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Il paese degli alti valichi


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Il paese degli alti valichi, testo e foto by Carlo Mogavero. Pubblicato il 15 Ottobre 2014; 59 risposte, 13066 visite.


La valle dello Zanskar in Ladakh

Da molto tempo mi ripromettevo di visitare il Ladakh, regione tibetana al nord dell'India. Ero stato in Tibet e in Nepal anni fa ma gli amici viaggiatori mi dicevano che il Ladakh era il posto migliore per conoscere la cultura tibetana in quanto maggiormente isolato e libero dalle pressioni e dai condizionamenti cinesi. Non a caso è chiamato il piccolo Tibet. Per approfondire l'argomento, oltre alle consuete esplorazioni sul web e alle informazioni avute dagli amici, ho deciso di acquistare il libro di Marco Vasta grande conoscitore di queste culture. Ho cosi capito che, per vedere realtà ancora incontaminate dal turismo di massa, avrei dovuto allontanarmi dalla capitale Leh e raggiungere la valle dello Zanskar o quella di Nubra. Questo senza nulla togliere alla valle principale che comunque vale un viaggio per la bellezza dei suoi grandiosi monasteri. Alla fine ho deciso di optare per la valle dello Zanskar, valle remota completamente isolata per sei mesi all'anno, quando i valichi sono coperti di neve con temperature che arrivano a meno 35 gradi.



figura 1: la rocca sopra Leh

Anche in questo articolo, come in quello sulla Birmania del 2012 già pubblicato su Juza, non farò un resoconto del viaggio ma descriverò alcuni momenti "magici" vissuti nel corso dei 17 giorni trascorsi in questo paese dal fascino unico. Come considerazione generale per gli amici fotografi, ritengo di poter affermare, avendo viaggiato abbastanza, che il Ladakh sia uno dei paesi più "fotogenici" che abbia mai visitato grazie ai suoi paesaggi estremi, ai monasteri costruti in posti spettacolari e suggestivi e soprattutto alla sua gente orgogliosa e riservata dai costumi e gioielli molto particolari.


Momento magico 1: il rientro del gregge

Siamo appena arrivati nella valle dello Zanskar dopo un viaggio di due giorni su una strada sterrata che si inerpica su valli scoscese accanto a montagne di 7000 metri. Il villaggio accanto alla guest house è talmente bello che , malgrado la stanchezza, decidiamo di visitarlo. Le case sono tutte in stile tradizionale, con i tetti in paglia, le finestre in legno, le vie in terra battuta e montagnole ordinate di sterco secco come riserve di combustibile per scaldarsi. Incontriamo alcuni abitanti in abiti tradizionali, tutti vanno in una direzione e immaginiamo che qualcosa stia per accadere. Li seguiamo ed arriviamo al bordo del paese dove c'è una atmosfera di attesa. I più anziani siedono sui muretti delle case e attendono. Un ragazzo si avvicina e capiamo che vuole comunicare, conosce un pò di inglese e ci spiega che tutti sono in attesa del rientro del gregge, prima le mucche e poi le pecore. E' l'evento della giornata, si ripete ogni giorno all'alba e al tramonto.

Piano piano il sole cala, sul crinale vediamo arrivare i primi animali avvolti nella polvere dorata del tramonto. I giovani rientrano uno dopo l'altro ciascuno con il suo gruppo di animali, la scena è biblica ed avviene sotto gli occhi vigili degli anziani. In queste valli basta questo evento per allietare la giornata. Giovani donne parlano con le anziane, gli uomini stanno da una parte anche loro a controllare, alcuni sembrano i capi del villaggio, i bambini giocano appollaiati su una roccia. Il tutto si sussegue con serenità e dopo un pò anche noi siamo parte della "cerimonia" con il ragazzo che ci fa da interprete e ci spiega che i giovani, prima e dopo la scuola, devono condurre le pecore al pascolo, non molto in là, appena dall'altra parte del ponte. Con calma e ordine gli animali rientrano ed un pastore, orgoglioso del suo caprone, ce lo mostra tenedolo per le corna.



figura 2: una donna anziana controlla il rientro del gregge

Una donna all'orizzonte osserva che siano rientrati tutti gli animali. Le scatto una foto, a mio avviso è la più bella del viaggio, ancora una volta è dimostrato che le foto migliori si colgono nei momenti in cui si è in armonia con quello che si vede. L'atmosfera è cosi affascinante che tornerò più volte ad osservarla e fotografarla: al mattino e alla sera, basta poco per essere sereni nella valle dello Zanskar...



figura 3: una donna osserva il rientro del gregge


Momento magico 2: il festival del monastero di Stongde

La sera i ragazzi della guest house ci raccontano che l'indomani ci sarà il festival a Stongde, un monastero arroccato alla base di una montagna non molto lontano dalla capitale dello Zanskar (Padum). E' un evento importante perchè nel periodo in cui ci troviamo in Ladakh è in corso nella capitale Leh il Kalachakra, l'incontro annuale più importante del buddismo tibetano presieduto dal Dalai Lama. Per questo evento molti monaci lasciano i monasteri sparsi in tutto il paese e si recano ad ascoltare le orazioni nella capitale, è quindi raro che organizzino nello stesso periodo un festival in una regione remota come lo Zanskar. La mattina ci alziamo fiduciosi e purtroppo ci dicono che il festival è rinviato ancora a causa del maltempo. Decidiamo comunque di andare a Stongde dopo aver visitato un altro spettacolare monastero: Karsha. Solo nel primo pomeriggio lasciamo Karsha per andare verso Stongde, man mano che ci avviciniamo il monastero compare arroccato sulla montagna in una posizione impossibile con le case dei monaci che lo circondano come una cornice.



figura 4: il monastero di Stongde

Entriamo nel cortile centrale e con grande sorpresa scopriamo che il festival è appena iniziato, un nuovo cambio di programma, i monaci hanno deciso di posticiparlo al pomeriggio essendo il tempo migliorato. I turisti sono pochissimi, molti invece gli spettatori locali, con le donne che indossano gli abiti tradizionali della festa e le tipiche collane di turchese. Iniziano a presentarsi le maschere che raffigurano animali e personaggi mitologici mentre suonatori di strumenti antichi formano una base ritmica. Anziani monaci osservano assorti lo spettacolo mentre un bambino, mascherato da giullare, chiede le offerte bacchettando, con una canna di bambù, chi non offre. Il tutto dura qualche ora con un susseguirsi di riti probabilmente ripetuti allo stesso modo per centinaia di anni; poi, nel finale, il Lama del monastero celebra una specie di comunione insieme alle persone del posto accorse in massa alla cerimonia. E' il tramonto e i fedeli si allontanano in una luce dorata...



figura 5: il festival di Stongde


Momento magico 3: il trekking a Yangtan

Ero un pò preoccupato di dover fare trekking a 4000 m, non essendo più un ragazzino, pensavo imoltre di avere una guida che ci accompagnasse; invece quella mattina il nostro autista, dopo la visita del monastero di Likir, ci indica un sentiero e poi ci dice "dovete andare di là non potete perdervi ...". Partiamo sapendo solo di dover superare tre colli e di dover arrivare al villaggio di Yangtan. Dopo una salita di un'oretta arriviamo al primo colle e l'emoziane è tanta, è il nostro primo La (colle in tibetano) raggiunto a piedi a più di 4000 m, con le bandierine preghiera che ci aspettano sventolando nell'aria tersa in un cielo blu indaco. Ci dissetiamo quando, all'improvviso, appaiono due trekker istraeliani con cui riprendiamo il cammino, sono simpatici e dell'italia ricordano soprattutto il vino Amarone. Scendiamo e poi risaliamo, arriviamo ad un bivio ed abbiamo qualche dubbio sulla strada da prendere, poi, basandoci su quanto avevo letto, deduco che dobbiamo andare a destra. Arriviamo al secondo colle e vediamo a valle il piccolo villaggio di Sumdo accanto ad un fiume. Scendiamo, ed arrivati al villaggio, un giovane ragazzo ci invita a prendere il tè a casa sua.

Entriamo e ... meraviglia!! La sala da pranzo e da letto della umile casa è bellissima con tutta una parete coperta da un mobile in legno colmo di pentole di rame, al centro una grande stufa tutta decorata. Scopriremo in seguito che questa è la tipica sala tibetana tramandata generalmente dai nonni fino ai nipoti. Ci rilassiamo insieme ai due israeliani, il ragazzo ci racconta che nel paese vivono 15 persone tutte imparentate tra loro senza grandi contatti con il mondo esterno se non i rari turisti che passano ogni tanto. Solo con il trekking si raggiungono posti come questi. Ripartiamo e, dopo due ore di salita davvero faticosa (i 4000 m si fanno sentire), arriviamo al terzo colle e qui lo spettacolo ci toglie il fiato. Incorniciato dalle bandierine preghiera vediamo su un altipiano in fondo alla valle in villaggio di Yangtan, un gruppetto di case bianchissime appoggiate su dei prati verdissimi con coltivazioni di colza gialle. Dietro giganteggiano delle montagne dai colori variegati che contrastano con il verde. Davvero un oasi sperduta.



figura 6: il paese di Yangtan

Scendiamo e poi risaliamo ed entriamo finalmene nel villaggio dopo sei ore di marcia. Siamo stanchissimi ma il villaggio è troppo bello per non dargli un occhiata. Sono una decina di case bianche in stile tibetano, semplici ma pulitissime, con un piazza centrale in cui troneggia una mucca e la fontana (scopriremo poi che è l'unica fonte di acqua del paese); tutte le strade sono in terra battuta ma pulitissime, sui muri delle case sono appesi teschi di capre che servono a tenere lontani gli spiriti maligni. Entriamo nella guest house molto spartana, ci accoglie un soggiorno suggestivo come quello di Sumdo, alcune stanze con dei materassi per terra e un bugigattolo con un buco in centro (il bagno)... ma dalla finestra si vedono le montagne himalayane coperte di neve... siamo in cima al mondo. Un luogo davvero magico ed indimenticabile, non oso pensare come sia qui la vita nei mesi invernali...



figura 7: il soggiorno della guest house


Momento magico 4: la scuola dell'AaZ

Come vi dicevo all'inizio non andate in Zanskar senza il libro di Marco Vasta che credo sia uno dei maggiori esperti italiani di culture tibetane. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente ed è una persona squisita che ha fatto molto per questa valle. In particolare, insieme alla associazione onlus AaZ (Aide au Zanskar), ha creato una bellissima scuola per i bambini e i ragazzi locali. Ma partiamo dal principio. Noi sapevamo della scuola dal libro di Marco ma non immaginavamo di trovare nella nostra guest house Mark e Ragni Pasturel, lui nato in Marocco ma di origine francese e lei norvegese (entrambi ora sono in pensione e vivono in California); sono tra i soci della AaZ e una sera, davanti ad un masala tea, ci hanno raccontato come funziona la famosa scuola di Pibitin (il paese che vi ho già descritto accanto alla nostra guest house). L'indomani ci porteranno a visitarla, grande!!

Partiamo il mattino presto e, attraversato il paese, arriviamo nella zona della scuola. In realtà le scuole ora sono due, una già operativa, ed una nuova in fase di realizzazione, progettata da due giovani architetti francesi di Architetture senza frontiere. L'atmosfera è bellissima, troviamo tutti i ragazzi che pregano prima di iniziare le lezioni, poi visitiamo la scuola in costruzione davvero graziosa ed in armonia con l'ambiente sia come materiali che come struttura. Quindi vediamo i laboratori di scienze ed informatica. Molti volontari, venuti dall'Europa, sono al lavoro, in seguito ci portano negli uffici della direzione e conosciamo la direttice francese ed il preside di Padum. E' una grande iniziativa che sopperisce alle mancanze delle povere scuole indiane. Nell'ultima sala c'è poi una bella biblioteca di libri donati dai soci dell'AaZ. Per ora i ragazzi non hanno i banchi, li avranno in quella nuova, e seguono le lezioni seduti per terra. Devono partecipare a tutte le attività, anche pulire la scuola. Qui la filosofia è la condivisione e la cooperazione. Tutte le decisione vengono prese da un consiglio a cui partecipano tutti i genitori degli studenti oltre che agli insegnanti. Alla fine usciamo nel cortile con la vista del monastero di Pibitin, l'impressione è che sia davvero un bel progetto che funziona, tornati a Torino contatteremo sicuramente la referente piemontese dell'AaZ per dare un seguito a questa avventura ...

Se volete saperne di più sull'AaZ visitate il sito www.aazanskar.org ; per Marco Vasta: www.marcovasta.net .



figura 8: studenti della scuola


Momento magico 5: la valle di Rangdum

Questa valle è uno dei luoghi più suggestivi che abbia mai visto e per questo l'ho lasciato per ultimo nel mio racconto, me lo porterò nel cuore per sempre. Si incontra nel viaggio tra Kargil e Padum (capoluogo della valle dello Zanskar). Questo viaggio dura in genere due giorni a causa della strada impervia che attraversa la catena himalayana dello Zanzkar su strapiombi vertiginosi e ruscelli che invadono a tratti la carreggiata. Percorrerla in un giorno solo è possibile ma molto faticoso e, per questo motivo, ci si ferma in genere nel vallone di Rangdum un posto isolatissimo ed incantato. Partendo da Kargil ci si arriva dopo una giornata percorrendo, prima la valle di Suru, e poi un lungo tratto a mezza costa con i giganti Nun e Kun (7200 m) che incombono.
Quando si arriva a Rangdum si è accolti in un campo tendato estremamente suggestivo in cui le tende sono adagiate su campi di stelle alpine con un monastero solitario che domina il campeggio. Lo spettacolo è maestoso solo un pò perturbato da un presidio militare che controlla la zona. Purtroppo qui, nel 2000, il monaco e alcuni turisti tedeschi sono stati uccisi da degli sconosciuti mai identificati.



figura 9: il campo tendato di Rangdum

Dopo aver dormito nella tenda, molto confortevole, mi sveglio all'alba per fare delle foto con le prime luci. Fa freddo, poco sopra lo zero, i colori sono tersi, il fiume riluccica in mezzo alla valle e gli strati di rocce, di diversa origine, creano dei dipinti sulle montagne. Per più di un'ora fotografo la valle sotto il solitario monastero. Verso le sette il monaco esce dalla cucina del monastero e mi saluta ... la grande armonia del mondo e della cultura tibetana. In quei momenti penso che mi piacerebbe riuscire a conoscere tutte le culture tibetane, dopo aver visto il Nepal, il Tibet e il Ladakh in futuro sarebbe bello andare nel Buthan, nel Mustang... ma gli anni passano... ce la farò? e poi per visitare il Mustang si devono fare svariati giorni di trekking, vedremo. Mai pianificare troppo

... Spero di essere un viaggiatore e non un turista ...



figura 10: La valle di Rangdum e il monastero

Se vi interessa vedere le foto migliori del viaggio visitate il mio sito e lasciatemi un commento: www.carlomogavero.com/il-paese-degli-alti-valichi.html


Carlo Mogavero scrive di sè: "Sono nato a Torino ma di origine Valdostana, ho iniziato a fotografare negli anni ottanta viaggiando per lavoro e per diletto. Solo dal 2009 tuttavia ho iniziato ad approfondire seriamente l'arte della fotografia partecipando a concorsi, visitando mostre e studiando i libri dei classici. Sono ingegnere e lavoro nel settore delle telecomunicazioni. Nel 2011 ho conseguito un master in fotografia naturalistica con Stefano Unterthiner e Daisy Gilardini e sono stato più volte finalista all' Oasis photo contest. Sono inoltre membro del circolo fotografico "La Mole " di Torino. Potete visitare il mio sito web alla pagina www.carlomogavero.com "



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avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 13:27

Sono senza parole per la bellezza dei luoghi eper le tue bellissime foto e parole con cui hai saputo documentare quasto meraviglioso mondo e questo fantastico viaggio!

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 13:41

Complimenti Carlo per il reportage! Voglia di partire tanta e seguire le tue impronte. Complimenti per le foto e mi riprometto di dare un'occhiata al sito nel pomeriggio.
C'è sempre tanto mondo da esplorare...
Stefano

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 13:55

Un articolo del genre ti fa venire voglia di preparare lo zaino e partire! bravissimo!

avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 14:10

Meraviglioso...

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 14:20

Complimenti una descrizione molto bella,come anche il posto
Lo scatto3 fa'paura da'quanto e'bello

avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 14:34

si lo scatto 3 è davvero bello, in genere si fanno non più di 5 foto cosi all'anno


avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 14:37

Fotograficamente parlando sono un pivello,ma quando vedo reportage come questo la voglia di capire e imparare è tanta.Posso solo fare i complimenti a Carlo.Foto bellissime con descrizioni accurate che ci accompagnano durante il viaggio e sembra che, almeno in parte ,stiamo viaggiando con l'autore . Si può solo imparare. Grazie a Carlo per averci portato con lui.

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 15:26

Carlo se sei fortunato riesci a farne 5 l'anno...

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 16:05

non posso che associarmi ai complimenti di tutti gli altri !
bellissimi scatti e bellissimo racconto, in particolare lo scatto n1 e n10, i complimenti per lo scatto n3 te li avevo già fatti nella sezione apposita.... e li confermo.
complimenti sinceri.
max


www.facebook.com/pages/Lefotodimax/568126423219799

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 16:11

complimenti,bellissime le foto e interessante il racconto, un pò di sana invidia per le avventure che vivi viaggiando
bravo juza ad averlo messo in evidenza perchè merita il tuo lavoro svolto

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 16:49

Complimenti Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 18:01

Gran meta, gran racconto e grandi foto! E' stato davero un piacere leggerti e vedere nuovamente i tuoi scatti, tanti complimenti anche da me!!

avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 19:55

Letto davvero con piacere. Grazie per aver condiviso questa bellissima esperienza

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 20:29

Senza parole... i migliori complimenti.

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:20

Penso che le guardero' anche domani !!!





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