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Nell'occhio del lupo


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Nell'occhio del lupo, testo e foto by EnricoGhiberto. Pubblicato il 28 Settembre 2011; 17 risposte, 12637 visite.


Quando ho alzato il ricevitore, dall'altro capo del filo vi era un responsabile del progetto Master dei Talenti (Fondazione CRT). Le sue parole sono risuonate nella mia testa per ore. Un misto di gioia e confusione alla notizia che ero stato scelto per partecipare al programma di ricerca nel freddo Michigan (Upper Peninsula). Il Forestry Department, della Michigan Technological University, aveva deciso di scegliere un veterinario per collaborare al progetto dei lupi e alci all'interno del parco Isle Royale.




La più grossa isola nel più grosso lago di acqua dolce al mondo è stata anche definita come "l'occhio del lupo". E' necessario prendere una cartina per rendersi conto che il Lago Superiore rappresenta la testa stilizzata di un lupo, riferendosi all'isola come un occhio. Con i suoi 72 km di lunghezza e 14 di larghezza, diventa parco nazionale nel 1940, conta 18 diverse specie di mammiferi variate come numero nel corso degli anni. Ad inizio ?900 si estinsero le linci canadesi e il caribù, si suppone che l'alce sia arrivata qualche anno prima. Robusti nuotatori han saputo traversare i 32km che li separano dalle coste canadesi, incontrando un paradiso per la loro specie. Il loro numero è aumentato rapidamente per l'assenza di predatori, fino all'arrivo del lupo nel 1949. La superficie ghiacciata del lago durante l'inverno aveva permesso la traversata all'isola. Il numero dei lupi rimase comunque costante a 20 individui raggiungendo un picco massimo di 80. Solo nel gennaio del 1982, durante lo studio invernale, si ebbe un crollo imponente da 50 a 14 lupi in tutta l'isola. La parvovirosi canina mutò e infettò i lupi presenti nell'isola. La malattia era stata trasmessa dagli animali domestici che, fino a quel periodo, potevano accedere all'isola. Da quella data la politica del parco cambiò e vietò l'entrata agli animali domestici.

Un lupo necessita di circa 30 alci durante l'arco della sua vita, la sua longevità è variabile dai 3 ai 4 anni e per la coppia alpha si arriva anche ai 10. La celebrità di questo parco, seppur sconosciuto al popolo italiano, è data dal più lungo studio al mondo sull'interazione tra preda e predatore in un ambiente chiuso. Uno studio più lungo di quello fatto da Dian Fossey sui gorilla o da Jane Goodall sugli scimpanzé. Rolf Peterson è stato a capo progetto per la quasi totalità della ricerca, lavorando come volontario ancor prima di laurearsi alla Purdue University, possiede la più grande collezione di scheletri d'alce (circa 4200) e, anche se in pensione, continua a seguire con passione questo progetto alloggiando sull'isola per più di 8 mesi all'anno. Il suo campo base è localizzato sul lato opposto di Daisy Farm il più grande campground del parco.




Era settembre 2010 quando con il mio compagno di viaggio Scott ho conosciuto Rolf. Come da programma ci ha incontrato a Mott Island (quartier generale dei ranger) insieme ai suoi due nipotini. Anche se di età inferiore ai 10 anni potevo comunicare con loro sia in spagnolo che in inglese, mentre il più grande conduceva la piccola barca a motore, seguendo le direttive del nonno. La bandiera norvegese sventolava grintosa sulla casa in legno con tetto rosso, in onore del precedente proprietario, il pescatore Jack Bangsund. Dall'oscurità della semplice dimora, ci viene incontro una graziosa signora, zigomi pronunciati, capelli grigi fino alle spalle e un sorriso delicato. Ci dà il benvenuto il tutto accompagnato da fette di pane all'arancia appena sfornato. Rolf con orgoglio mi mostra la sua collezione di teschi d'alce disposti ordinatamente su assi di legno. I gruppi di ossa patologici vengono segnalati da un cartello scritto a mano. Queste rappresentano, inoltre, una sorta di macchina del tempo permettendoci, di poter quantificare gli accumuli di metalli pesanti nel corso dei decenni o di riconoscere le patologie pregresse, come l'osteoartrite e le fratture.

Oltre al problema dell'osteoartrite, mi spiega Rolf, si è aggiunto anche quello delle zecche (Dermacentor albipictus) dal dicembre 1995. In grado di indebolire un grosso toro, in sinergia al rigido inverno del 1997, hanno portato il numero di capi da 2400 nel 1995 a quasi 500. Sono riusciti a ritornare a 1200 solo 8 anni dopo. Inoltre si verificano sempre più spesso estati calde, come mi racconta John Vucetich. Il professore, ora capo progetto, pensa che l'aumento delle temperature favorisca le alci a non mangiare abbastanza foraggio durante l'estate, fondamentale per poi sopravvivere d'inverno, con l'aggravante di autunni e primavere miti che aumentano la crescita delle zecche. Mediamente un alce, se sopravvive al primo anno, ha circa il 90% di probabilità di giungere al suo decimo compleanno. Nonostante i numerosi studi effettuati sui lupi , avvistarne uno non risulta essere cosa facile. E' raro infatti riuscire ad incontrare questo animale dal carattere schivo e timido che solitamente fugge velocemente al solo suono della voce umana. Il team di ricerche si avvale di un sistema di radioricezione, che capta le onde emesse dai radiocollari portati dai lupi. In questo modo è possibile leggere il segnale e annotare la posizione in tre punti differenti del parco per creare una triangolazione e individuare la localizzazione approssimativa del lupo. Da Dasiy Farm si può raggiungere Mont Ojibway, salire in cima ad un ripetitore e ricevere il segnale con un'antenna portatile. La posizione geografica del monte permette di avere campo aperto da est a ovest grazie alla sua altitudine.




Le aree camping designate sono molte, distanti l'una dall'altra a circa 5km. Non vi sono servizi con acqua corrente, bisogna preoccuparsi di caricare nello zaino preziose calorie, comprare un filtro per poter godere i doni dal Lago Superiore e lasciare a casa la voglia di utilizzare il telefono cellulare. La scelta più semplice è quella di camminare lungo i sentieri per un totale di più di 250km, la presenza dei turisti è minima essendo un parco poco conosciuto. La nazionalità è per la maggior parte Americana e, Michigan, Wisconsin, Minnesota, Illinois, sono gli esportatori principali di turisti. Per gli hikers più estremi, anche se viene sconsigliato dalle autorità locali, c'è la possibilità di aprire una cartina National Geographic e di fuggire da una autostrada chiamata sentiero per inoltrarsi nella fitta vegetazione fatta di abeti, pini e betulle. Indispensabile una bussola o un GPS, la probabilità di perdersi è pari al 99% senza questi strumenti. Quando mi sono ritrovato circondato da alberi tutti uguali, fitti a tal punto da non far passare un raggio di sole, ho iniziato a capire che il magnetismo terrestre e un ago colorato di rosso possono salvare la vita in alcune circostanze. Un'ora di cammino nella fitta vegetazione, passando lungo pendii scoscesi, scivolando sulla terra con lo zaino pieno ci cibo e una maledetta bottiglia di vino, affondando gli scarponi immacolati nella fanghiglia nascosta dall'erba; tutto per poter arrivare ad uno dei 50 laghi interni del parco, Sargent Lake poco distante da Daisy Farm.
Montata la tenda ci si rende conto quanto è bello un tramonto, un bicchiere di vino e rilassarsi ascoltando la natura respirare. Io e Scott siamo le uniche persone nel raggio di 10km e anche una scatoletta di tonno acquisisce un aroma di alta cucina, circondati da quello che in inglese viene definito "into the wild".




Non meno avventuroso è il giro dell'isola in kayak o in canoa, sono infatti molti i turisti che scelgono di viaggiare muniti di pagaia e cartina cercando le apposite aree per campeggiare, raggiungibili solo per mezzo di un' imbarcazione. Le acque gelide di settembre non consentono però di nuotare spensierati, ma solo di tuffarsi velocemente, controllare la respirazione e insaponarsi alla buona per togliere le fatiche di 3-4 giorni. Dopo l'estate il parco chiude le porte ai turisti, qualche ranger rimane a sorvegliare, non c'è modo di arrivare alle coste dell'Isle Royale con una barca. A dicembre il lago è ghiacciato, soltanto affittando un aereo è possibile raggiungere l'isola. Durante il "Winter Study" John Vucetich e Rolf Peterson atterrano a Windigo nella zona occidentale e iniziano come di consueto il loro studio invernale. Lo scarso fogliame e il contrasto con il candido bianco della neve permette di seguire dalle perlustrazioni aeree dei branchi di lupi che camminano per più di 50km al giorno alla ricerca di qualche alce. Quest'ultimi sono animali estremamente forti, racconta Rolf, "ho visto un vecchio maschio sferrare calci per tre giorni ad un branco di lupi fino a quando non decisero di cercare qualcos'altro da mangiare". Durante lo studio invernale tutti gli spostamenti dei lupi vengono descritti da un blog di John, che racconta giorno per giorno il lavoro svolto nel parco. Verso marzo viene poi redatto un report annuale insieme ai dati del laboratorio di genetica gestito da Leah Vucetich. Con cadenza annuale viene organizzato un viaggio tra la fine di aprile e i primi di maggio per applicare i radiocollari ai lupi. Anche quest'anno il team di ricerca costituito dai veterinari Bob Irmiger, Kevin Castle e il sottoscritto, con i biologhi John Vucetich, Leah Vucetich e Rolf Peterson hanno seguito un piano collaudato da anni per catturare almeno 2 lupi.




Il 28 aprile 2011 segna la data di partenza dal porto di Houghton per l'Isle Royale National Park. Il parco è ancora chiuso ai turisti in questo periodo e i ranger si organizzano per la sua manutenzione. Il canale è ormai ritornato allo stato liquido dopo quasi 4 mesi di ghiaccio. L'imbarcazione Ranger III carica bancali d'acqua, casse cibo per i costosi lodge e la nostra attrezzatura. Cinque ore di sobbalzi e Mott Island diventa l'approdo di servizio, le piccole case del National Park Service sono disposte su questa isoletta poco distante dal centro turistico Rock Harbour. Il team si divide in due squadre, ciascun gruppo andrà a disporre 15 trappole lungo 8 km di sentiero. La neve è ancora presente in alcuni punti e John è preoccupato per la presenza di ghiaccio nel porto di Washington, approdo per giungere a Windigo nella zona ovest dell'isola, dove il primo gruppo rimarrà per due settimane. Infatti la scarsa cinetica dell'acqua in una baia e l'assenza di sale, ha ritardato lo scioglimento del ghiaccio, ma fortunatamente il nostro arrivo con la lancia dei ranger ci permette agevolmente di attraccare al molo. Le giornate scorrono rapidamente, si segue il ritmo dettato da madre natura, sveglia alle 6 e a dormire alle 21. L'attrezzatura veterinaria è molta e le trappole pesanti, i primi giorni diventano un ottimo allenamento fisico. Circa 5kg di metallo, un sistema di chiusura a scatto, un gancio per ancorarle al terreno e una cartuccia di tranquillante sono le caratteristiche di una trappola utilizzata per catturare un lupo. John spiega come far arrivare l'animale con gli arti anteriori nel punto di scatto della trappola. Con degli arbusti sbarra il percorso subito dopo l'esca in modo tale da non catturarlo sui posteriori, più facilmente esposti alle fratture. Una volta in trappola, continua John, il lupo tenterà di mordere la chiusura dove è presente la cartuccia in gomma con il tranquillante che viene assunto per via orale. Un derivato dell'acepromazina, un farmaco usato nei cani per il comune mal d'auto o per alcune chirurgie di routine . Prendo in mano il protocollo e continuo a leggere il copione, il tutto è metodico, niente lasciato al caso e collaudato da parecchio tempo. Una volta catturato, con un mix di prodotti anestetici, viene eseguita un'iniezione intramuscolare grazie all'ausilio di un'asta metallica. Coperto il volto, si lavora in silenzio e grazie all'uso di guanti in lattice si evita di lasciare odori sull'animale. Un esame obiettivo generale è sempre eseguito sull'individuo associato ad un prelievo di sangue per testare le principali malattie infettive e per avere un'elevata qualità nei test genetici. Dopo la pesatura e l'applicazione del radiocollare viene antagonizzato uno dei due prodotti anestetici per risvegliare il lupo. Osservato a debita distanza, si controllano i movimenti impacciati e il suo ritorno alla vita spensierata.




Il posizionamento delle 15 trappole lungo il percorso richiede una notevole conoscenza del comportamento dei lupi e del luogo in cui si esegue questa operazione. Circa 40 minuti di lavoro per una persona esperta, vengono richiesti nell'installazione di una singola trappola. Le volpi sono un grosso problema, in numero maggiore dei lupi, spesso vanno ad annusare l'esca creando disordine e rischiando di essere catturate a loro volta. Motivo per cui bisogna tarare sopra i 3kg di peso la forza necessaria per far scattare il meccanismo di cattura. Perfettamente mimetizzate riconosciamo i punti di cattura solo grazie alle note descrittive del luogo dalle coordinate GPS. A Siskiwit Bay, circa 19 km di distanza a est di Windigo, il programma è lo stesso. Rolf controlla ogni giorno le trappole posizionate a circa 400 metri l'una dall'altra, borbottando quando vede solo tracce di volpi dispettose. Per loro la sessione di cattura è quasi finita, si inizia a smontare senza aver catturato lupi. Il giorno dopo mentre faccio ritorno in solitaria al campo base di Windigo, noto sulla spiaggia alcune tracce imputabili al passaggio di un lupo. A Windigo ogni mattina intorno alle 7 e 30 si prepara il kayak e si inizia a pagaiare nelle acque gelide. La baia alle prime luci dell'alba è uno specchio in cui si riflettono i vanitosi abeti che circondano le sue sponde. Beaver Island offre rifugio per una grande varietà di uccelli migratori che trascorreranno l'estate nel fresco Canada. Nonostante i 20kg di zaino e le due ore di cammino, il tempo passa rapidamente, la mente vola venendo ipnotizzata dal ritmo cadenzato dei passi. Alzi la testa e ti svegli, un alce osserva con faccia interrogativa e ruminando avidamente si allontana fuggendo nella fitta vegetazione.

Lungo il sentiero per giungere a Feldmann Lake il paesaggio nel punto più alto è un misto di sfumature verdi, i laghi interni spezzano la continuità degli alberi e vanno via sfumando in piccoli ambienti paludosi. Le coste, principalmente rocciose, si adagiano delicatamente sull'irruente Lago Superiore che nei suoi giorni di massima collera ha fatto colare a picco qualche barca . Dopo quasi due settimane e 160km a piedi, i lupi non si fanno vivi. Mi spiega John che quando il branco trova un alce, ha bisogno di almeno una settimana per poterlo finire ed è quindi probabile che non abbiano trovato interesse nel venire in questa zona. Come da pronostico il lavoro della cattura finisce con esito negativo e si dovrà aspettare l'anno prossimo prima di poterne tentare una nuova.
Uno studio così lungo è stato possibile grazie al perfetto ambiente che circonda queste due specie. Non vi è interazione umana, i cacciatori non sono presenti e i lupi vengono rispettati e tutelati, invece di essere considerati animali pericolosi. E' come avere un enorme laboratorio naturale a propria disposizione, basta osservare, interpretare i dati e cercare di continuare a capire la difficile relazione tra preda e predatore. Nonostante l'isola abbia il lupo come unico predatore dell'alce e l'alce come unica preda del lupo, dopo 50 anni di studio si scoprono ogni giorno cose nuove sui loro ruoli e probabilmente fino a quando lo studio continuerà ad esistere se ne scopriranno molte altre ancora.




ORGANIZZARE UN VIAGGIO ALL'ISLE ROYALE
Il parco è aperto da maggio a fine ottobre, può essere raggiunto con un idrovolante da Houghton, Michigan. Il costo per il volo di andata e ritorno è di 260$ con la compagnia Royale Air Service (da maggio a metà settembre). E' presente un traghetto dalla stessa città (solo andata 56$), più a nord da Copper Harbour (solo andata 62$) e da Portage, Minnesota (solo andata 57$). Il tempo di percorrenza è in media di 5 ore. L'Isle Royale ha più di 35 aree attrezzate per campeggiare, oltre alla possibilità di utilizzare rifugi in legno. Una cartina dettagliata del parco è scaricabile al sito www.nps.gov/isro.

Il Rock Harbour Lodge offre alcune camere confortevoli e cena. I prezzi partono da 215$ a notte variabili a seconda dei pasti scelti. Per maggiori dettagli sullo studio si può consultare www.isleroyalewolf.org. Nel sito di John Vucetich vengono raccolte immagini e un blog aggiornato giornalmente riguardante lo studio invernale. Inoltre è possibile organizzare una spedizione scientifica venendo accompagnati dal team di ricerca del progetto (450$ pasti inclusi). Per maggiori informazioni visita la pagina: www.isleroyalewolf.org/participate/participate/explorers.html . Per qualsiasi informazione su come organizzare il viaggio puoi contattarmi a: enrico.ghiberto@gmail.com www.enricoghiberto.com


Enrico Ghiberto, scrive di sè: "nato durante la festa dei lavoratori del 1985, mi accorgo di questa forma d'arte all'avvento del mio primo viaggio fuori dall'Europa. Sfrutto le possibilità offerte dalla facoltà di medicina veterinaria di Torino e collaboro ad un progetto di cooperazione internazionale a Capo Verde, da quel momento scopro quanto sia affascinante stare lontano dalle abitudini, dai ritmi e dalle comodità. Vivo in Spagna per un periodo, intanto con i risparmi messi da parte riesco a raggiungere l'Australia e a rubare i suoi paesaggi con una Nikon D40. Laureato, lavoro per un breve periodo in Italia, prima di vincere una borsa di studio Master dei Talenti Neolaureati finanziata dalla Fondazione CRT, dove collaboro per un anno con la Michigan Tech. University al progetto qui sopra descritto. Durante i 12 mesi investo in obiettivi e viaggi, la Costa Rica prima e i parchi nazionali americani dopo. Dei sette parchi visitati in USA produco una piccolo libro i cui proventi vanno devoluti all'AIRC (Associazione italiana ricerca contro il cancro) www.enricoghiberto.com/Enrico_Ghiberto_Photography/Store.html e un filmato di 3 minuti che raccoglie 2000 foto del viaggio www.enricoghiberto.com/Enrico_Ghiberto_Photography/Video.html Da poco tornato nell' amata Italia sono alla ricerca di un lavoro come veterinario, anche se ormai lo sguardo continua ad essere rivolto oltre alpe, dove la ricerca e i giovani laureati sono considerati non, un taglio necessario, ma una risorsa su cui investire.




Il professore John Vucetich, Enrico e la moglie di John, la prof.ssa Leah Vucetich




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avatarsupporter
inviato il 28 Settembre 2011 ore 11:01

Dev'essere stata un'esperienza davvero unica ed indimenticabile.. Leggendo questo interessante racconto ci si ritrova all'interno dell'Isle Royale!! Molto bello anche il filmato, con fotografie davvero emozionanti!! Lodevole anche l'iniziativa della vendita del libro.. Che dire ancora se non complimenti??.. ;-)

avatarjunior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 11:23

Ho già messo nei miei preferiti il sito, immagini e musica del video sono eccezzionali, un lavoro perfetto, si vede che e fatto con molta passione, non trovo le parole per esprimere i miei complimenti, vedendo le gallerie fotografiche, mi sembra di essere all'interno di ognuna di loro. complimenti ;-) ;-)

avatarjunior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 12:26

che bel reportage, mi sembrava di sfogliare National Geographic!!!!!!!!!!!

avatarjunior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 12:55

Davvero bellissimo, i miei piu' sinceri complimenti, questo è il frutto di tanto amore che emerge dalle tue parole.Mi associo a luigi nel complimentarmi della bella iniziativa della vendita del libro... ;-)

user684
avatar
inviato il 28 Settembre 2011 ore 13:05

encomiabile
SONO RIMASTO MERAVIGLIATO O VISTO IL TUO SITO, LE FOTO, IL VIDEO ...

QUALCOSA DI MERAVIGLIOSO

Un cosniglio lascia l'italia perche' il tuo estro creativo e le tue capacita' rischiano di essere annichilite in questo paese.

avatarjunior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 13:06

Davvero tanti tanti complimenti!!!che esperienza!!leggendo mi stavi facendo venir voglia di cambiare lavoro...e pensare che mi ero anche iscritto a veterinaria ;-) .
Volo a guardare il tuo sito ;-)

avatarsenior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 13:57

Complimenti ad Enrico, che incontrerò presto, essendo ambedue in Prov di To. Sorriso
Consiglio anche di dare uno sguardo al suo sito e di acquistare il libro National Park che, oltre ad avere delle immagini notevoli, ha anche uno scopo benefico con parte dei proventi.
Saluti

avatarsenior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 17:56

Complimenti Enrico! Le foto sono bellissime e la tua dev'essere stata un'esperienza magnifica! Bravo anche per il sito!

Chiara

avatarsenior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 19:36

Grande racconto e grandissime fotografie, complimenti

Saluti

avatarsenior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 23:08

Davvero complimenti!! Non ho altro da aggiungere

avatarjunior
inviato il 28 Settembre 2011 ore 23:13

Ciao Enrico,
come ti ho gia' detto ho conosciuto Rolf in Italia nel 2008 e leggendo la tua descrizione ho rivissuto le lunghe chiaccherate con lui. Il posto deve essere splendido e il lavoro che hai fatto idem. Io ho dovuto spendere tante ore del miotempo per studiare i lupi del mio Molise e riuscire a fotografarli,avessi avuto dei maestri di campo come quelli che hai avuto tu...
Ti auguro un grande futuro lavorativo.
gigi

avatarjunior
inviato il 29 Settembre 2011 ore 1:08

Ringrazio di cuore tutti per aver speso la cosa più preziosa dell'uomo moderno, il tempo.
Sono contento di aver condiviso la mia esperienza con un pubblico di cultura e di essere stato apprezzato, mi riempie di gioia.

@Gigi ho parlato a Rolf di te e si ricordava, purtroppo il video che mi avevi mandato ho potuto solo descriverlo e non farlo vedere. Mi sorprendeva la passione che mette quell'uomo a questo progetto, ha dedicato la sua intera vita al parco. I soldi che prende della pensione li usa una parte per mangiare e l'altra per comprare il gasolio per l'aereo che usano d'inverno per il Winter Study.

@Francoofranco: Presto andrò in Francia a cercare lavoro, grazie per avermi dato il giusto suggerimento ;)

@Claudio: Felice di incontrarti, ti porto il libro così gli dai un'occhiata!!!

@Eno: Sicuramente sarai meno stressato di un veterinario. Ricordati che la categoria con il più alto tasso di suicidi è quella del dottor Dolittle


avatarsupporter
inviato il 30 Settembre 2011 ore 23:07

Bellissime foto ed ottimo racconto, bel lavoro.
Ciao.

avatarjunior
inviato il 03 Ottobre 2011 ore 13:23

Bellissime foto e ottimo lavoro, una sola domanda: Se tutti quelli come te lasciano l'Italia, chi resta a cambiarla????

avatarjunior
inviato il 22 Ottobre 2011 ore 14:53


Ti faccio i più sentiti complimenti, per l'esperienza che hai fatto e per le foto,magari accompagnato dalle canzoni di Eddie Vedder. Spero di vedere presto altri tuoi reportage fotografici
ciao Alberto





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