| inviato il 19 Dicembre 2016 ore 9:50
Danimarca, 15-16-17 dicembre (a roadside bomb) Mi sembra quasi di sentire Born Slippy in sottofondo mentre guardo i miei compagni che si apprestano a lasciare il nostro ultimo alloggio...le immagini si susseguono al rallentatore, fuori dal tempo, finché ci carichiamo in spalla i borsoni e camminiamo assieme verso l'auto. Gli ultimi 2000 chilometri ci separano da casa e so già che sarà un trip meraviglioso, un viaggio mentale nelle sensazioni e nei ricordi ancora prima che uno spostamento fisico...e i ricordi non tardano a riapparire.
È da poco passato mezzogiorno, percorriamo le strade della Danimarca e mi sembra di sentire la sua voce... i suoi occhi azzurri, la barba tra il castano e il rossiccio, i capelli rasati da marines, corporatura robusta e la valigia verde militare. È stato il mio compagno di stanza sul traghetto al ritorno dell'Islanda; una volta sbarcati in Danimarca non aveva un passaggio che lo portasse al suo alloggio, così salì in macchina con me e su queste stesse strade che ora sto percorrendo mi raccontò un'incredibile vita con la sua voce calma e triste. Nativo delle isole Faer Oer, piccoli territori persi nell'oceano Atlantico, figlio di pescatori, due sorelle più piccole. Aveva lasciato la sua isola per arruolarsi come volontario e andare a combattere in Afghanistan; mi disse che voleva fare la sua parte nel mondo, dare il suo contributo. E poi... "a roadside bomb", IED, una bomba a lato della strada, l'auto che esplode, i compagni morti, lui che sopravvive ma con ferite fisiche e psicologiche devastanti. Adesso non lavora, vive con una pensione di invalidità, mi dice che vuole riprendere gli studi e poi forse tornare alla sua isola. Cosa ne pensi, adesso, di questa guerra, gli chiedo. Ero giovane e idealista, mi risponde, e non aggiunge altro. Un rimpianto che avrò sempre è non avergli chiesto come si chiamasse. Abbiamo vissuto quattro giorni assieme e non gli ho mai chiesto il suo nome. Non penso che lo rivedrò mai, ma quando passo di qui, queste strade, l'asfalto e persino i ciottoli a lato della strada parlano con la sua voce e raccontano le sue storie... Man mano che proseguiamo scendendo lungo la A7 che percorre l'intera Germania da nord a sud, altri fantasmi e ricordi salgono in auto... quante volte ho percorso queste strade, quante storie scritte su questi nastri d'asfalto. Probabilmente neppure i miei compagni sono immuni ai fantasmi, perché un pò dopo la mezzanotte iniziamo un lunghissimo discorso sull'universo, la realtà, l'infinito e altri concetti che vanno al di là di quello che la mente umana può comprendere appieno. Quanto ho imparato da questi due ragazzi...ogni persona è un infinito; ascoltarne i racconti e la filosofia di vita è come esplorare un universo, e questo è il risultato più importante di questo viaggio: essermi immerso nei pensieri e nelle vite di altre due persone, diversissime da me, che mi hanno dato infiniti spunti di riflessione e, spero, miglioramento. Storie che vengono scritte sulle strade che percorro, pronte a essere rilette quando, tra mesi o anni, di nuovo accenderò il motore per andare verso il nord.
*** le foto scattate in queste due settimane: www.juzaphoto.com/me.php?pg=187810&l=it |