato, in alcune scuole, un'unica aula con una classe eterogenea con bambini dai 5 ai 14 anni.
Nel tragitto verso la valle dello Zanskar, in una scuola di un villaggio con 30 case, un'aula con 5 bambini. Questa fotografia mi dà il sapore di chi cresce insieme, di chi si sposa perché predestinato con un compagno delle elementari, di due cuginetti che vanno a scuola insieme. Mi ricorda la ciotola di riso, le madri nei campi. Mi ricorda che i bambini sono il Nostro futuro, e che dobbiamo fare tutto il possibile per fargli trovare un mondo migliore. Un'emozione incredibile che oggi dura il tempo di un ricordo e lì è durata il tempo di uno scatto. Troppo poco. Troppo, troppo, poco.


“Se tutti viaggiassero, il mondo sarebbe migliore”. Credo che i Nostri figli debbano vedere certe cose.
Ogni km verso lo Zanskar, mi fa comprendere che la “risorsa” per loro è fondamentale. Lì c'è tanta acqua e sono pochi, eppure per loro è importante non sprecarla. Lavorano per un chicco di riso, non uccidono gli animali perché forniscono latte, lana e anche sterco per riscaldarsi.
Un filo d'erba è importante perché nutrimento per il bestiame e perché, rende combustibile lo sterco che è bruciato nelle stufe in inverno. Lì hanno tanta erba, tanti animali, ma superano l'inverno solo grazie allo sterco. La vita a quasi 4000 metri di altitudine è dura e non si supera senza mutuo soccorso di una comunità.
Lì hanno tante risorse importanti, acqua ed erba, e sono pochi. Posso assicurare che fanno una attenzione impossibile anche ad un solo litro d'acqua.
Qui siamo tanti, non abbiamo più risorse. Per noi il valore di un litro d'acqua è pari a 0. Un filo d'erba è il “nulla”. Ma noi siamo tanti e non abbiamo il rispetto delle risorse. Noi consumiamo, non conserviamo. Loro sono più forti. Sono abituati a sopravvivere, noi viviamo. Ignoriamo l'importanza della risorsa perché siamo nati in un contesto consumistico che ha utilizzato risorse di tutto il mondo.
Tutto questo, credo, li rende felici, profondamente felici, eppure vivono molto meno di Noi, lì fa freddo e soffrono la fame, se non fanno attenzione o un inverno è particolarmente lungo. Non hanno beni, auto, smartphone, etc. Nulla. Hanno una spiritualità molto forte e sono concreti.
Il bambino nella foto in basso è il figlio di un medico di un villaggio di 20 case. E' dopo cena. Lui studia in cucina, da solo, avanti alla stufa, seduto per terra. Il giorno dopo, un monaco buddista passa a prenderli e li porta a scuola.


A distanza di oltre 16 ore di auto da Kargil, si apre avanti ai miei occhi, la valle dello Zanskar. Un ecosistema chiuso e inaccessibile per oltre 8 mesi l'anno. La neve blocca l'accesso e le vie di comunicazione con la comunità. Un isolamento che conserva, o meglio preserva e mantiene invariate nel tempo le tradizioni, gli usi e i costumi di quella popolazione.
Nella valle dello Zanskar la città di Padum e il Monastero di Karsha. Sono tornato due volte nel monastero. Era bellissimo e mi auguro di ritornare. Una vista bellissima e una atmosfera non comune.
Nella cucina, un bambino, che poi ho saputo, essere la reincarnazione di un Lama. Un bambino con tanti privilegi in un ambiente particolare, per luce e atmosfera.
Il bambino ha una fiera consapevolezza del Suo status è interpreta il ruolo in modo impeccabile.


Il ritorno è duro, traumatico. Forse ci si abitua troppo velocemente alle cose belle, anche se sono differenti dal nostro modo di vivere.
Lì ho pensato tante volte la mia vita in quel contesto ambientale, sociale. Mi sono chiesto se per me poteva essere possibile sopravvivere o vivere in quelle situazioni e se l'avrei fatto.
Oggi so che se sono tornato è perché qui ho una famiglia, ma sono convinto che il Nostro modello di vita non sia migliore rispetto a quello degli abitanti dello Zanskar o di tanti altri posti al mondo.
Devo ammettere che è duro dimenticare gli occhi profondi, quegli sguardi innocenti, quella povertà intesa come attributo di enorme valore.


A chiusura un'immagini alla quale sono particolarmente affezionato. Una bambina in una scuola, sulla via del ritorno verso la città di Leh, a circa un giorno di viaggio. Mi ricorda la disciplina.
La bambina è bellissima, ancora una volta espressiva.


La diversità. Mi piacerebbe che i Nostri bambini leggessero l'articolo per capire che esistono diversità e che Noi, loro, e tanti altri in altre zone geografiche, camminiamo tutti sulla stessa terra. Siamo tutti uguali.
Tutti dobbiamo apprezzarne le diversità, che non sono altro che sfumature infinitesimali di qualità bellissime.
Ciao bambini dello Zanskar a presto.











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avatarsupporter
inviato il 24 Luglio 2017 ore 22:15

Articolo e foto di altissimo livello
Complimenti

avatarsenior
inviato il 24 Luglio 2017 ore 22:21

Eccezionale. Reportage profondo,che dovrebbe far riflettere tutti noi. Complimenti per l'ottimo documentario.

avatarsupporter
inviato il 24 Luglio 2017 ore 22:25

Grazie ragazzi. Sono molto contento che ci siano spunti di riflessione

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2017 ore 0:02

Emozionante e coinvolgente, testi e foto lasciano il segno.

avatarsupporter
inviato il 25 Luglio 2017 ore 0:10

Grazie Raffaele. Ho avuto una vita intensa e mi sono risparmiato poco. Ma questi 15 gg mi hanno cambiato molto.
Grazie ancora

avatarjunior
inviato il 25 Luglio 2017 ore 0:33

Francesco, complimenti per le foto, ma soprattutto per il racconto ed i messaggi lanciati.
Un saluto ed ancora complimenti,

Antonello

avatarsupporter
inviato il 25 Luglio 2017 ore 7:11

Grazie Ant86. Di cuore. Grazie

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2017 ore 18:59

Bellissime foto!

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2017 ore 19:36

Bellissimo articolo che documenta ciò che hai provato durante il viaggio. ;-)

avatarsupporter
inviato il 25 Luglio 2017 ore 21:36

Grazie ragazzi. Veramente grazie

avatarjunior
inviato il 26 Luglio 2017 ore 0:52

MERAVIGLIOSO....MERAVIGLIOSO......
Tutto MERAVIGLIOSO....le foto stupende,poi scritto ad arte l'articolo ha la capacità di portare la mente e gli occhi nel Kashmir, ma soprattutto fa riflettere sull'importanza della singola risorsa.

avatarjunior
inviato il 26 Luglio 2017 ore 9:47

Bellissimo.
Complimenti, sia per le foto che per il testo.

avatarsupporter
inviato il 26 Luglio 2017 ore 10:53

@matty2002 Grazie. Volevo conoscere la Tua opinione.

@Apekos. Grazie. E' bello pensare che un frammento di vita di 15 giorni possa piacere a tutti Voi.


user26730
avatar
inviato il 30 Luglio 2017 ore 6:10

Uno degli articoli che mi è piaciuto di più in assoluto! Sicuramente quello che mi ha emozionato di più e che mi ha generato tanta invidia. Invidia buona, sia ben chiaro!
Testo ed immagini sono il frutto di un fotografo, uno scrittore, un reporter sapiente che guarda le cose con gli occhi dell'anima.
È sorprendente come, a volte, si vada in vacanza in posti dove c'è tutto e comunque ci si annoia perché il posto era al di sotto delle nostre aspettative oppure era nuvolo oppure internet era lento. Poi si fanno viaggi ed esperienze come questa in posti dove non c'è quasi nulla e il tempo non ci basta. Le settimane volano velocissime e non ci si annoia ma si viaggia con le emozioni ad ogni nostro passo, ad ogni foto che scattiamo!
Ogni foto fatta ci ricorda il momento è la situazione in cui l'abbiamo scattata e queste memorie rimarranno per sempre con noi.
Capisco dunque la tua emozione e comprendo benissimo il fatto che quei posti, quella gente e quei bambini ti abbiano fatto innamorare e ti abbiano dato tanta voglia di tornarci.
Io viaggio per il sud est asiatico dal 1991 e ho sempre più voglia di tornarci!
Complimenti dunque per l'articolo e per le foto e scusami se sono stato prolisso.
Max

avatarsenior
inviato il 30 Luglio 2017 ore 8:55

Meravigliosa testimonianza scritta e, sopratutto, fotografica. Complimenti, tantissimi.
Gianluigi





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